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Difendere il blind da short stack: ecco i consigli di Luigi ‘IlGiuglia’ D’Alterio!
“Toccatemi tutto ma non il mio blind.”
Sulla falsariga della nota pubblicità di orologi da polso, quest’oggi vogliamo parlarvi della difesa dei blind da short stack. Con il passare degli anni e la maggior consapevolezza da parte del field medio, il clou del gioco tende a spostarsi sul postflop, dando vita a nuove dinamiche come la strenua difesa dei bui. Anche con poche chip a disposizione.
Dopo l’analisi del complete ‘ATC’ dallo small blind su un-opened, abbiamo chiesto nuovamente un parere al giovane, ma esperto, grinder napoletano Luigi ‘IlGiuglia’ D’Alterio, trasferitosi recentemente a Malta per grindare il palinsesto delle room ‘dot com’:
“Rispetto al passato si difende molto più spesso il grande buio, – esordisce Luigi – poiché come avete sottolineato anche il gioco è cambiato tanto spostandosi sul postflop. Agli inizi dell’era online invece, o semplicemente parecchi anni fa, si giocava prevalentemente preflop e non aveva tanto senso difendere i blind a tutti i costi. Ora in situazione deepstack ci sono player che difendoil buio con qualsiasi mano o quasi per diversi motivi: sia per l’edge postflop che per la possibilità di vincere i massimi quando si ‘hitta’, facendo ‘overvaluare’ o bluffare l’avversario, senza contare le volte in cui si riesce a vincere il piatto anche non avendo la mano migliore sulle varie street.”
Anche ‘IlGiuglia’, da buon regular, non ama tirare indietro la mano quando si trova sul big blind: “Io per esempio tendo a difendere il BB con un range largo contro giocatori occasionali, amatori o regular che reputo meno bravi di me, piuttosto che contro regular forti che comunque non mi regaleranno soldi e mi metteranno in difficoltà postflop.”
Ma come comportarsi e quando difendere il big blind in situazione di short stack?
“Difendere da short stack ha i suoi pro e i suoi contro. – spiega Luigi – Se lo si fa con un plan, ovvero per check/shovare o donkshovare su determinati board, specie contro avversari che tendono ad aprire con un range largo, può essere profittevole. Flattare solo per hittare il nostro board, ovviamente, non è una mossa conveniente. Nel giocare fuori posizione c’è sempre uno svantaggio, ma sulle aperture x2 ci troveremo a dover aggiungere un blind per quasi 6bb di pot…”
Dal momento che ‘Ilgiuglia’ si sta confrontando con il field ‘dot com’ non potevamo esimerci dal chiedergli le differenze tra i player italiani e il resto d’Europa nelle situazioni di difesa del grande buio da short stack:
“Sul ‘dot com’, a parte i range di apertura più larghi rispetto al ‘punto it’, gli avversari tendono a ‘giveuppare’ meno in qualsiasi spot e le aperture in steal funzionano molto meno, sia per il numero di 3-bet che per la difesa dei blind. In generale sulle room italiane consiglio di difendere con un range più stretto, dato che le aperture vengono effettuate con un ventaglio di mani ridotto, al contrario del ‘com’ dove andremo a difendere più mani proprio in virtù dei range di apertura più ampi.”
Insomma, difendere i blind da short stack può essere profittevole, a patto che si abbia in mente un plan ben preciso. E voi cosa ne pensate a riguardo? Scriveteci le vostre opinioni sulla nostra Fanpage!