Main Event – Tutta un’altra musica

“Ebbè, c’avevo la draw: vuoi non andare all in?!”. “”Con sti bui meglio pestare, io gioco per il braccialetto!”. “Vabbè, tanto domani ce n’è un altro…”. In questi giorni queste affermazioni le ho sentite da tutti i giocatori italiani che sono venuti a Las Vegas per giocare un’infinità di tornei e nelle più disparate specialità.

Nessun dramma ad uscire da un 5000 di Omaha, nessun problema a pagare dazio in un 2500 di Razz: ma quando arriva il main event la musica cambia. Tutti si fanno timorosi, percepiscono che stanno giocando il campionato del mondo di poker e che gli può cambiare la vita, economicamente e professionalmente.

Vengono a trovarci in sala stampa, chiedono qual è l’average, raccontano le mani che gli hanno fatto prendere il volo o li hanno ridimensionati. Gianluca Marcucci è un romano simpatico e scanzonato che, con 150000 chips, per un secondo ( anche più ) è stato sul tetto del mondo. Quando gli dico che potrebbe essere il titolo per un mio articolo se ne esce così: “E mò me tocco!”.

Sempre signorile Luca Giovannone anche egli per un secondo ( anche più ) Presidente del Torino. L’avevo intervistato a Sanremo e aveva pronosticato i granata campioni d’ Italia: non mi è restato che consolarlo, ma con moderazione, vista la mia sconfinata fede per il Bologna…. Marcucci lo saluta festosamente e non si trattiene: “Comprati la Roma!”. Risposta: “Costa troppo!”. Beh, se pensate che Giovannone ha un’azienda da 500 dipendenti, ma si è qualificato con un satellite on line…. Evidentemente i conti li sa fare!

Benelli e Rinaldi sono più tesi del solito, il primo, in particolare, sa di essere finito in un tavolo di campioni: “ Mi devo scordare i call con carte marginali, questi pestano come dei fabbri. Tre professionisti, due svedesi fortissimi: non riesco a fare il mio gioco”. Lo svizzero è sopra average ma l’emozione di andare a premio al main l’ha già provata: ho la sensazione che quest’anno voglia qualche cosa di più. “Avevo 70000 e sono sceso invece di incrementare: potevo prendere possesso del tavolo”.

Giro per i chilometrici corridoi del Rio ed è come fare la “vasca” in centro: incrocio tutti quei giocatori italiani che scenderanno in pista nei prossimi giorni. Mi sembrano studenti che devono dare l’esame e che, invece, avrebbero voluto togliersi il dente subito: ingannano l’attesa al cash e non riescono a godersi Las Vegas senza giocare. Poca discoteca, poco teatro, poche donne, soprattutto: al massimo qualche buon ristorante italiano. Chi era partito cercando “rigatoni” si è rassegnato ai bucatini….