Saturday, Nov. 23, 2024

Scritto da:

|

il 21 Set 2009

|

 

Gustavo Zito – dal biliardo al Poker Texas Holdem

Area

Gustavo Zito, il campione italo argentino 4 volte Campione del Mondo di biliardo specialità 5 birilli (e 4 volta campione italiano), ha deciso dopo un lungo periodo di “scuola” ed apprendimento fatto di tanto lavoro e pazienza, di cimentarsi nel gioco del Texas Hold’em. L’8 ottobre in concomitanza della tappa slovena a Nova Gorica dell’Italian Poker Tour, il campione della stecca debutterà ai tavoli da poker texano. Di seguito potrete trovare una sua nota biografica dove si racconta e spiega i motivi di questo suo cambiamento ed il perchè della scelta del Texas Hold’em.

Un giorno mio padre mi portò al bar in cui andava a prendere il caffè. Nella sala attigua c’era un biliardo da pool chiamato “l’americana”. Avevo appena 5 anni e, giocando da solo, proprio lì iniziai a dare i miei primi colpi di
stecca. Fu amore a prima vista. Guardavo affascinato quelle biglie colorate, le colpivo disordinatamente facendole correre sul robusto tavolo verde. Quando le vedevo scomparire nelle buche provavo insieme un fremito di gioia
e un pizzico di sgomento.

La vista del biliardo vuoto e privo dei suoi accessori variopinti, destava in me una sorta di tristezza, ma per fortuna il gioco poteva subito ricominciare. In un breve volgere di tempo, tra i confusi sentimenti di bambino si fece strada una certezza, le sponde del biliardo, le luci soffuse della sala e l‘odore del gesso sulla stecca erano diventati il mio pane quotidiano. Da quel giorno ogni volta che mio padre si rifiutava di portarmi al bar, piangevo amaramente.

Un paio di anni più tardi giocai la mia prima vera competizione rimediando una sonora batosta. Mi rifeci qualche mese dopo, vincendo, sempre in quel bar, la mia prima gara. In palio c’era una stecca professionale, la cosa che desideravo di più al mondo. Si era realizzato un sogno. La sorvegliavo giorno e notte, nel timore che qualcuno la potesse anche solo sfiorare e ben presto diventammo inseparabili. Quell’esile strumento, nelle mie mani, si trasformava in un arma di precisione micidiale, uno scettro con il quale dominare gli avversari. L’impetuosa infatuazione, che mi aveva avvicinato al mondo del biliardo, stava maturando in una passione forte e dai contorni ben definiti.
All’epoca peraltro dividevo le mie giornate tra le sale da gioco e i campi di calcio.

Mio padre che era stato un calciatore di serie A e covava nel suo animo la recondita speranza di vedermi, un giorno, ripercorrere le sue orme. A 12 anni la mia vita ebbe una svolta decisiva. Un amico di mio padre mi suggerì di abbandonare il “pool” per passare ai “5 birilli”. Incuriosito mi cimentai in questa specialità e rimasi impressionato dalle difficoltà del nuovo gioco. Mi piacque ed iniziai. L’anno seguente vinsi il titolo di III^ cat. in coppia. Fu in quel momento che decisi di abbandonare la scuola ed il calcio, ormai avevo capito qual’era la strada che dovevo seguire. A 13 anni circa la mia carriera di giocatore giunse ad una svolta determinante. Avevo infatti deciso di dedicarmi allo studio della “teoria dei diamanti”, all’epoca patrimonio esclusivo dei professionisti della carambola. Era mia intenzione trasferire i principi geometrici elaborati nel corso degli anni dai carambolisti alla mia specialità preferita, cioè ai “5 birilli”.

É inutile nascondere che l’inizio fu veramente ostico. Oltre ai problemi che incontrai a recepire i contenuti teorici della materia, il mio gioco subì una sensibile involuzione. Nel tentativo di mettere in pratica le nozioni che mano a mano acquisivo, fui infatti costretto a rivoluzionare la mia impostazione di giocatore, con tutte le difficoltà oggettive (e le sconfitte!) che una simile scelta comportava. A ciò si aggiunga che i grandi campioni argentini di quel periodo, cercavano di dissuadermi dal continuare su quella strada. Secondo loro non mi avrebbe portato lontano. Del resto io ero solo un bambino, e non potevo certo avere la pretesa di insegnare ai grandi maestri del biliardo una nuova tecnica di gioco.

Più volte fui sul punto di rinunciare, ma non lo feci, per mia fortuna. Oggi alla luce di tutto ciò che mi è successo e che vi sto raccontando e vedendo l’interesse che le teorie sui diamanti ricevono dai vari giocatori di ogni livello, credo di potere dire che qualcosa dei risultati che ho ottenuto è dovuta alla bontà di quell’intuizione di ragazzino.

A 14 anni vinsi il titolo argentino “under 23” e nel 1985 partii con mio padre per l’Italia. Al mio paese si parlava un gran bene della scuola biliardistica italiana, ed io, smanioso di arricchire il mio bagaglio tecnico e di confrontarmi con i grandi campioni d’oltreoceano, avevo convinto i miei genitori a farmi tentare quest’avventura. Ma fu una trasferta sfortunata. Un paio di giorni dopo il nostro arrivo a Torino, mio padre fu colto da un grave malore cardiaco e dopo una settimana di ricovero in ospedale fummo costretti a tornare in Argentina.

Il grande appuntamento con questo magnifico paese era però solo rimandato. Il 10 ottobre 1989 tornai definitivamente in Italia insieme ai miei genitori e a mio fratello. Sarò sempre grato alla mia famiglia per l’enorme fiducia che ha riposto in me.

In Italia la mia attività di giocatore iniziò con scarso successo anche perchè in Piemonte si praticava solo la “goriziana” una specialità pressochè sconosciuta in Argentina. A Torino mi allenavo all’Accademia di P.zza Montebello (ora in via Bellardi) ed il proprietario, Antonio Daluiso detto “Samurai” aiutò molto me e la mia famiglia in quei momenti difficili.
Ogni mattina aspettavo che aprisse la sala e giocavo tutto il giorno con lui. Mi ha insegnato tante cose, sul biliardo e sulla vita, a lui devo moltissimo. Credeva ciecamente in me, aveva subito intuito le mie qualità e ricordo che litigava con tutti asserendo che prima o poi sarei diventato campione del mondo.

Quando vinsi quel titolo lui era lì, in lacrime, a dividere con me quel magico momento. Grazie caro amico Samurai e grazie ancora per tutta la fiducia che hai riposto in me.

Nel frattempo avendo la cittadinanza italiana, nel 1990 ad Asti potei giocare il mio primo campionato nazionale. Persi la finalissima con Giancone, ma nonostante la sconfitta ero contento, perchè i giornali e la televisione cominciavano a parlare di me. Nel 1991 mi trasferii con la mia famiglia a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia dove, grazie ad uno sponsor, ebbi la possibilità di aprire una sala biliardi con 12 tavoli. Lo stesso anno vinsi a Catanzaro il titolo italiano in finale con Auletta. L’anno successivo vinsi le tre gare più importanti della stagione: l’Open di Svizzera, il Grand Prix di S. Vincent con 2048 partecipanti ed il torneo nazionale di Oristano.

Nel 1992, il biliardo italiano attraversò un periodo buio. I giornali e la televisione sembravano essersi dimenticati di questo sport, e la mancanza di un adeguato sostegno pubblicitario, rendeva l’attività agonistica poco seguita e scarsamente remunerata. Approfittai di queste circostanze per trasferirmi in Inghilterra il paese dello “snooker” un gioco miliardario, dove i praticanti più abili erano passati al professionismo fin dal 1974.

Comparatore Bonus

Questo comparatore confronta i bonus di benvenuto attualmente verificabili sui siti degli operatori italiani. Questa tabella ha una funzione informativa e gli operatori sono mostrati in ordine casuale.

Mi accompagnò in questa nuova avventura un grande amico e Maestro di vita per me, il regista Mario Lanfranchi, che mi introdusse negli ambienti degli specialisti londinesi, con i quali ebbi anche occasione di confrontarmi. Ma dopo circa un mese e mezzo di permanenza a Londra, mi resi conto che per poter gareggiare ad alti livelli avrei dovuto dedicarmi assiduamente, per almeno un paio d’anni allo “snooker”. Sarebbe stato come ricominciare daccapo, e francamente non me lo potevo permettere.

L’esperienza in Inghilterra mi aveva però fatto capire una cosa molto importante. Nel biliardo, e nello sport più in generale, le vittorie e la carriera di un campione non possono essere il frutto di vera improvvisazione. Il talento naturale non garantisce, da solo, un’elevata competitività, ma va sostenuto con un serio allenamento da praticarsi anche al di fuori delle sale da gioco.

Nell’estate del 1993 tornai in Italia, dove l’attività biliardistica stava rifiorendo grazie ad un rinnovato interesse della televisione. Mi vennero offerti, al pari di altri giocatori, alcuni contratti televisivi, che accettai di buon grado. Stava iniziando il vero professionismo. Memore dell’esperienza inglese giocai d’anticipo e decisi di allestire un team personale con preparatore atletico, massaggiatore, dietologo, manager e psicologo. Ero, e sono tuttora convinto, che la preparazione atletica e psicologica sia indispensabile per un giocatore che voglia gareggiare a livello professionistico.

Il 1993 fu senza dubbio un anno magico, sia per il bilancio del biliardo italiano, che per me. In quell’anno infatti conobbi Raffaella, una dolcissima ragazza di diciotto anni, che di lì a poco sarebbe diventata mia moglie. Con lei ho diviso i miei più grandi successi, e nei momenti meno felici la sua presenza mi è stata di grande conforto. Riprendendo il discorso sulla mia attività agonistica c’è da dire che, dopo aver giocato per due anni nel circuito professionistico, arrivando a giocare le due finali per il titolo mondiale, nel 1993 persa con Salvatore Mannone e vinto nel 1994 per la prima volta in finale con Paolo Diomajuta, decisi di diradare i miei impegni di giocatore e nel 1995 partecipai solo all’edizione del campionato del mondo svoltasi a Fiuggi vincendo il titolo Mondiale per la seconda volta consecutiva. La mia decisione di giocare solo i tornei televisivi più importanti mi permise d’altronde di coltivare alcune attività collaterali.

Ho aperto infatti a Guastalla (RE) una scuola di biliardo, con corsi gratuiti per gli under 18 e per le donne di tutte le età. Nel 1996 sono stato addirittura contattato dall’attore-regista Francesco Nuti, il quale mi ha proposto una parte in un suo film “ il signor 15 palle “, ma purtroppo il film e’ stato interrotto per 2 anni e fu tagliata la mia parte d’attore !!!

Nel gennaio 1997 sono entrato in società con alcune persone residenti nel Principato di Monaco, formando l’associazione “Le Billard en Principaute” con la quale organizziamo competizioni di biliardo a livello europeo e mondiale. Sempre nel 1997 organizziamo a Monte Carlo con l’associazione Monegasca il Campionato Mondiale dei Professionisti in cui ho vinto il titolo per la terza volta in finale con buonanima Vitale Nocerino ( grandissimo mio antagonista e amico ). Nel 1997 ho fondato la “Gustavo Zito International” una società che si occupa di import-export nel campo del biliardo e degli accessori, marketing e pubblicità.

Nel 1999 ritorno dopo 10 anni di assenza nel mio paese nativo ( Argentina ) in cui viene organizzato il Campionato del Mondo a Necochea. Il pubblico non mi ha accolto come mi aspettavo perche giocavo per i colori Italiani e mi vedevamo come un venduto, ma nella finale ho sentito per la prima volta anche i loro aplausi infiniti dopo che ho giocato e vinto il mio migliore Mondiale.

Al rientro in Italia mi sono preso un periodo di pausa per godermi il miglior momento della mia vita professianalmente parlando e al mio rientro sul tappetto verde sono mancati pian piano gli incentivi per andare avanti come campione , in effetti anche il pubblico si e’ accorto del mio desinteressamento verso il biliardo anche perche non vedevo neanche un bel futuro dopo alcuni cambiamenti federali.

Nonostante tutto mi sono mantenuto nella alta classifica ma con pochi successi da come ero abituato. Dopo con la entrata di questo nuovo sport Poker Texano che e’ scoppiato in Italia e nel mondo ho provato pian piano a fare qualche torneo diciamo regionale per tastare le mie capacita’ e mi sono reso conto che e’ molto simile al biliardo nel senso che comunque devi studiare bene il tuo avversario e aspettare il momento giusto per colpirlo e inanzitutto non fare capire mai il tuo stato d’animo , cosi non capiscono il tuo “BLUFF”.

La prima gara vinta di poker texano e’ stato in Italia al Bingo di Valmontone in cui ero il padrino della manifestazione e seccome mancavano alcuni giocatori mi hanno offerto di giocare e al dire la verita’ non ho capito se era stato tutto organizzato o no per farmi vincere!!! , comunque da quel momento mi sono messo a giocare anche on line e veramnete ho trovato un’altro amore verso questo sport.

Dal novembre 2008 sono anche collaboratore e organizzatore di tornei di Poker presso il Senator casino’ di Timisoara Romania quindi da quel momento mi sono cominciato ad allenare a Poker e adesso ho deciso di fare altri tornei piu importanti EPT , ecc.
Il mio esordio è previsto per l’8 ottobre a Nova gorica, per la tappa slovena dell’Italian Poker Tour.

Quindi per adesso ho: POKER di Titolo Italiano E POKER di Titolo Mondiale a Biliardo ! SPERO DI AVERLO ANCHE AL POKER TEXANO !

Articoli correlati

ItaliaPokerClub non è un operatore di gioco a distanza, ma un portale informativo dedicato ai giochi. Tutte le poker room partner del nostro portale hanno regolare licenza AAMS. Il gioco è riservato ai soggetti maggiorenni e può causare dipendenza e ludopatia.
Consigliamo, prima di giocare, di consultare le probabilità di vincita dei singoli giochi presenti sui siti dei concessionari