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Wsop, poker e libri visti da Harrington: “Io svantaggiato al tavolo”
LAS VEGAS – La teoria, la conosce a menadito: pregasi consultare la Bibbia del cash game, “How to play no limit hold’em cash game”, se dubbiosi.
La pratica, pure. Per ogni perplessità si consiglia di guardare il gonfalone che campeggia alle pareti della Amazon Room del Rio, che ricorda il suo successo nel Main Event del 1995. Berrettino verde, camicia coloniale a mezze maniche con fantasia di dubbio gusto, Dan Harrington non lo confonderesti con alcuno in mezzo a mille tavoli.
E’ ancora in corsa nel Main Event Wsop 2010. Parla a italiapokerclub di come è cambiato il poker in questi vent’anni, “oggi i giocatori sono molto più preparati”, e di quali siano le difficoltà che lui trova ora a sedere ancora ai tavoli, dopo aver educato diverse generazioni di pokeristi con i suoi libri. “Effettivamente – riconosce – credo di essere svantaggiato al tavolo da quanto ho scritto”.
Mister Harrington, ripensi ai suoi successi degli anni Ottanta e Novanta, e al torneo che sta giocando oggi. Come trova sia cambiato il poker in vent’anni?
“E’ cambiato, e tantissimo”.
In meglio o in peggio?
“I giocatori sono molto più preparati, i giocatori sono molto più aggressivi. Ci sono field molto più numerosi da battere nei tornei. Siamo proprio su un altro pianeta, oggi”.
Alcuni dei suoi libri di maggior successo hanno già qualche anno, e il gioco nel frattempo si è evoluto, e si sta evolvendo ancora, molto in fretta. Crede che gli insegnamenti e le indicazioni che lei dà nei suoi testi siano ancora perfettamente attuali?
“Credo che ci sia una incomprensione su quello che i miei libri rappresentano per il poker. Io non ho mai preteso di insegnare un sistema di gioco, che in quanto tale potrebbe dirsi superato dagli stili di gioco degli avversari che potrebbero averlo reso inefficace con il passare degli anni. Io ho solo illustrato un modo di vedere il poker, di pensarlo. In questo senso non credo che i miei libri siano vecchi”.
Per l’Harrington giocatore l’aver messo nero su bianco il proprio modo di pensare il poker è uno svantaggio? Crede di concedere un hedge ai suoi avversari? Oppure pensa di riuscire a supplire a questa asimmetria informativa ragionando a livelli di pensiero differenti?
“Da un certo punto di vista penso proprio che i miei avversari abbiano davvero un hedge su di me. Sanno come penso, e sono avvantaggiati, sì”.
In questo Main Event però sta andando piuttosto bene lo stesso…
“Sì, ma sono anche stato fortunato, e questo è un fattore. Vedremo nel prosieguo come andrà a finire”.
Las Vegas, dal nostro inviato Rudy Gaddo