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Che sia il braccialetto WSOP o un titolo MicroMillions devi sempre dare il massimo, parola di Emanuele Monari
L’altra notte, tra i giocatori arrivati al tavolo finale del Main Event MicroMillions, c’era anche Emanuele ‘barrampk98’ Monari che l’estate scorsa arrivò a sfiorare il braccialetto di campione del mondo nella edizione online delle World Series Of Poker.
Nonostante i palcoscenici molto diversi tra loro, il 22enne bolognese ha cercato di dare il suo massimo in entrambe le occasioni, senza lasciarsi distrarre dal buy-in ‘Micro’ del torneo in cui l’altra sera è arrivato a lottare per la vittoria.
Secondo il coach della ITZ Academy, per uno specialista di tornei di poker online non c’è altro atteggiamento possibile dal dare il massimo in ogni singolo torneo giocato, indipendentemente dal buy-in. Ecco la sua spiegazione.
Perchè è fondamentale dare il massimo in ogni torneo
Emanuele dice di aver imparato questa lezione un po’ tardi:
“Ci sarei potuto arrivare un po’ prima diciamo: è facile mettere maggiore impegno nei tornei più grossi dimenticandosi dei tornei più piccoli, ma per uno specialista della disciplina è sicuramente un atteggiamento deleterio”.
La matematica viene in soccorso e non mente:
“Il punto in realtà è molto semplice: se il player X ogni sera gioca dieci tornei, tra cui due da 10€ di buy-in, e ogni sera a questi due tornei fa meno 20€ perchè li gioca male, mettiamo che in un anno giochi duecento sessioni, alla fine della conta sono 4.000€ che non si accorge di perdere. Questo è a dir poco allucinante anche perchè, giocando male quei tornei da 10€, non è che il player X riceva un extra di edge o di skill da spendere negli altri tornei che sta giocando”.
L’attenzione, quindi, deve essere al massimo livello sempre:
“Il lavoro del poker player è una sfida nel lungo periodo. Anche solo prendere un anno di gioco come campione è ridicolo. Come dice Nicola ‘quattroganci’ Valentini, il pokerista deve procedere col passo dell’alpino, lento e inarrestabile.”
Gli adattamenti ai micros
Parlando del torneo in cui è uscito in sesta posizione giusto prima che gli altri finalisti decidessero di stringere un deal, Emanuele spiega di aver lasciato per strada qualche piccola sbavatura:
“Ho perso tanti piatti piccoli, mi sono ritrovato short e sono stato eliminato in blind war. Col senno di poi credo che avrei potuto gestire un pochino meglio la situazione.”
Non che da parte di Emanuele ci sia qualche pecca nell’adattamento ai field dei tornei low buy-in:
“L’unico problema di adjustement è che un giocatore come me, molto preparato sulla teoria e sull’equilibrio, a volte nel field micro può overthinkare. Di solito quando arrivi in late stage in questi field inizi ad aprire molto di più gli unopened in position perchè spesso ci sono giocatori che sentono di più la pressione o comunque hanno una minore propensione a giocarsi i colpi. In generale poi si cerca di bluffare meno su quei giocatori che non passano mai e di spingere con le thin valuebet per cercare di estrarre il massimo valore in ogni spot. In queste situazioni, in cui un avversario bravo non chiama mai o quasi, l’occasionale può invece trovare dei motivi per cliccare il tasto call“.
Come linea generale, comunque, Emanuele preferisce non mischiare buy-in troppo diversi tra loro nella stessa sessione:
“Di queste MicroMillions ho giocato solamente gli eventi più grandi. Non è facile giocare in contemporanea un torneo da 250€, uno da 50€ e uno da 5€. Per come la vedo io, anche in rapporto al field, sono proprio discipline diverse. E’ come se mentre giochi a tennis ti fai una partita a scacchi”.
Il numero uno e gli altri top
A forza di parlare di field era inevitabile che il discorso cadesse sul meglio che il panorama torneistico italiano è in grado di offrire.
Secondo Emanuele c’è un solo nome che si staglia su tutti:
“Enrico Camosci è una spanna buona sopra tutti. Non c’è verso di giocarci contro, è a un livello che non esiste davvero, non voglio esagerare ma è davvero palpabile, ogni volta che lo incrocio ai tavoli me lo ripeto: è troppo forte! Nella GTO conosce tutti i rami, ti porta sui rami che conosci peggio e ci sguazza. Dal punto di vista della preparazione prettamente tecnica è uno che si porta dietro una conoscenza che gli permette di ammazzarti. E’ come quando giochi a scacchi contro uno che ha il bianco e conosce tutte le aperture: sei nelle sue mani e ti porta dove vuole senza che tu te ne accorga”.
Gli altri due nomi del podio sono ben conosciuti, così come del resto i due della top five di Emanuele che ne restano fuori:
“A Camosci faccio seguire Simone Speranza ed Eugenio Sanchioni e non perchè fanno parte della ITZ Academy: entrambi oramai distruggono l’abi più alto del punto it in cui in pratica giocano no variance. Poi dico Alessandro ‘alesiena17’ Siena e Alessandro ‘aleppp’ Giannelli”