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Chiamatelo il Professore: Peppe Ruocco racconta la vittoria al Main Event della Casa delle Carte Series
Una vittoria eccezionale arrivata al termine di una lunga maratona: basti pensare che l’ultimo showdown è sceso sul tavolo quando il Sole era già alto in cielo.
Eppure Giuseppe Ruocco non si scompone più di tanto. Per chi, come lui, da anni ha imboccato la strada del poker professionistico, un primo posto non è altro che routine lavorativa.
Ma il player campano non è mai banale, come riconferma il suo racconto del primo posto.
Mai rischiare la tournament life
Giuseppe riconosce che la bella struttura del torneo di partypoker, con livelli da 25 minuti di durata, ha favorito le skill. Di fatto, rispetto ai tornei con durata dei livelli normali, non ha messo a repentaglio la tourrnament life mai o quasi.
E probabilmente la struttura ‘skill intensive’ del torneo ha fatto sì che nelle fasi conclusive ci fossero diversi giocatori che sapevano la loro:
“In late stage c’erano player molto molto skillati che mi hanno dato del filo da torcere. Grazie alla bella struttura non ho mai messo a repentaglio la tournament life, che sarebbe il sogno nel cassetto di tutti noi giocatori di tornei”
In realtà Giuseppe ricorda uno spot in cui ha derogato dalla regola di non prendere rischi, così come uno da dentro o fuori:
“In uno spot ho bluffcatchato tre strade su Jack alta con AJs, l’avversario aveva una bilaterale missata. Poi prima del final table a un certo mi sono accorciato a 15x in un cold 4-bettato in cui avevo AK e l’avversario QQ, è stata la prima volta del torneo in cui sono sceso sotto i trenta bb di stack. Openshovo i miei 15x da bottone con coppia di sette e mi chiamano il giocatore su small blind, molto deep, e anche il giocatore su big blind che aveva 10x di stack: il primo gira AQ, il secondo 89s, la mia coppia regge e arrivo al tavolo finale da chipleader”
Poi un altro doppio scivolone prima del cooler a favore che rimette tutto a posto:
“Ho perso JJ<AQ contro il giocatore che poi è arrivato terzo che era davvero bravo e tricky. Poi ho perso AJ<A3 contro uno short. Per fortuna mi sono trovato dalla parte giusta del cooler contro il chipleader, io con coppia di assi lui con AKs, ho massimizzato postflop su un board con K carta alta”
Un heads-up lungherrimo
Vista la struttura il torneo ha mantenuto una elevata giocabilità fino alla fine. Anche nel testa a testa non era una situazione da push or fold:
“All’inizio dell’heads-up io avevo 150x, il mio avversario 50x. Ho cercato strategicamente di tenerlo sempre lì per non farlo raddoppiare, se non che a un certo punto le abbiamo messe tutte in mezzo io con JJ lui con TT, sono scese quattro fiori che gli hanno dato colore ed è andato sopra. Io sono riuscito a non perdere la calma e a risalire fino allo spot decisivo in cui con coppia di KK lo trovo con AA ma trovo il set al flop”.
Le sirene della diretta Twitch
Così come gli altri tornei della ‘Casa delle Carte Series’ di partypoker, anche ‘Il Professore’ era trasmesso in diretta Twitch.
Giuseppe sapeva della diretta ma ha preferito non aprirla per mantenere sul torneo il picco della sua concentrazione:
“Sapevo della diretta Twitch, da buon pokerista pavone medio mi sarebbe anche piaciuto seguirmi ma non lo faccio mai per una sorta di deformazione professionale. So in partenza che mi distrarrei, quindi ho preferito non seguirlo. In sessione cerco di isolarmi, non seguo neanche i miei amici e così ho fatto anche l’altra sera, con tutto che seguire la diretta avrebbe anche potuto portarmi dei vantaggi”
I progetti di Peppe
Parlando dei progetti futuri, Peppe ha una certezza:
“E’ brutto da dire, ma la pandemia ha alzato l’atteso di tutti i regular. Personalmente baratterei all’istante questi punti di atteso in più per tornare alla vita normale. La situazione è in divenire, vedremo il da farsi in futuro. Da un punto di vista personale da un anno e mezzo sono tornato nella mia Napoli. Sto diversificando gli investimenti e sto cercando di far quadrare alcune situazioni. Ultimamente non ho molto tempo per applicarmi in maniera massiva al poker, anche perchè non sono mai stato un fautore del massive grinding, sia per evitare rischi di burnout sia per non tralasciare le cose importanti della vita.”