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il 31 Lug 2013

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Una mano particolare al Day5 del Main Event: il thinking process di Max Steinberg

Una mano particolare al Day5 del Main Event: il thinking process di Max Steinberg

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La mano che stiamo per raccontarvi è una di quelle che segnano il percorso di due giocatori in un torneo. Un monster pot che ti manda in alto nel chipcount o ti butta giù senza sapere se troverai uno spot decente per tentare di raddoppiare. Oggi vi vogliamo far entrare nella testa del boia di Phil Ivey nel Main Event delle WSOP, Max Steinberg, che ha giocato una di queste mani nel Day5 della competizione.

Bui 8.000 / 16.000, ante 2.000, Steinberg viaggia con più di 100 bui con quasi 2 milioni di fiches. Il suo avversario, Dan Owen, è anche lui molto deep, con circa 1.380.000 fiches. Il pre-flop è uno come tanti: Owen apre da hijack e Steinberg chiama da bottone con K di quadri e T di fiori. Il pot è di circa 100.000.

Il flop è di quelli che fa venire il mal di testa: Q39 tutto a fiori. Steinberg ha un gutshot straight draw e un flush draw con solo tre carte di fiori più alte della sua: l’Asso, il Kappa e il Jack. Owen fa una cbet che Steinberg considera “piuttosto lunga“, 80.000, che è praticamente l’intero pot.

Pensavo che avesse già una mano molto forte“, dice Steinberg, “ma considerando il mio draw e le pot odds, decisi di chiamare“. Le outs che Steinberg pensa di avere a questo punto sono gli altri 9 fiori e 3 Jacks per la scala. L’unica mano contro cui Steinberg è drawing dead è un colore già chiuso al flop da Owen ma non è detto che con questa mano avrebbe puntato praticamente il pot. Quindi a meno che Owen non abbia una mano con uno dei fiori più alti del T, Steinberg è ancora in forma persino contro un set, contro il quale sarebbe al 35%.

Questo sempre nei casi peggiori: la c-bet di Owen, pur lunga, non vuol dire per forza un punto forte o chiuso. “Era molto probabile che se avesse avuto una mano a cui preoccupasse un altro fiori e se lui stesso non ne avesse avuto uno, me l’avrebbe fatto sapere in qualche modo“, racconta Steinberg.

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Il turn è magico per Steinberg: Jack di cuori, che li fa chiudere una scala nuts non facilissima da leggere. Owen comunque non ne vuole sapere di abbandonare la mano e spara un‘overbet di 300.000. Cosa può avere in mano Owen? Vediamo che ci racconta Steinberg.

A questo punto pensavo che lui fosse ancora preoccupato da un fiori ma in ogni caso credevo che il minimo che potesse avere fosse QJ o AA con l’A di fiori. Penso comunque che se avesse avuto AQ o AA on l’A di fiori avrebbe checkato, non volendo costruire un pot troppo grande. Chiamai perché il raise gli avrebbe fatto pensare che avevo il flush o proprio la scala e l’avrebbe fatto foldare“.

Il river porta un altro fiori e Owen scarica la third barrell: 650.000 su un pot di circa 860.000. “Continuavo a pensare che non avrebbe mai giocato così AA o AQ con l’A di fiori, che erano le uniche mani che pensavo che avesse potuto giocare con l’asso. Non pensavo che fosse arrivato al river né in bluff né con AK né con qualsiasi altra combinazione che includesse l’A di fiori. Siccome non mi vennero in mente altre mani che mi avessero potuto battere decisi di chiamare, anche perché il pot era enorme“.

Cosa aveva Owen? Proprio una di quelle mani che Steinberg aveva scartato: AA con l’A di fiori, quindi un flush più alto del suo al T. Risultato? Steinberg lasciava un milione a Owen, che si portava oltre i 3 milioni di fiches, uno stack che gli consentì di arrivare 32esimo mentre Steinberg arrivò nella 131esima posizione.

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