Svizzera: botta e risposta tra casinò e circoli

Interessante confronto dialettico quello che sta avvenendo in questi giorni in svizzera tra i casinò ed i circoli di poker dal vivo. Poco fa infatti i primi avevano reagito alla legalizzazione del poker in forma di torneo, dal vivo appunto e all’interno di circoli. La loro risposta era stata chiara: il Texas Hold’em è un gioco d’azzardo e non di abilità, e va perciò circoscritto all’interno dei casinò. Alle parole erano seguiti i fatti, e la federazione svizzera dei casinò aveva presentato un ricorso contro la decisione del tribunale amministrativo federale del giugno scorso con il quale in pratica si premetteva l’organizzazione di tornei di texas hold’em anche fuori delle 19 case da gioco svizzere.

La risposta dei circoli è arrivata ieri da Andrea Bet di Suisse Rounders. Secondo lui i casinò si sbagliano di grosso, ed il motivo principale riguarda soprattutto i tornei. In questi, infatti, è del tutto assente l’elemento della compulsività, che costituirebbe invece uno dei principali pericoli di giochi come la roulette o le slot machine. Una volta che si viene eliminati da un torneo, infatti, non si ha più la possibilità di rientrarci, e questo limita molto i danni che si possono subire. Nei giochi da casinò invece questo non succede.

Bet prosegue poi riprendendo l’annosa questione abilità-fortuna. Secondo lui, se la fortuna fosse l’unica componente del gioco, o comunque la più influente, non si spiegherebbe come mai alcune persone vincono tanto più spesso di altre. Conclude poi con alcuni suggerimenti su cosa cambiare nell’attuale regolamentazione. Per prima cosa bisognerebbe istituire un più severo controllo sulle strutture di gioco, e poi adeguare i buy in al grado di sorveglianza che i circoli possono offire. In questo momento, dice, la legge permette quote d’ingresso troppo elevate, e la sorveglianza che i casinò offrono non va solo a tutela dei propri interessi, ma anche di quelli dei giocatori.