Amici

Tutti attorno al final table, i grandi del poker italiano, a tifare per un connazionale: Fabio Coppola. Max Pescatori me lo ha presentato appena sono arrivato a Las Vegas, suggerendomi di intervistarlo ( date un’ occhiata a Italia poker club ) e io non mi sono lasciato sfuggire l’occasione.
Mentre scrivo sta giocando per un sogno e, allora, non vi parlo di lui, spero, ovviamente, di farlo più avanti per celebrare un trionfo… Vi parlo, piuttosto, della pattuglia azzurra che sostiene il riminese da 6 anni residente nella città del peccato. Il suo amico Max lo catechizza e gli offre suggerimenti preziosi, Valter Farina, vera istituzione pokeristica tricolore, sovrintende e Alessio Isaia scommette su tutto. “A quanto mi dai il suo quarto posto?” chiede a Cristiano Blanco. “A 8 per 100 euro”.

Fabio Coppola

Andata! Fabio ha un enorme bisogno della vicinanza dei suoi amici, perché di amici si trattano. Non è il classico gruppo di italiani che nemmeno ti conoscono ma sono pronti a salire sul carro del vincitore: sono ragazzi che hanno fanno davvero il tifo.
“Ma Cristiano, alle sette dobbiamo andare a mangiarci il filettone…” dico al forte giocatore romano. “Non posso muovermi, Fabio mi ammazza se vede che mi alzo durante il suo tavolo finale. Sono tre anni che vengo qui e lui è sempre disponibile a portarmi dovunque: non gliela posso fare….!”.

Sacrosanto, infatti aspettiamo un’oretta e mezza, nonostante io abbia saltato il pranzo per intervistare Jeff Lisandro, per poi andare a cena proprio con il “nostro eroe”.
In 60 minuti ci insegna a mangiare il pollo fritto, a scegliere le salse per la carne e ci da pure due spunti sulla politica di Obama: del torneo che gli può regalare 200.000 euro neanche una parola.
In realtà un 40% perché ha dato via un po’ di quote: vedo, comunque, che lo sostengono coloro che le hanno acquistate e coloro che si stanno mordendo le mani, indistintamente.
Il final table è ripreso, adesso sono in sei, e il tifo azzurro si fa più caldo, in tutti gli sport il fattore campo ha un peso, mi chiedo quanto in questo: indirettamente la risposta mi arriva da Blanco:
“ Se ho un rimpianto nella mia carriera pokeristica non è dato da un river maledetto, ma dal fatto di non avere avuto tifosi quando sono arrivato secondo all’EPT di Dortmund. Erano certamente altri tempi e all’evento tedesco c’erano appena un paio di giocatori italiani sconosciuti. Mi sono immaginato mille volte la stessa situazione ai tempi odierni: i miei amici a sostenermi e io a fare double up!”.

Chiacchiere in libertà. Vedo Fabio Coppola che ad ogni mano guarda i suoi connazionali, come a sincerarsi che ci siano, e poi torna a guardare le carte sapendo di non essere da solo.

Jack Bonora