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“Il ‘gamblerone’ asiatico, quello con la cataratta e il 95enne”: l’importanza della table-selection per Max Pescatori
Quanto è importante per un professionista di poker saper scegliere la partita in base agli avversari seduti al tavolo?
Me lo sono chiesto qualche giorno fa, quando ho visto lo status Facebook di Max Pescatori:
Visto che nella singola sessione il ruolo dell’abilità può essere trascurabile se la (s)fortuna si mette in mezzo, e quindi anche curioso di sapere se la carriera del Pirata nazionale non fosse prematuramente (e sciaguratamente per i nostri colori) arrivata alla fine, ho girato subito la domanda al diretto interessato.
Come al solito Max ci ha risposto tempestivamente via WhatsApp dispensando perle di saggezza pokeristica:
“Conoscevo già i giocatori perchè quella partita – un 40/80$ Mixed dove si giocano diverse varianti tra cui il nuovissimo ‘Drawmaha’ – va avanti tutti i giorni al Bellagio – spiega Pescatori – Appena li ho visti al tavolo mi sono seduto, alla fine l’esito della sessione è stato un +1.000$: di sicuro non è tantissimo però, come si dice, ‘mille al giorno fanno trentamila al mese’. Bisogna anche accontentarsi sapendo che nel nostro gioco la costanza paga, va benissimo vincere poco tante volte e perdere poco quando si perde”.
Sollevato dalla prospettiva di continuare a vedere (e raccontare) Max, gli chiedo di descrivere i tre avversari di cui ha scritto su Facebook:
“Il gamblerone asiatico è di quelli a cui può andare bene una volta, due volte, ma alla lunga non può salvarsi. Per farti un esempio di poker giocato, è come se chiami con J-7o quando ricevi una tribet in posizione: puoi vincere il piatto una volta, ma nel lungo periodo non puoi salvarti. Se giochi una brutta mano puoi salvarti una volta, ma alla fine no…. Il giocatore con la cataratta è un ex dell’industria che gioca tutti i giorni e non fa mai bene, peraltro è noioso da avere al tavolo perchè si lamenta sempre. Il 95enne è assolutamente il più bravo del trio, anche adesso che ti sto parlando sono con lui a un tavolo del Bellagio e ha appena vinto 2.000$. Si chiama Morris, non conosco la sua carriera ma il suo problema più grosso è l’età, non ci vede bene si muove lentamente eccetera… Dieci anni fa secondo me era un fenomeno, adesso è bravino ma proprio per l’età non può essere bravissimo”.
Sugli avversari più incredibili mai incontrati al tavolo, Max ha diversi ricordi:
“Sono professionista dal 1999 quindi ho trovato tanti tavoli pazzeschi nel tempo. Mi ricordo un paio di sessioni a Limit Holdem davvero buffe in cui arrivò un giocatore che metteva sul tavolo infiniti soldi e iniziava a rilanciare senza guardare le carte… Dai vestiti si capiva che erano multimilionari che volevano fare la serata matta, tutti modificavano il modo di giocare di conseguenza”
Ritornando alla domanda iniziale, in una scala da uno a dieci, tra i fattori che determinano le skill di un pokerista, per Max l’abilità nello scegliere i tavoli ha importanza nove.
“Come succede nel tennis, se giochi contro uno più scarso non impari mai però lo batti, quindi a volte bisogna andare un po’ più su. Comunque la table selection è veramente importante soprattutto quando hai la possibilità di scegliere il gioco: se sei bravo a Limit Holdem e bravino a No Limit Omaha, ma in quel momento c’è una partita pazzesca a Omaha, conviene sedersi lì. Direi che l’importanza è 9. E quando la partita è brutta brutta c’è sempre la possibilità di fare altro e tornare al tavolo il giorno seguente”.