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Marco Regonaschi e un ritorno principesco ai tavoli online: Mass grinding? Non fa per me!
Da che è arrivato il poker online nelle piattaforme ‘punto it’ non sono mai mancate le leggende metropolitane su questo o quell’altro aspetto del gioco.
Dal “chipleader che vince tutti gli showdown” al “se si fa cash-out non si vince più una gira” la lista è davvero interminabile.
Eppure, così come un orologio rotto segna sempre l’ora giusta almeno due volte al giorno, talvolta viene da sorridere quando una di queste favole trova un minimo di riscontro nella realtà.
Come nel caso di Marco Regonaschi che, sulla scorta del motto “account riposato-account fortunato” ritorna a giocare dopo un mese e mezzo di assenza dall’online e riesce a mettere le mani sul Need For Speed in formato Ko, torneo dal montepremi particolarmente ricco rispetto agli standard settimanali propriò in virtù della UFC KO Week organizzata dalla room della Picca Rossa.
Che poi sia proprio così, o che molto più probabilmente dopo un periodo di pausa il ritorno ai tavoli venga generalmente accompagnato da un approccio al grinding più tranquillo e rilassato, è un altro paio di maniche. Sta di fatto che aggiudicarsi un torneo come il Need KO, in un periodo dove l’affluenza ai tavoli latita per via della bella stagione, non è roba da tutti i giorni:
“Tecnicamente non c’è troppo da dire” – ammette”Fabregas” – “Sono stato abbastanza fortunato nel ricevere tante premium hand preflop e quando i colpi reggono in un KO Hyper è facile fare la differenza.”
La spensieratezza come chiave di volta
“Uno shot così dopo aver fatto una bella pausa dai tavoli online da una mano al mindset e fa morale. Specialmente se capita la prima volta che ti metti con la voglia di far bene, voglia che magari viene meno quando si attraversano periodi di bad run.
Un mio amico dice sempre: ‘ nel poker in un modo o nell’altro sei costretto a subirne di tutti i colori. In alcuni periodi ne subisci di meno, in altri di più, ma di base si torna sempre a prender bastonate!’
E’ solo la perseveranza e la voglia di far bene che, nel lungo periodo, fanno la differenza, ma il punto di partenza è la spensieratezza. Se non si ha quella per mantenere il focus al 100% è molto più facile commettere errori.”
Mass-grinding? No, grazie
Positività e spensieratezza insomma, caratteristiche fino troppo spesso sottovalutate da chi fa il poker player per professione e si trova ad avere a che fare soltanto con calcoli nudi e crudi sull’equity delle mani giocate. Tuttavia, nonostante la (ri)partenza a razzo, Marco non ha nessuna intenzione di mettersi sotto a macinare giochi su giochi:
“Mi schiererò il giovedì e la domenica, magari il lunedì ma l’obiettivo è mantenere questa spensieratezza in vista dell’EPT Barcellona a fine agosto. Di base preferisco il live e non riesco a stare 10/12 ore al giorno di fronte al computer come tanti miei amici/colleghi.
In generale non è uno stile di vita che mi si addice, preferisco svegliarmi alla mattina e avere una buona routine piuttosto che far tardi la notte e cominciare la giornata a pomeriggio inoltrato.
Cerco di dare molta più importanza alla ‘real life’, facendo magari 10 giorni intensi in trasferta quando decido di partire. Gioco live a livello europeo dal 2015, anche se la passione per le due carte è sbocciata già dopo i 18 anni.”
Quella volta a Saint Vincent…
Tra il serio e il faceto Marco ricorda uno dei primi tornei in cui è riuscito a vincere un bel premio prima ancora di intraprendere la carriera da professionista:
“Facevo avanti indietro da Torino, dove abito, a Saint Vincent. Al Day2 ricordo di aver chiuso chipleader, esser tornato dalle mie parti alle 3 del mattino per poi andare direttamente a ballare fino alle 7…
A mezzogiorno ero già in viaggio per Saint Vincent col tavolo finale che cominciava alle 2! So cosa singifica lavorare, prima di dedicarmi totalmente alla mia passione lavoravo in un’impresa di pulizie, staccavo dal lavoro e mi mettevo a giocare.”
Da spettatore a protagonista
“Ai tempi guardavo le chip colorate dell’EPT con gli occhi di un bambino, le vedevo come un songo. Poi ho cominciato a metter da parte i soldi vinti a fine anno e pianificare la stagione successiva. Ora che sono arrivato a poter prender parte di persona a quegli eventi è qualcosa di grandioso, come l’aver realizzato una cosa irraggiungibile.”
Come tutti gli appassionati, il sogno rimane Vegas, anche se per quest’anno l’appuntamento con Sin City è saltato:
“Avrei potuto raggiungere i miei amici ma ho preferito restare in Italia per ragioni personali. Non nascondo che giocare a Vegas e poter lottare per un braccialetto è un’esperienza che vorrei fare e con ogni probabilità l’anno prossimo sarà quello giusto.”