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“Prima di quel hero call l’heads-up sembrava già scritto!” Intervista al neo campione WSOPE Martí Roca De Torres
Inutile girarci intorno: durante l’heads-up con Gianluca Speranza abbiamo tifato contro Martí Roca De Torres.
Ma come ci ha detto il neo-campione durante la chiacchierata, “a un tavolo da poker ci sono rivali, non nemici”, e una volta che la partita è finita tutti a prendersi una birra assieme:
“Con Gianluca avevamo giocato assieme al One Drop e siccome è italiano e io spagnolo ci siamo trovati a parlare abbastanza. Mi è sembrato subito un ragazzo simpatico e umile. Abbiamo parlato un sacco per tutto il tempo che abbiamo passato al tavolo assieme, ovviamente al testa a testa le cose sono diventate un po’ più tese ma quando ci incontreremo di nuovo prenderemo una birretta assieme… E la prenderò e ci faremo due risate anche con Musta, che durante il testa a testa ha un po’ cercato di mettermi pressione. Con lui avevo parlato qualche giorno prima e all’heads-up ogni tanto mi urlava ‘come va professore?’. Credo che Kanit mi abbia preso un po’ sottogamba vedendomi come prettamente come un giocatore ricreazionale, spero di avergli dimostrato il contrario”.
Del resto Martí è protagonista di una storia incredibile come può essere quella di un giocatore che si qualifica con un satellite online al torneo che gli consegna il braccialetto più importante della rassegna WSOPE di Rozvadov, oltre a più di un milione di euro di premio:
L’ex professore, diventato regular cash game online tre anni fa, spiega di aver giocato altri due eventi WSOPE prima del Main nella trasferta di Rozvadov, e che ai tavoli cash ha un po’ tirato il freno a mano proprio in vista dell’importante torneo:
“Al Main WSOP Europe mi sono qualificato online. A Rozvadov sono arrivato un po’ prima, ho giocato l’ultima chance Colossus, mi hanno eliminato e non si poteva rientrare. Poi il Mini One-Drop dove sono uscito al Day2 con un mini-premio. Lì credo di aver giocato contro Gianluca la prima volta, ma forse non ricordo bene. Nel restante tempo libero ho giocato cash 2€/5€, volendo mi sarei potuto spingere fino al 10€/25€ ma non volevo forzare per non arrivare al Main condizionato se le cose non fossero andate bene. E in effetti al cash la trasferta non è andata benissimo, quando è iniziato il Main ero sotto di tre poste, non per aver giocato male ma comunque ero sotto di 1.500€”
Lo spagnolo racconta così le prime due giornate del Main, vissute letteralmente col cuore in gola:
“Sapevo che la struttura era molto lenta e che questo fatto era buono visto che sono un cashgamer e sono abituato a giocare 100x. Il primo giorno ero emozionato già dall’essere allo stesso tavolo con Katchalov e col pro russo di PartyPoker che ora non ricordo come si chiama (dovrebbe essere Filatov, ndr). Il Day2 è stato sicuramente importante perchè mi hanno mandato al TV table con Ole Schemion e altri buoni giocatori. Ero un po’ in soggezione nel timore che dallo streaming gli avversari vedessero qualche mio fold un po’ troppo nitty. Poi però ho avuto una buona run, ho vinto QQ>QQ grazie a un colore e un big pot contro Schemion, io con scala alta lui con quella bassa. Lì ho iniziato a pensare che avrei potuto fare un bel torneo, non di arrivare alla vittoria ma che comunque avrei potuto offrire una prestazione degna.”
Sulle ultime giornate dice di essere rimasto sorpreso dal gioco degli avversari:
“Nelle giornate pre Final Table non avevo studiato gli avversari ma mentre giocavamo mi sono reso conto che mi sembravano un po’ più nitty di quanto pensassi. Solamente Farrell tribettava tanto, anche la HO cercava di tenere i piatti piccoli con mani medie. Decisamente Farrell è stato l’avversario più scomodo proprio per le sue frequenze di tribet, in generale però credevo che la action sarebbe stata più aggressiva.”
E così Martí è arrivato al Tavolo Finale in piena fiducia dei propri mezzi, con la consapevolezza che nel poker ad avere l’ultima parola è sempre la sorte:
“Al tavolo finale sono arrivato da secondo in chips e francamente non mi sentivo peggiore di nessuno pur rispettando tutti gli avversari. Per una questione di stack comunque volevo evitare di affrontare la HO. Dopo il mega-cooler a mio favore che ha eliminato Farrell e appunto la Ho, però, ho perso mi pare sei allin di fila, e da mega chipleader mi stavo ritrovando quasi fuori in quarta posizione. Così è il poker. Poi ho avuto fortuna contro Gianluca e non mi posso di certo lamentare. Avrebbe potuto vincere chiunque, è toccata a me. Nel poker a decidere la fortuna è il vincitore”
Sull’heads-up vinto Martí dice che nessuno dei due era molto superiore all’altro, e che durante le pause non ha potuto farsi raccontare le mani:
“I miei amici non stavano guardando lo streaming! Quindi non ho potuto vedere che sui miei push Gianluca aveva messo sotto K9s prima e A5s poi. Ma si vedeva che aveva un range di limp-fold davvero ampio così ho capito che i miei push erano EV+. Ovviamente sono ed ero consapevole che volesse trapparmi con una mano forte, come poi è successo con AJ vs A4 in cui ho floppato scala e abbiamo splittato al river”
Il campione spiega le possibilità che si dava nel testa a testa a finale sono sempre state proporzionali agli stack. E ci spiega così il bel hero-call che lo ha fatto raddoppiare:
“Gianluca voleva mettermi pressione al flop perchè credo sapesse che giocavo nit postflop. Quella era la sua prima apertura dopo tanti complete da small blind/bottone e un suo raise non mi rappresentava una mano particolarmente forte, proprio perchè credevo che con mani buone mi avrebbe trappato. Turn quando checka anche lui credo che la sua mano sia abbastanza polarizzata sul debole o che abbia un cuori buono tipo Re con Asso di cuori o una Dama con l’asso di cuori ma in realtà non ero affatto convinto che potesse aprire con queste mani, ero più propenso a credere che avesse un 6 o la bottom pair. Quando al river arriva l’Asso e va allin sul momento mi è venuto di foldare. Però pensando alla sequenza ho iniziato a credere che se avesse legato una doppia coppa non sarebbe andato allin ma avrebbe piazzato una bet di valore per non mettermi alle corde, e quindi con una mano forte avrebbe giocato diversamente. L’unica probabilmente poteva essere A-6, ma già avevo visto Gianluca fare dei bluff di forza bruta e quindi ho deciso di pagare. Ho pensato anche che fosse arrivato il momento di non avere paura, che se ero arrivato fino a lì era anche perchè avevo seguito il mio istinto e i miei pensieri. Quindi ho chiamato anche se ovviamente non era la miglior mano possibile con cui chiamare. Credo lì sia cambiato l’attitudine di Gianluca: anche se poi è tornato in vantaggio, in quel momento ha pensato per la prima volta di poter perdere un heads-up che sembrava scritto”
Per concludere Martí spezza una lancia in favore della decisione di Gianluca di adottare la limping strategy nell’heads-up:
“Credo che Gianluca abbia giocato molto molto bene al tavolo finale compiendo buone scelte sia pre- che postflop. Non credo ci sia alcunchè da ridire sulla strategia che ha scelto per l’heads-up: giocando a carte riceviamo delle critiche, lo sapevo anche io. Non è possibile giocare ogni mano alla perfezione ma a mio avviso Gianluca è davvero forte!”