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Giada Fang: “Il poker online italiano ha bisogno di una svolta e questa può essere solo la liquidità condivisa!”
Continuano ad arrivare le adesioni per il #pokersenzafrontiere.
Dopo Gabriele Lepore è oggi Giada Fang a sostenere la nostra iniziativa per l’ingresso dell’Italia nella liquidità condivisa del poker online.
Per lei l’adesione alla piattaforma comune franco-spagnolo-portoghese è un argomento molto sensibile visto che oramai da tempo, stanti le limitazioni del mercato italiano, la giocatrice si è trasferita a Malta per poter continuare a esercitare il suo lavoro di poker pro.
D: Da tempo oramai vivi all’estero: quanto hanno pesato sulla tua decisione di andare via gli orizzonti limitati del punto it? Quanto credi che sarebbe cambiata la tua evoluzione di pokerista se fossi rimasta a giocare online in Italia?
GF: Ho deciso di trasferirmi a Malta ormai cinque anni fa proprio perchè ancora non si parlava di mercato condiviso e il traffico italiano già stava diminuendo. Per fare questo lavoro secondo me serve un mercato più vasto, con più giocatori: adesso che non ci sono più i sistemi di rakeback secondo me un regular medio del punto it può guadagnare 30.000-40.000€ l’anno, che non è una cifra abbastanza alta visto lo stile di vita che deve mantenere un giocatore di poker rispetto a quello di un lavoratore normale. Anche perchè, diciamoci la verità, per vincere a poker devi essere intelligente e spigliato quindi non credo che un grinder avrebbe problemi a trovare un lavoro da 20.000-25.000€ l’anno, che con contributi eccetera sarebbe sicuramente più conveniente. Se fossi rimasta in Italia credo che avrei ripreso la mia carriera in medicina piuttosto che continuare con il poker
D: Come è il traffico della liquidità condivisa franco-spagnola-portoghese? A livello di field invece come stanno le cose?
GF: Devo dire che il traffico è molto bello, ci sono tornei enormi con garantiti altissimi anche a buy-in low stakes, il field mi sembra molto più facile di quello italiano, ovviamente è più variegato, essendoci un grande numero di giocatori ci sono più top player ma anche più amatoriali, quindi nei low-stakes è davvero molto molto bello. Negli high stakes invece non è molto bello, ad esempio il NOS del giovedì che in Italia è amatissimo, montepremi garantito 75.000€ e lo supera ampiamente, sulla liquidità condivisa ha un garantito di 60.000€ e lo raggiunge a malapena. Il che forse vuol dire che in Italia c’è un field con più regular che giocano un livello più alto e che amano i tornei da 250€.
D: A tuo avviso che effetti avrebbe sul nostro mercato l’ingresso dell’Italia nella liquidità condivisa?
GF: Anzitutto si innalzerebbero ancora di più i garantiti, che crescerebbero in modo esponenziale e non come mera somma: alzando il garantito attiri più giocatori con un effetto simile a quello del sassolino che cade nell’acqua ed espande la sua onda piano piano a cerchi concentrici. Ovviamente con l’ingresso dell’Italia sarebbe più interessante per un giocatore fare il poker pro senza dover espatriare per giocare sui siti internazionali, anche perchè la liquidità condivisa da sola basterebbe per permettere un buon grinding sia a livello di numero di tavoli sia a livello di guadagno atteso nell’anno. Dal punto di vista delle poker room sicuramente servirebbe meno impegno per programmare tutte le Series perchè basterebbe un programma unico, magari con Series più frequenti visto che i tornei con garantiti ancora più alti attirano più giocatori occasionali
D: Invece cosa cambierebbe per il nuovo mercato comune con l’ingresso dell’Italia nella nuova liquidità?
GF: In Italia sono molti più diffusi i tornei ad alto buy—in come i 100€ e i 250€ e quindi credo che la liquidità condivisa potrebbe aumentare i garantiti e il pool di giocatori verso le fasce alte di buy-in. Per ora i buy-in più diffusi e con maggior garantito sono quelli da 20-30-50€. In Italia prendere a modello l’esempio degli altri paesi potrebbe permettere di revisionare un po’ del tutto il gioco del poker e prescinderlo dall’azzardo, questo perchè nella condivisa c’è una rake più bassa. Se si trovasse una via di mezzo a livello di rake, addirittura, lo Stato potrebbe chiedere una piccola percentuale a livello di tasse ai giocatori, un po’ come succede in Spagna per esempio. A un giocatore si potrebbe dire ‘paghi meno rake, però paghi un 5-10% di tasse annuali che vanno nella tua previdenza sociale’: io credo che la maggior parte dei giocatori sarebbe molto ben disposta a farlo per essere completamente regolarizzati nel mondo del lavoro, fare una attività legale e avere un piano di previdenza sociale per il futuro.
D: Quali sono i primi tre accorgimenti di gioco che dovrebbero adottare i giocatori italiani se dovessero ritrovarsi nel nuovo field condiviso?
GF: Prima di tutto direi di partire un po’ cauti e studiare il field, come del resto sempre si dovrebbe fare quando si arriva in un nuovo field. Quindi iniziare dai low-stakes visto che l’offerta di tornei da 20-30-50€ è veramente ampia: ogni giorno, sulla condivisa, di questi tornei con garantiti superiori a 25.000€ ne trovi otto-nove per cui già lì si può ampliare il numero di tornei giocati per giorno e abbassare la varianza. Piano piano poi si prosegue la scalata dei buy-in verso gli High Stakes ma avere tornei con più iscritti significa anche che sono più ‘varianzosi’, quindi è sempre meglio iniziare da stakes più bassi almeno finchè non si riescono a inquadrare le tendenze dei regular della Liquidità Condivisa.
D: Per finire dicci: perchè un appassionato di poker dovrebbe firmare la petizione e sostenere la liquidità condivisa del poker online italiano?
GF: La petizione andrebbe firmata per il bene del poker italiano stesso perchè purtroppo, con tutti i blocchi politici e di mercato che abbiamo, il poker italiano è uno dei mercati più in discesa nel mondo. Questo vuol dire che le room hanno meno interesse a fare promozioni e mettere garantiti alti. Nel mercato italiano del poker online serve un punto di svolta e questo punto di svolta può essere solo l’entrata nella liquidità condivisa. Tra l’altro ci sarebbero anche benefici per lo Stato stesso perchè conosco almeno almeno un centinaio di pokeristi che si sono trasferiti all’estero proprio per le limitazioni del mercato italiano: anche solo il tenere in Italia tutti questi giovani sarebbe un vantaggio per lo Stato, nel poker come in tanti altri settori lavorativi. Diciamo che nel poker si riflette la situazione generale dell’Italia perchè la fuga verso l’estero è una delle cose che più ci caratterizza nell’ultimo decennio. Nel piccolo del nostro settore l’allargamento del mercato sarebbe un passo verso i tanti giovani che amano la propria casa, perchè tutti quelli che sono all’estero, anche io che adoro Malta, sentono sempre la mancanza dell’Italia, del cibo, della famiglia: chi non vorrebbe tornare in Italia se ci fossero le giuste condizioni lavorative?
Se vuoi che l’Italia entri nella liquidità condivisa firma la petizione!