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WSOP 2012 – Fabio Coppola: “Ho imparato il poker con Antonius e Minieri”
Fabio Coppola vive da anni negli USA e il poker l’ha imparato qui, anche grazie all’amicizia con due campioni di fama internazionale: Patrick Antonius e Dario Minieri. Giornalista per “La voce”, un giornale per la comunità italiana che ha una tiratura di 25.000 copie qui a Vegas, oggi Fabio è sponsorizzato da Scommesse Italia ed è un giocatore professionista quasi esclusivamente live, nato inizialmente come grinder di backgammon ha poi scoperto il Texas Hold’Em che diventerà il suo “lavoro”, anche se per lui il poker non deve avere orari: è uno stile di vita.
“Non esisteva ancora il poker online, giocavo a backgammon su internet, era profittevole; poi la pacchia è finita nel momento in cui è uscito un software che risolveva il giochino”. Proprio il backgammon porta Fabio a Las Vegas per la prima volta: “Con Bruno, un mio amico di Roma, sentimmo parlare di un torneo di backgammon qui a Vegas, così partimmo per quella che doveva essere una vacanza… non sono più tornato!”.
Quando Coppola arriva nel Nevada, il torneo che doveva tenersi al Riviera era già finito da tre giorni, ma l’occasione fu buona per scoprire il Texas Hold’Em, che allora si giocava solo limit. Poi il poker online: “Giocavo sul primo Paradise Poker, all’inizio ti davano 18$ l’ora per giocare”.
Il THE Limit è solo un divertimento per Fabio che intanto lavora come geometra, “Però la passione era tanta; poi ho conosciuto Flaminio Malaguti, e la notte andavamo a giocare insieme”. Cinque anni dopo l’arrivo a Las Vegas, ecco che spunta quello che diventerà il gioco di carte più diffuso al mondo: Il Texas Hold’Em No Limit.
“Essere professionisti vuol dire che ci devi campare a questo giochino”, dice Fabio, che avrà poi la fortuna di conoscere un amico con cui andava in palestra che a quel giochino era molto in gamba: si chiamava Patrick Antonius, e diventerà uno dei giocatori di poker più forti in assoluto.
“Patrick era già amico di Flaminio, frequentavamo la stessa palestra, poi la sera andavo a casa sua a vederlo giocare il PLO; giocava anche con più schermi alla volta, inizialmente non riuscivo a seguirlo, e comunque si trattava di cifre importanti, non potevo certo chiedergli di spiegarmi quello che faceva… ma dopo qualche mese, ho imparato guardandolo… E’ una fortuna nella vita riuscire ad imparare da uno come lui”.
Per quanto riguarda il No Limit, invece, nelle amicizie di Vegas c’è un altro mostro sacro del poker: Dario Minieri. “Quando stava per lunghi periodi qui a Las Vegas, guardavo giocare lui; Dario è stato uno dei pochi italiani ad avere il coraggio di venire qui a mettersi in gioco, e ha fatto mangiare la polvere agli americani”.
Dopo tale bagaglio tecnico, Fabio non poteva che diventare un giocatore vincente di poker live, che grindava i casinò alla ricerca delle partite migliori ma anche dei tornei: “Non ho mai giocato tanto online, il live mi piaceva di più e poi la partita a Vegas era molto buona”.
Ma cosa significa essere un professionista? “Io non ho orari, altrimenti sarebbe un lavoro”, dice Fabio, che però avverte, “Puoi fare il professionista a Las Vegas se non sei viziato: se giochi alla ruota, ai dadi, al black jack, non puoi vivere a Las Vegas; il problema non è quando perdi, ma quando vinci, perché non puoi vincere nel lungo termine, è solo un’illusione”.
Forte di un final table in una delle scorse edizioni delle WSOP, Fabio riceve offerte di sponsorizzazione, sempre rifiutate anche perché gli veniva chiesto di tornare in Italia, mentre da anni lui ha deciso di vivere stabilmente in America. Poi l’accordo con Scommesse Italia, che gli ha permesso di continuare la sua vita da giocatore professionista qui a Vegas e, al contempo, di portare la patch della poker room, un investimento sicuramente profittevole visto che l’azzurro investirà circa 20.000$ i tornei più il Main Event in queste World Series, e chissà che non sarà un’altra volta final table.