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Rimborsi Full Tilt Poker: l’intermediario che fa rivoltare Occam
Tutto il mondo del poker ha parlato della candidatura avanzata dalla Poker Player Alliance per gestire il processo di rimborso dei fondi di Full Tilt Poker dopo che PokerStars è riuscita a portare a termine l’acquisto della stessa room. La richiesta non è ancora stata accettata, ma il DoJ ha confermato di essere alla ricerca di un intermediario per la restituzione di quei 159 milioni di dollari fermi da mesi sui conti gioco della defunta Red Room.
Così stanno i fatti e il dovere di cronaca impone di raccontare come stanno le cose eppure è innegabile che una domanda sorga in modo abbastanza naturale in merito alla vicenda. I primi a porsela sono i ragazzi di PokerFuse.com i quali sottolineano che la figura dell’intermediario è del tutto inedita in casi di questo tipo.
PokerStars infatti regolò la propria posizione nelle settimane immediatamente successive al Black Friday e lo fece in modo del tutto autonomo, avendo come unico referente il DoJ stesso. Nessun intermediario, solamente la supervisione dell’ente governativo che ebbe cura di verificare l’effettiva messa in atto del provvedimento.
Perché nel caso di Full Tilt serve un intermediario? La domanda non ha una risposta, almeno non per noi comuni mortali. Prevedibile invece è l’ulteriore tassazione dei fondi che quasi certamente verranno decurtati della percentuale necessaria per pagare il servizio di intermediazione svolto.
Eppure la soluzione che demandava all’acquirente la responsabilità e l’onere del rimborso dopotutto sembrava lineare e sostenibile. Evidente che, in casi come questo, non è sempre scontato che il Rasoio di Occam funzioni a meraviglia. Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora*, un concetto da spiegare ai burocrati.
*È inutile fare con più ciò che si può fare con meno.