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Savinelli: “Molti player che utilizzano software hanno disimparato a giocare!”
Come uno zio fidato che ti dice dove e perché sbagli. Quando Carlo Savinelli indossa le vesti di ‘mentore’ lo fa davvero a cuore aperto.
Dopo aver ‘ammonito’ pubblicamente su Facebook gran parte dei regular online, il player originario di Maddaloni è tornato a dare qualche dritta ai giovani grinder online.
Oltre ad un’insufficiente ambizioni in termini di profit, a detta di Carlo sono davvero troppi i player che si affidano ai software di ‘ausilio’, pur non avendo del tutto chiaro il ‘modus operandi’ per ottimizzare il proprio gioco:
“Molte persone hanno disimparato a giocare. Utilizzare un software non significa necessariamente migliorare il proprio gioco e innalzare l’atteso in termini di profit… tutt’altro. Se non c’è uno studio davvero profondo, i software sono tutt’altro che un ausilio. Tutti coloro che utilizzano HUD e fanno review in maniera non adeguatamente approfondita giocheranno peggio di quanto già fanno. Se non si hanno capacità di lettura e di analisi, ci si baserà sui dei dati che sono sostanzialmente sbagliati.”
Hold’em Manager, Poker Tracker e compagnia bella sono strumenti ormai collaudati, ma la nuova frontiera dell’analisi post-sessione in review è affidata a PioSolver, programma articolatissimo, capace di ‘risolvere’ ogni situazione di gioco dal punto di vista della Game Theory Optimal.
“Se non ci si fa aiutare da persone più esperte – prosegue Carlo – in grado d’inserire correttamente tutte le coordinate e i dati utili per effettuare una risoluzione corretta diventa davvero tutto inutile. Uno strumento complesso come Pio va studiato per settimane o addirittura mesi. Non basta acquistarlo e conoscere un paio di nozioni pokeristiche per pensare di diventare improvvisamente vincenti o aumentare l’atteso di bb/100.”
Il monito di Carlo è dunque quello di pensarci due volte prima di basare le decisioni di gioco su numeri potenzialmente fuorvianti:
“Sconsiglierei di comprarlo a chi non si vuole fare aiutare o a chi non conosce player/amici che possano fungere da ‘istruzioni per l’uso’. Credo che utilizzare software di ‘nuova generazione’ senza riuscire a sviscerarne tutte le potenzialità sia davvero inutile. E’ chiaro che non possiamo fare di tutta l’erba un fascio: un player che acquista uno strumento del genere ha certamente la predisposizione allo studio ed è abituato a spendere una buona parte del tempo dedicato al poker alla ‘teoria’. Ma si tratta comunque di una percentuale piuttosto bassa, direi al massimo il 20%. Tutti gli altri, reg-tard o reg-skilled che siano, non hanno le capacità per utilizzare al meglio un software come Pio. E piuttosto che trarne ‘vantaggio’ – conclude – altereranno talmente tanto il proprio modo di giocare, al punto di renderlo meno profittevole di quanto sarebbe giocando senza ‘tecnologia ausiliare'”.