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La trasferta a Las Vegas di un campione del mondo di poker: il racconto di Gianluca Speranza
In questa edizione delle World Series Of Poker è stato l’unico italiano a fare ritorno con un braccialetto al polso.
L’altro ieri Gianluca Speranza è volato in Italia da Las Vegas mettendo fine alla trasferta che, per la prima volta in carriera, lo ha visto vincere quel titolo WSOP che in passato aveva sfiorato più volte.
Dal player aquilano ci siamo fatti raccontare la routine delle sue giornate statunitensi in cerca del colpo grosso che è poi arrivato in extremis.
Dieci itm WSOP in totale, tra cui un braccialetto e un terzo posto, ma in questa trasferta hai anche giocato tornei al di fuori delle WSOP o ti sei seduto ai tavoli cash?
Ho giocato anche altri tornei al di fuori delle WSOP ma non moltissimi, la maggior parte erano tornei WSOP. Non ho mai giocato cash game durante questa trasferta, direi che il momento più importante è stata la deep run al Main Event – a parte quel terzo posto nel 400$ online – che purtroppo sì è conclusa al day5 dopo un paio di showdown importanti persi di troppo. Da lì non rimanevano molti tornei ma ero abbastanza insoddisfatto. Volevo fare un buon risultato a tutti i costi e sono contento sia arrivato proprio sul finale.
Come è stata la tua ‘giornata tipo’ a Las Vegas?
Ah non è difficile. Mi svegliavo, facevo colazione e andavo a giocare. Finito di giocare mangiavo qualcosa e andavo a dormire. Repeat.. A Las Vegas i tornei, soprattutto quelli delle WSOP, hanno orari assurdi e a volte giochi più di 12 ore al giorno. Devi essere bravo a ottimizzare il resto del tempo della giornata per arrivare a giocare nelle migliori condizioni possibili il giorno dopo, cosa che non è affatto facile, soprattutto se non vuoi mangiare male.
Che field medio hai trovato rispetto al passato? Ad esempio i giorni scorsi Marco Bognanni ci ha raccontato grandi differenze rispetto alle WSOP pre-pandemia…
A me il field di Las Vegas sembra sempre più bello, di anno in anno mi pare che la gente giochi sempre peggio… L’americano medio gioca sempre molto male, ci sono ancora molte persone che giocano tornei live per passatempo, specialmente durante le WSOP, e quindi non hanno una cognizione del gioco troppo elevata. Anche se le nuove generazioni sono un po’ più aggressive a volte non hanno il punto di quello che stanno facendo. Non dimentichiamoci che gli americani non giocano su siti dot com da molti anni e il livello delle poker room americane è molto più basso rispetto a quelle europee. Come field penso che meglio delle WSOP a Las Vegas non ci sia nulla al momento. Poi il palinsesto offre tantissimi tornei da buy in medio basso – forse anche troppi – che sono popolati per il 95% da amatori. Se non giochi tornei con buy-in superiori ai 10.000$ – e ce ne sono pochi pochi – è difficile che il field sia più tosto di quello del circolo sotto casa, diciamo 😉
L’altro giorno eri al Ballys/Paris quando si è scatenato il panico e relativo fuggi fuggi generale?
No, in quel momento mi trovavo all’MGM a mangiare una pizza con un amico, vicino a dove è iniziato il delirio diciamo. Siamo rimasti coinvolti in alcuni momenti di tensione ma per fortuna non è successo nulla di grave alla fine.
Adesso che hai il braccialetto in bacheca, la Triple Crown Live è un pensiero che ti stuzzica?
Ovviamente sarebbe un onore ma non è una cosa che sto ricercando in particolare.
Siamo ai saluti…
Ancora un saluto e un abbraccio a tutti gli amici con cui ho condiviso avventure durante questa trasferta, a iniziare da Andrea Shehadeh, Fausto Tantillo e Demetrio Caminita con cui ero a grindare la sera che ho vinto il braccialetto. Ma anche a tutti gli amici che sono rimasti a casa, quelli che conosco e so che mi seguono ma anche tutti quelli che non ho mai conosciuto e fanno il tifo per noi quando siamo in trasferta! Grazie di cuore a tutti ragazzi.