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il 7 Ago 2013

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Nuova sentenza contro il poker negli Stati Uniti

Nuova sentenza contro il poker negli Stati Uniti

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Non sono giorni semplicissimi per il poker negli Stati Uniti. Anche se la faccenda di Full Tilt e dei rimborsi sembra che possa arrivare finalmente a una soluzione, gli attacchi continuano ad arrivare da parte dei media e delle lobbies politiche più conservatrici. Il cosiddetto “effetto Moneymaker” è completamente svanito e dieci anni dopo la confusione regna ancora sovrana sugli aspetti legali legati a questo gioco.

Questa volta non parliamo nemmeno di una sentenza che riguardi il poker online, che è ancora al centro del dibattito dall’approvazione della polemica IGBA che scatenò il Black Friday ma di un caso di poker live in cui ai giudici nulla è importato se il poker sia un gioco d’azzardo o di abilità. Così facendo, la Corte d’Appello revoca la sentenza della Corte Federale di New York in cui si specificava che il poker non doveva essere incluso nei casi di cui si occupa la IGBA in quanto gioco di abilità e non di azzardo (“gambling”).

Questa decisione della Corte d’Appello riguarda il caso di Lawrence DiCristina, un cittadino statunitense che reggeva un circolo di Texas Hold’em nei dintorni di Brooklyn. Il giudice Jack Weinstein decretò allora che “l’influenza dell’abilità nei risultati del poker è di gran lunga superiore che nei giochi elencati nella IGBA come d’azzardo“.

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Il problema è che nella IGBA non c’è un elenco vero e proprio dei “giochi d’azzardo”, ma soltanto esempi, quindi l’interpretazione di che giochi sono considerati d’azzardo e quali di abilità è lasciata ad ogni singolo stato. In questo caso il tribunale d’appello di New York ha specificato che “la questione se [nel poker] predomina la fortuna oppure l’abilità non è rilevante“, cioè, intendono che comunque la fortuna è una parte importante nel gioco e non vogliono entrare nella questione se questa prevalga o meno sull’abilità.

Una sentenza dunque che infligge un duro colpo al mondo del poker e a chi continua a combattere per dimostrare che questo non è un gioco dove vincono i fortunelli ma che ha dietro una parte matematica che l’avvicina di più agli scacchi che al bingo.

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