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Il giorno in cui Dario Sammartino si innamorò del poker
Chiedetevi pure perché è diventato il più forte.
Vederlo freddare gli avversari con lo sguardo senza mai far trapelare una smorfia è uno spettacolo da osservare. Pare proprio che a lui, il poker, gli scorra nelle vene.
Dario Sammartino è riuscito a fare il vuoto dietro di sé nella All-Time Money List italiana e il fatto che sia accaduto quest’anno è soltanto una coincidenza, perché era inevitabile.
Quest’estate, nel corso delle World Series, ha dimostrato di non esser bravo solo a Texas Hold’em, quello non era mica un mistero, ma di padroneggiare il poker in tutte le sue sfaccettature.
Deep run importanti, tavoli finali e braccialetti sfumati sul più bello in specialità nelle quali soltanto Max Pescatori e pochi altri eletti si permettevano il lusso di dire la propria, per quanto riguarda i nostri colori s’intende.
Cosa c’è dietro questa innata propensione a capire il gioco più velocemente degli altri, meglio degli altri? Ci siamo fatti raccontare da Dario Sammartino quando ha imparato a giocare a poker e alla fine della chiacchierata tutto ci è sembrato un po’ più chiaro…
Thé, biscotti e primiera
I bambini hanno la caratteristica di farsi prendere dalle cose in modo viscerale.
E se quel giochino appena imparato diventa un’ossessione, ogni occasione diventa ideale per farci una partita:
“Ricordo che durante le feste preferivo fare una partita a scopa con mia nonna e le sue amiche piuttosto che andare a giocare coi miei cuginetti…” – racconta Dario.
Aggiungiamoci il fatto che i bambini sono esseri particolarmente sensibili, ancora privi di quei filtri che da adulti applichiamo con maestria – e non solo su Instagram – e vi sarà più facile capire perché, il giorno in cui papà Sammartino spiegò il poker a suo figlio, non poteva essere uno come gli altri.
“Il poker l’ho conosciuto sin da piccolo, fu mio padre a insegnarcelo. Accadde nel periodo in cui se ne andò mio nonno, lui venne a casa e ci spiegò il gioco, quello a 5 carte. A me e mia sorella.
Si trattava di un momento molto particolare. Ero fragile e scosso dall’accaduto, visto il mio grande attaccamento nei suoi confronti. E forse è proprio questa la ragione per cui il poker è entrato nella mia testa in una maniera differente”.
Bulls-eye
“Le parole che usò mio padre le ricordo ancora, mi son rimaste impresse sin da subito: ‘Questo è un gioco dove l’abilità conta e alla lunga il più forte vince quasi sempre’ – ci disse.
Mi si stamparono in mente più di ogni altra cosa, tanto che risposi subito: ‘Voglio imparare davvero!’ A posteriori credo che quel giorno sia stato uno dei più importanti per la mia carriera da professionista.”
Ne son passati di Natali in famiglia da quel giorno…E di feste, Pasque, Pasquette, compleanni.
Dai raduni coi parenti alle prime partite con gli amici il passo è brevissimo. Quel giochino è davvero accattivante, Dario vuole essere sempre il più bravo di tutti e spesso ci riesce pure.
E’ ancora un adolescente quando il Texas Hold’em sbarca in Italia e ben presto il poker a 5 carte viene sostituito da quella roba che sembra una Telesina ma in realtà non lo è.
Se ne innamora all’istante e con la nascita dei primi circoli in Italia conosce il poker in formato torneo. Ci vorrà ancora del tempo prima di vederlo all’opera nei circuiti nazionali perché il bello deve ancora venire…
Il bello si chiama poker online, un’assoluta novità all’epoca, che in breve tempo si trasformerà nell’habitat naturale di Dario Sammartino, pardon, Madgenius87. Il resto è roba nota, dato che negli anni diventerà assieme a Mustapha Kanit, l’icona della nuova generazione del poker azzurro.
Se vi siete persi il racconto della cavalcata di Super Dario al Main delle WSOP CLICCATE QUI
Photo Credits: Stefano Atzei