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A tu per tu con il leggendario Jon apestyles Van Fleet
E’ una delle leggende di più lungo corso dei tornei di poker online.
Da tre lustri – quindici anni – Jonathan Van Fleet, conosciuto pokeristicamente come ‘apestyles’, macina risultati con il mouse in mano.
I diciassette milioni di dollari in vincite lorde, del resto, parlano chiaro. Se ciò non bastasse, assieme ai colleghi Eric Lynche e Jon Turner, il 39enne di New York ha anche trovato il tempo di scrivere i libri della serie “Winning Poker Tournament One Hand At a Time” che ancora oggi, per quanto un po’ datati, sono un punto di riferimento imprescindibile per chi fa il suo ingresso nel magico mondo di tornei di poker.
I giorni scorsi ‘Apestyles’ ha concesso una interessante intervista al portale HighStakesDB: vediamo dove finisce il mito e inizia la leggenda.
Come è diventato un poker pro
Il percorso che ha portato Van Fleet al professionismo nel poker è stato tortuoso e sui generis:
“Ho sempre avuto la sensazione che la vita fosse troppo breve per non fare qualcosa che amo. All’inizio il mio sogno era fare qualcosa a livello musicale ma poi ho realizzato di non avere molto talento. Poi è arrivato il poker. Quando avevo 20 anni smisi di bere e decisi che avevo bisogno di un hobby. Per qualche anno mi sono dedicato agli scacchi, era davvero una passione ma sapevo che non avrei potuto farci soldi senza diventare uno dei migliori del mondo. Così iniziai a giocare partite di poker da 5 dollari con gli amici. Ero davvero terribile, gli amici mi prendevano in giro. Questo mi ha motivato e mi ha spinto a studiare. Comprai una tonnellata di libri e mi buttai a capofitto nel gioco. Sono stato fortunato a iniziare nel periodo del boom post-Moneymaker e anche ad aver incontrato dei professionisti che mi insegnarono il modo per approcciare il gioco come un pro”.
Oggi ‘apestyles’ è in grado di discernere bene luci e ombre del suo lavoro:
“Le cose migliori di essere un professionista di poker sono la libertà e la possiblità di vivere facendo qualcosa che mi piace. L’altra faccia della medaglia sono i luoghi comuni delle persone sul poker e che il poker pro non sia visto come una professione legittimata. La cosa è problematica in particolare quando devi avere a che fare con le banche o provi ad avere credito. Ma alla fine dei conti è una bella vita”.
Per gli aspiranti poker pro, il consiglio è solamente uno:
“Goditi le vittorie ma comportati in modo saggio da un punto di vista finanziario, non sai quando arriverà il prossimo grande risultato. Usa i tuoi dowswing come stimolo per studiare di più e migliorare come giocatore”.
L’amore per Vancouver e per Chidwick
Non potendo giocare dagli Stati Uniti, Van Fleet si è spostato più volte nel corso della sua carriera.
“Se devo scegliere un posto qualsiasi del mondo da cui giocare a poker online dico Vancouver perché è un posto meraviglioso e con tante belle persone. Beh, un po’ anche perchè le ultime volte che sono stato in Messico e Costarica ho avuto un po’ troppi problemi. Se mi dovessi muovere da qui però di sicuro andrei in un posto un po’ più caldo”.
Da un punto di vista pokeristico, invece, ‘apestyles’ ha una sorta di adorazione per Stephen Chidwick:
“Ho sempre pensato che è il migliore, mi ha sempre fatto impazzire anche quando non erano in tanti a sapere chi fosse. Parlando invece dei giocatori contro cui più odio giocare direi Isaac Haxton e Michael Addamo che mi hanno messo sempre in spot scomodi.”
I top di apestyles
Van Fleet elenca poi alcuni ‘top’ della sua vita. Il più grande risultato: “Smettere di bere e di consumare droghe per otto anni”.
Il più grande fallimento: “Le tante volte in cui ho sprecato in un modo epico i miei soldi”.
Il più grande obiettivo: “Negli ultimi tempi è diventato migliorare le vite delle persone che amo”.
‘apestyles’ descrive cosa significhi il poker per lui con tre parole: “Competizione, libertà, intensità”.
Le lezioni dal e del poker
Inevitabilmente, nella sua quindicennale carriera ai tavoli di poker online, Van Fleet è incappato in pesantissimi swing:
“Nel tempo ho imparato a uccidere quella parte di me che si preoccupa troppo delle cose del poker che non posso controllare. Dopo aver perso 300k-400k in un giorno in tornei da 25k di buy-in non c’è più molto che può logorarmi, a meno che io non faccia qualche grande errore.”
La principale lezione del poker, per apestyles, riguarda la velocità di azione:
“Penso che il poker in un certo modo sia capitalismo allo stato puro, quindi ci sono molte analogie tra il business e la vita che puoi fare grazie al poker. In generale, comunque, a poker ho preso le decisioni peggiori quando ho agito troppo velocemente. Quando decidi prenditi il tuo tempo”.
E alla fine della intervista dà anche una data indicativa su quando ‘appenderà il mouse al chiodo’:
“Credo che dopo 20 anni di gioco non ci sarà più posto nel poker per me. Amo il fatto di essere stato capace di rendere il gioco che mi appassiona la mia fonte di reddito così a lungo. E amo anche il fatto che contribuisce a mantenermi brillante e studioso. Ci sono tante cose oltre al poker che voglio fare, ma a non giocare mai più non mi ci vedo”.