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Il segreto di Simone Speranza: L’applicazione è la chiave di tutto, in Italia siamo ancora troppo pigri!
Sarà che gli italiani sono un popolo di sognatori, ma a quanto pare chiamarsi Speranza nel poker non è poi così diverso dal chiamarsi Ronaldo e saperci fare col pallone tra i piedi.
E pazienza se abbiamo scomodato alcune tra le divinità del calcio, perché quel che i nostri hanno combinato con le due carte è sicuramente fuori dall’ordinario.
Gianluca è stato capace di centrare un incredibile back to back al Main Event Scoop mentre Simone è riuscito a far doppietta all’IPO e, se non fosse stato per qualche disattenzione di troppo, si sarebbe portato pure il pallone a casa.
Pardon, il terzo trofeo dell’Italian Poker Open.
Come se non bastasse, negli ultimi giorni ha imposto la sua legge anche nei tornei online, grazie a un successo al Need for Speed, un altro nel The Bigger e un terzo posto al Sunday High Roller.
E il bello è che si è trattato di ordinaria amministazione, another day at the office direbbero dalle parti della Regina.
Più che Speranza una certezza
Cominciamo dalla tua ultima avventura all’IPO riprendendo un aforisma di Agatha Christie: ‘Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova’.
Dopo la doppietta all’IPO c’era chi ti bollava come il fortunello di turno, ma dopo questo terzo posto il numero di detrattori è calato drasticamente: la conferma che tu, almeno nel field italiano, qualcosa in più degli altri l’abbia capita.
Vuoi svelarci, almeno in parte il tuo segreto?
Il segreto credo stia semplicemente nell’applicazione.
Tutto dipende da quanto tempo dedichi a imparare la teoria, migliorare il tuo gioco e quanta qualità metti in questo lavoro.
E’ chiaro che se una persona si mette a lavorare e fa tre ore di qualità con un metodo corretto è un conto e farà anche meglio magari di uno che lavora 9 ore filate limitandosi a riguardare solo i propri tornei o ad apportare gli accorgimenti più basilari.
Questo è un aspetto fondamentale, oltre all’aspetto mentale. Non parlo esclusivamente della tenuta a sessione in corso, perché anche quella è importante, quanto piuttosto prendere il poker come un gioco spot by spot. Ogni spot è una situazione, è uno scenario.
La mano prima siamo CO contro BB 50x, quella dopo ci troviamo da HJ contro BTN in un tribettato.
E’ un’altra situazione, con altri range e senza stare a fantasticare troppo, la chiave è giocare ogni spot situazione per situazione, mettendo in pratica quanto appreso.”
Cosa è mancato stavolta per piazzare la zampata vincente?
“Credo ci sia stato un approccio sbagliato nella fase 3 left, che poi non è durata molto.
Lo spot su cui ho qualche rimpianto è quello con J-5 off, dove sbaglio l’isolation e perdo 5 milioni. Non è lo spot in cui ho perso di più ma è sintomo di un approccio sbagliato.
Se ci fossero stati degli spot simili con quell’attitudine avrei probabilmente continuato a sbagliare, quindi quello che recrimino è proprio l’atteggiamento.
Ho giocato comunque un buon FT e l’unico mio rammarico è proprio nella fase 3-left.”
Sappiamo che sei tra i pochi in Italia ad aver approcciato lo studio della GTO comme il faut…
“In questo periodo va molto di moda questo discorso GTO/ exploitative.
Io non sono né l’uno ne l’altro, non c’è un modo di vedere il gioco, c’è semplicemente il conoscere la teoria e sapere come applicarla.
Credo sia inconcepibile per una persona che crede, prova o tenta di intraprendere questa strada, non conosca la teoria.”
Ne sei così convinto da aver addirittura aperto una scuola…
“Il discorso è che in Italia siamo troppo pigri e la mia scuola nasce proprio per questo, per dare la possibilità alle persone di uscire da questa nicchia di pigrizia, darsi una scossa e capire che questa è la strada giusta, cominciare a prendere e comprendere quello che veramente è il gioco.
E capire per davvero in che modo exploitare, perché chi dice veramente di essere un giocatore exploitative è semplicemente un giocatore che non conosce il gioco.
Un giocatore che non ha mai avuto la voglia o la possibilità di conoscere e apprendere per bene la teoria del gioco.
Il messaggio e la missione della nostra scuola è proprio quella di formare il più possibile il field italiano in questo senso, soprattutto dal punto di vista dell’approccio.
Far capire che non può esserci costanza, non puoi durare 10/15 anni in questo campo se non conosci la teoria.
Non è semplice da spiegare in poche parole, ma è così.”
C’è chi dice che lo studio della GTO, per approcciare il field italiano, sia superfluo.
“Io ho sempre giocato sul ‘punto it’ e l’obiettivo, a prescindere da che cosa avrei giocato e contro chi lo avrei fatto, mi è sempre sembrato chiaro.
Voglio fare questa cosa nel modo più professionale possibile e non posso far nient’altro che conoscere la teoria.
Se vuoi fare il professionista di qualsiasi altra cosa, devi conoscere la teoria, così come se vuoi fare il tassista devi avere la patente.”
Dal tuo punto di vista, quanti in Italia circolano ‘senza patente’?
“E’ tutto in relazione al field, non saprei dare una risposta secca a questa domanda ma posso dire che, al momento, praticamente nessuno sia in grado di battere più di abi 80 sul ‘dot com‘.
Detto ciò. a prescindere dal field contro cui ti misuri, anche se giochi abi 10, la teoria la devi conoscere.
Come dicevo prima, anche se giochi nel field più sbilanciato possibile, che so, abi 5, se non conosci la teoria e non sai come sfruttare al meglio questi sbilanciamenti del field stai, non dico perdendo, ma stai sicuramente limitando il tuo potenziale.
Senza lo studio non puoi approfittare di alcune cose in quanto non riesci a vederle, proprio perché non conosci la teoria.
Di anno in anno ci sono dei miglioramenti incredibili su determinati aspetti ma ancora non c’è un vero e proprio salto di qualità.”
A giudicare dalla costanza con cui ottieni i risultati, sembrerebbe che il gap tra chi si mette sotto e chi sta fermo stia aumentando sempre più…
“Non so cosa fanno gli altri , ma per quanto mi riguarda sto lavorando veramente come una macchina.
Negli ultimi quattro mesi sono migliorato tantissimo e ho imparato delle cose che non mi sarei mai immaginato potessero esistere fino a poco tempo fa.
Non mi va di fare paragoni rispetto agli altri, ma vi assicuro che sto viaggiando a una velocità elevata.
Il consiglio che do al field è quello di uscire dalla pigrizia. Per chi ha sempre vinto e in questo gioco negli anni senza aver mai studiato e crede che quanto fatto fino ad oggi basti gli dico che non basta.
Non basta e se crede che possa bastare è solo una scusa per continuare a essere pigri.
L’invito che vorrei dare a chiunque è di investire tempo, soldi ed energie sulla formazione di se stessi.
E’ l’unico modo per raggiungere il top e anche se il mercato in Italia, ad oggi, non è tra i migliori, le prospettive per un lavoro come il nostro sono infinite, quindi non adagiamoci su queste scuse e diamoci da fare!”
Photo Credits: Stefano Atzei