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Dario Minieri racconta come è cambiato il poker negli anni della sua assenza
E’ la notizia che ha portato il sorriso alla community italiana di appassionati di Texas Hold’Em.
Dopo una lunga assenza dai tavoli verdi, Dario Minieri è tornato a giocare.
In una intervista ai colleghi di Assopoker ‘SuperNova’ ha parlato del suo rapporto col poker negli anni d’oro e oggi, sottolineando i grandi cambiamenti che hanno attraversato il field.
Quando torna la voglia…
In apertura di intervista a Domenico Gioffrè, Minieri spiega che la scintilla per il poker è riscoccata qualche mese fa, quando è andato a giocare in una sala di Latina assieme a un amico.
L’approccio è lo stesso dei tempi d’oro:
“Per me divertirmi è sempre stato fondamentale. Ogni volta che gioco devo divertirmi e rendo al meglio. Se perdi il piacere di giocare, cala anche la qualità che esprimi. Ma era così già a Magic […] già allora era fondamentale non negativizzarsi.”
Perché l’aggressione pagava
Dopo aver parlato del gruppo romano che dal Magic passò al poker, e della importanza del secondo posto del campione di Magic David Williams al Main Event WSOP, preso per mano dal collega Minieri rievoca i suoi anni d’oro ai tavoli verdi.
“Quando penso a Las Vegas ho solo bei ricordi. Il braccialetto per esempio, ma anche quei giorni lì furono belli. Comunque non è vero che al tempo non ci fossero tanti giocatori aggressivi. C’erano, così come c’era gente che giocava bene postflop. Più semplicemente, visto che molti tendevano a foldare troppo, una strategia aggressiva era spesso la più conveniente.”
Arrivando dagli heads-up online, Minieri partiva avvantaggiato.
“L’heads up è essenziale per aiutarti a dare la giusta interpretazione a ogni momento. Anche per quello sono convinto che sia ancora molto utile per tutte le discipline del poker, anche per i tornei in cui al tavolo ci sono molti giocatori, proprio perché ti abitua all’interpretazione dell’avversario.”
Il poker di oggi e i programmi di Dario
Oggi il poker che Dario ha trovato nel suo ritorno ai tavoli verdi è molto diverso da quello di un tempo:
“Il gioco si è evoluto, c’è tanta gente più preparata, ci sono molti strumenti in più per studiare il gioco e si vede molta gente assai più preparata sul valore della propria mano.”
Ma Dario è lo stesso di sempre, capace di liquidare gli haters dicendo che ognuno è libero di dire e pensare quello che più ritiene giusto.
“Io cerco di non pensare a queste cose e di non dar loro peso e cerco di focalizzarmi solo sul mio modo di ragionare”.
Di sicuro c’è che rivedremo presto Dario con le due carte in mano:
“Sono diventato testimonial di una room che opera sul mercato estero. Grazie a ciò, sarò sicuramente al Battle Of Malta a giugno, e sto valutando se andare a Las Vegas, a giocare il WSOP Main Event.”