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Mike Sexton: “Le strutture deep non sono un bene per il poker live!”
Deep Stack o Turbo? Come devono essere strutturati i più importanti tornei live?
Mike Sexton, sul suo blog, prova a fare chiarezza e dice la sua sulla possibilità di ridurre i tempi di un torneo.
“Appartengo alla vecchia scuola – esordisce il buon Mike – e quando si parla di strutture mi piace sempre ricordare cosa mi riferì una volta un uomo saggio: I grandi giocatori non dipendono dalla struttura, ma si adattano ad essa.”
La posizione di Sexton è netta e molto chiara. Senza giri di parole afferma: “Io sono contro le strutture deep nei tornei live. Credo che non siano un bene né per il gioco né per i giocatori.”
Secondo il pensiero del noto cronista WPT, più il torneo diventa lungo e meno giocatori occasionali saranno presenti: “Gli uomini d’affare o i giocatori occasionali, che aggiungono valore al torneo, non possono prendere una settimana di ferie dal lavoro o stare lontani dalla famiglia per tanto tempo per giocare a poker.
La vittoria di un giocatore occasionale è un bene per il poker: ricordate l’effetto Moneymaker? Vinse il Main Event delle WSOP qualificandosi ad un satellite. Tutti pensarono: “Se l’ha fatto lui, posso farlo anche io.” Ci fu il BOOM del poker in quegli anni.”
Ma il discorso di Sexton non è finalizzato soltanto nel migliorare l’immagine del poker, il suo è un ragionamento che tende alla valutazione dell’ EV: “Se non facciamo partecipare i giocatori amatoriali ai tornei, il field sarà fortemente caratterizzato da numerosi pro e sarà più difficile da vincere. Io credo che un torneo con strutture veloci e un field molto numeroso, con una buona presenza di player occasionali, sia, nel lungo periodo, vantaggioso per i giocatori pro.”