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il 6 Nov 2020

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Quattro chiacchiere con Filippo Candio dieci anni dopo il Final Table al Main Event WSOP – seconda parte

Quattro chiacchiere con Filippo Candio dieci anni dopo il Final Table al Main Event WSOP – seconda parte

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La seconda parte dell’intervista a Filippo Candio in occasione del decennale del final table alle WSOP, il primo giocatore a raggiungerlo nella storia del poker azzurro.

Per leggere la prima parte CLICCA QUI

 

Io sono Filippo Candio, sono quello che ci ha giocato contro Phil Ivey. […]

Ci ho giocato solo una volta a dir la verità. Era un 50K a Cipro e ho fatto una figura di merda.

Ero emozionatissimo, praticamente un bambino che giocava con gli adulti. Al torneo c’ero arrivato vincendo un satellite da 3K, 10mila cash al primo e 50mila di ticket.

Ero indecisissimo fino all’ultimo: che faccio casho tutto o lo gioco?’

Ero lì da solo, era un evento sponsorizzato da Full Tilt e alla fine ho giocato. 

Come tanti altri avevo la concezione che questi con cui giocavo fossero persone importanti, ma ero piccolo.

Perché poi ho scoperto che non valgono niente e sono come me. Sono coglionazzi che giocano a un gioco di carte: ce lo vogliamo ricordare cosa è il poker, sì?

E’ come dire ‘fiori frutta e città’, se vogliamo essere concreti. Come se domani ci fosse il campionato e il primo prendesse 9 milioni di dollari…

Ma quali fenomeni!”

E la GTO?

La mettevo in pratica prima ancora che scoprissero di cosa si trattava e venivo anche preso in giro per farlo.

Spiegaci meglio…

Io avevo delle intuizioni sulla GTO, pensavo che esistesse un modello matematico di aggressione, lo pensavo, l’ho messo in atto e ci ho vinto un sacco di soldi.

In questi anni ho studiato la GTO e sono sicuro che se mi mettessi a giocare oggi vincerei ancora, perché per me la GTO è spontanea, parto da quella base.

Sarei il miglior allievo GTO possibile. 

Quanti tornei hai giocato negli ultimi tre anni?

Quindici, venti, cinquanta? Non lo so, ma posso dirti il ROI: 1.600%

Quindi hai dimostrato di aver sculato anche online?😋

No, so come funziona una cosa e sono piu intelligente.😜

Che avversari ti mettono in crisi?

Gente tipo Camosci, quelli che non ti danno modo di scalfirli emotivamente e reputano il gioco solo qualcosa di inerente alla matematica. 

Non per altro, mi fannno incazzare. Per me il poker è qualcosa di bello, è un’arte.

Secondo te nel poker è possibile arrivare a soluzioni corrette per altre vie, per altri processi logici? 

Assolutamente sì.

Inizialmente ci eravamo dati appuntamento per parlare di Dario Minieri, lo hai difeso strenuamente via social…

Come si fa a non difendere Minieri? E’ il motivo per cui ho fatto i soldi.

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Sai che era anche il preferito dell’altro Dario, Sammartino. E Sai chi era il mio all’inizio, inzio, inizio?

Sempre Minieri?

No, Mike Caro. Hai presente la mia strategia alle WSOP? Far finta di sembrare uno scemo per prendere dei vantaggi. E’ un’interpretazione della teoria di Caro.  

Quando hai difeso Dario difendevi più l’amico o più il lato romantico del gioco?

Entrambi ma sicuramente più l’amico. Ho sentito parlare di lui nel 2005 e nel 2008 ho cominciato a farci dei viaggi, perché lo volevo conoscere.

Per quella che è la mia indole, lui era il mio idolo, per me era come Cristiano Ronaldo. 

Perché, ti sei mai sentito De Ceglie?

Sì, con lui. Dovevo capire chi era, cosa era riuscito a fare e perché.

Ho cominciato a fare il blogger per Luca pagano, ho fatto tutta la gavetta possibile ed immaginabile nel poker, soltanto perché nella mia mente dovevo riuscire a capire chi fosse lui veramente.

Davvero hai fatto il blogger per avvicinarti a Dario?

Maledettamente sì! Avrei fatto di tutto anche solo per vederlo giocare 10 minuti al computer. Ero uno dei suoi follower piu accaniti su stars .com, ogni notte lo osservavo mentre giocava i 5K heads-up online. E non ci capivo nulla.

Quando è stata la prima volta che lo hai visto in azione?

Quando ho cominciato a perdere un sacco di soldi! Volevo essere come lui, volevo essere meglio di lui e volevo fare quello nella vita. 

E alla fine ho vinto molto piu io di lui, eppure per me rimane unico. 

Quando l’ho scoperto io ne avevo 20, ma lui alla mia età era già tra i top al mondo.  

Tutti i giocatori di poker cresciuti in quel periodo volevano essere Dario Minieri, perché lui a 19 anni faceva già i milioni.

Che ruolo avevano soldi?

Non ce ne fregava nulla dei soldi. Se rifletto alla mia vita pokeristica il denaro era una conseguenza logica, ma non me ne fregava nulla.  A me interessava essere il numero uno.

Poi dopo esserlo diventato per qualche anno mi sono reso conto di essere il migliore a ‘fiori frutta e città’.

E allora ho smesso. Siamo gentaglia non creiamo niente.

Io sono semplicemente uno che era al posto giusto nel momento giusto.

Tornerai a Las Vegas per giocare il Main Event?

Sicuramente, spero il prima possibile. Secondo te lo vinco?

Io dico che se andassi e lo vincessi per davvero, farei più notizia di altri.

Anzi, facciamo così, giocherò nuovamente il giorno in cui nessuno si ricorderà più di me!

 

Se vi siete persi la prima parte potete rimediare CLICCANDO QUI

Per rivivere la mitica mano contro Joseph Cheong invece, CLICCATE QUI

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