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November Nine, superstizione e quel maglione “vissuto ma non troppo”
LAS VEGAS – Per aver passato otto-giorni-otto dentro la Amazon Room, ed essere sopravvissuto a un K-K contro A-A, a un A-9 contro K-K, e a un 5-7 contro A-A su flop 5-6-6, quel maglione a strisce blu in fondo in fondo non sa nemmeno poi tanto di vissuto.
“Madama Alioto”, al secolo Paola Calvaruso, che già prima del Main Event da signora del focolare di villa Sisal aveva accudito Pippo Candio come uno del team trovandoselo più volte addormentato su un divano senza spiegazione, lo raccoglie, il maglione, dopo l’ultima eliminazione che incorona “Drive On” come November Nine.
Lo tiene a distanza come fosse atomico. Ma a me non basta. Come San Tommaso (che fosse anche lui giornalista?) voglio metterci il naso, non per feticismo pokeristico, ma per capire se davvero puzzi dopo tutte quelle che ha passato, ‘sto povero maglioncino. Risultato? Il disprezzo dei Pescatori, dei Lepore e compagnia me lo guadagno io per la mia sfrontatezza.
Ma il maglione, in fondo, non ne merita poi molto. Si sente che non è fresco di bucato. Questo sì. Si sente che c’è stato da sudare. Ma girando per settimane tra i tavoli delle Wsop ho sentito di molto peggio, ve lo garantisco. Roba da far venire il voltastomaco, e prodotta da ascelle che il November Nine non l’hanno visto manco col binocolo. Se dovete proprio essere superstiziosi, cari pokeristi, almeno che ne valga la pena. Quel maglione a strisce blu avrebbe avuto tutto il diritto di puzzare assai di più, con quello che ha passato. Ma altri capi, no davvero. Meditate, gente, meditate. O più semplicemente, lavatevi e cambiatevi. Che tanto in fondo non arrivate uguale.
Las Vegas, dal nostro inviato Rudy Gaddo