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“Per essere rollati servono 1000 buy-in” Giuliano Bendinelli sull’ipotesi del modello inglese e l’adattamento al ‘dot eu’
‘Dot eu’ sulla scorta del modello inglese o liquidità condivisa con Francia e Spagna?
Quella che fino a qualche giorno fa sembrava soltanto una boutade, comincia a farsi strada con maggiore insistenza nelle parole e nei fatti. L’ipotesi del mercato comune con francesi e spagnoli pareva essere l’unica soluzione percorribile, finché l’AAMS non ha deciso di prendere seriamente in considerazione il modello inglese, che garantirebbe l’accesso dei player al mercato mondiale delle piattaorme autorizzate.
Nel sondaggio che abbiamo pubblicato i giorni scorsi questa ipotesi ha ricevuto percentuali bulgare. Ma siamo sicuri che chi ha votato sappia davvero a cosa va incontro? Giuliano Bendinelli ci ha spiegato cosa dovrebbe aspettarsi un giocatore italiano e quale accorgimenti prendere nel caso in cui l’ipotesi del ‘dot eu’ prendesse seriamente piega.
“Premetto che egoisticamente il modello inglese sarebbe perfetto, in quanto giocare nel palinsesto ‘dot eu’ dall’Italia vorrebbe dire avere zero spese in real life e poter stare vicino a famiglia, amici e ragazza giocando online gli stessi tornei per cui ho dovuto spostarmi all estero” esordisce Giuliano.
“Rispetto al ‘punto it’ ci sono grosse differenze sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo: quantitativo nel senso che il numero di partecipanti ad un torneo qualsiasi da 100 dollari e’ almeno il triplo rispetto ad un torneo da 100 euro del ‘punto it’. Questo comporta grosse differenze nell’approccio al gioco ma anche e soprattutto nell’approccio mentale, perché puoi stare per periodi lunghissimi senza vedere un final table manco in cartolina visto che giochi sempre tornei con migliaia di iscritti. In Italia invece questo non succede perché, a parte rari casi, i tornei hanno qualche centinaio di iscritti o giù di li.”
“A livello qualitativo – prosegue Bendinelli – il field e’ molto polarizzato perché ad ABI alto ci sono molti regular davvero forti, mentre ad ABI basso ci sono soprattutto player occasionali. Quindi, a mio parere, nei tornei da 50 dollari in giù il field e’ ancora più facile che sul ‘punto it’. Normalmente però il fish che gioca sul ‘dot eu’ e’ molto meno ‘scarato’ di quello italiano, quindi bisogna fare adattamenti come bluffare di meno e herocallare di più di quanto non si faccia sul ‘punto it’, dove non bluffa nessuno…”
Parliamo di swing: cosa dovrebbe aspettarsi un player italiano e quanti buy-in è lecito swingare negli MTT?
“A livello di swing c e una differenza totale col ‘punto it’, è proprio un altro mondo perché tutti i tornei con buy-in inferiore ai 50 dollari si giocano contro diverse migliaia di avversari e potrebbe capitare di non riuscire a vincere un singolo torneo per mesi, pur grindando tutti i giorni. Parando di numeri, secondo me sotto i 50 dollari si possono swingare 300 buy-in come niente.”
E’ quindi giusto entrare nell’ottica per cui un regular che gioca abi 30 sulle room ‘punto it’ dovrebbe seriamente considerare di fare un level down a patto che non abbia un bankroll solido alle spalle?
“Il problema del bankroll e conseguentemente degli swing da reggere mentalmente diventa molto più importante delle skill di ciascun giocatore, perché come sottolineato in precedenza sotto i 50 dollari di buy in il field e’ ancora più facile che sul ‘punto it.’. Secondo me per stare tranquilli sul ‘dot eu’ ed essere pressoché certi di non andare ‘broke’ bisogna avere almeno 1000 buy-in dell ABI al quale si gioca. I risultati dipenderanno molto dalla tenuta mentale di ogni singolo player.”
Si può parlare di stili diversi a seconda del paese di provenienza o una volta messi nella stessa vasca tutti, più o meno, sviluppano delle caratteristiche analoghe?
“Beh, di sicuro gli scandinavi sono più aggressivi come popolo pokeristico rispetto agli inglesi, tanto per fare un esempio. I brasiliani sono pazzi post flop e over-bluffano tantissimo, mentre i russi ‘brokano’ largo preflop. Queste però sono tutte considerazioni generali, ovviamente ogni player ha un suo modo di giocare a prescindere dalla nazionalità.”
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