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il 5 Ott 2013

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Michele Garzelli, ex pro Glaming: “Ecco perché ho scelto il Ghana…”

Michele Garzelli, ex pro Glaming: “Ecco perché ho scelto il Ghana…”

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Quella che leggerete sarà una storia diversa dal solito, o meglio, un’intervista diversa dal solito. Ho incontrato virtualmente Michele Garzelli, ex professionista del team online di Glaming, quasi per caso, mentre stancamente scorrevo le notizie dei miei amici su Facebook. Una foto ha attirato la mia attenzione, foto che, inevitabilmente, attirerebbe l’attenzione anche di molti di voi. Ho pensato: “Ma quello non è Michele? Cosa ci fa tra i banchi con quei bambini invece di essere a grindare?”

La foto è questa.

garzelli

Niente cuffie, occhiali specchiati ed espressione da duro. In questa foto ho visto un Michele Garzelli diverso da come ero abiutato, almeno per quanto vedessi su Facebook. Non ci conosciamo personalmente, ma siamo dello stesso piccolo paese: Rosignano Solvay, sulla costa toscana. Era curioso, per me, vedere un compaesano arrivare ad alti livelli nel poker, noi che, anni fa, ci trovavamo in quei “mirabolanti” sit & go da 3€, cercando di costruire un bankroll che, allora, non c’era. Silenziosamente, dunque, ho seguito la sua ascesa, fino al raggiungimento di quell’agognato contratto con l’ormai ex Glaming. Adesso è un “ex” anche Michele: ha smesso i panni del pokerista professionista ed è partito per una missione umanitaria in Ghana, alla ricerca di quei valori umani che, spesso, molti giocatori tendono a lasciare in secondo piano.

Ciao Michele, spieghi ai lettori di IPC cosa ci fa un pokerista in Africa?

Ciao a tutti e grazie per lo “spazio” inaspettato! Sono in Africa, più precisamente in Ghana, in missione umanitaria, per svolgere del volontariato tutti i giorni per un mese, cercando di aiutare le persone e le strutture che hanno, qua, realmente bisogno.

Cosa ti ha spinto a fare una scelta tanto bella quanto complicata come questa?

E’ stato organizzato il tutto in poco tempo, ma ci pensavo da un po’. Credevo di essere diventato, nell’ultimo periodo, una persona peggiore di quella che sono in realtà. Ho scelto, quindi, di andare ad aiutare persone meno fortunate di me, per fare del bene e per riapprezzare tante cose.

Sentivi la necessità di staccare un po’ la spina dal poker?

Si, nonostante negli ultimi mesi avessi giocato veramente poco o niente, avevo bisogno di un’esperienza forte, che mi riportasse sui giusti binari…

Facevi parte del team online di Glaming: quanto ti ha sorpreso la loro decisione di chiudere, in modo quasi improvviso, il sito?

Ha sorpreso e spiazzato un po’, soprattutto perché è stata inaspettata per tutti, a partire dai dirigenti. C’erano nell’aria dei cambiamenti, ma non pensavamo così drastici e totali. L’unica cosa positiva di tutto ciò è che, a differenza di altri siti che hanno chiuso, Glaming ne è uscita pulita sotto tutti i punti di vista, rispettando tutti e restituendo i soldi a chi doveva.

Cosa ne sarà adesso della tua carriera? Cosa ne sarà del tuo poker nei prossimi mesi?

La mia carriera da giocatore di poker professionista, se così la vogliamo definire, penso sia arrivata alla fine. Ho deciso di prendere altre strade, dati i tanti fattori incerti che, ogni giorno, vengono fuori nel mondo del poker. Essendo sempre in tempo, quindi, ho deciso di riprendere gli studi universitari.

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Credi che farebbe bene a qualche pokerista vivere un’esperienza come quella tua attuale?

Penso che un’esperienza del genere servirebbe un po’ a tutti: è molto difficile e non penso che chiunque abbia la forza mentale per farla. Ormai sono a metà precisa della mia missione e posso dire che vivendo qui, dove le persone non hanno veramente niente, si apprezzano tante cose date da noi per scontate. Ogni giorno ci lamentiamo, noi italiani in generale, per il lavoro, per il calcio, per il poker, quando in realtà abbiamo tutto e non riusciamo a vedere quanto siamo fortunati. Non ci accontentiamo mai. Qui vedo ogni giorno persone che, nonostante non abbiano praticamente niente, hanno sempre il sorriso sulle bocca, salutano sempre, ti ringraziano solo per il fatto di esserci o se fai del bene a qualcuno, anche se non direttamente a loro. In Italia, invece, siamo sempre di fretta, con lo sguardo basso a guardare lo smartphone, senza vedere tutto ciò che, fortunatamente, abbiamo intorno.

Credi che la vita di professional poker player rischi, dunque, di essere alienante? Si perde un po’ di contatto con la realtà?

Si, la realtà viene sicuramente persa di vista, soprattutto sotto il profilo monetario: “swingando” grosse cifre, spesso, non riesci a dare più peso ai soldi. In Ghana ho ripreso il contatto anche con questo, stando sempre attento a quanto spendo, nonostante la vita, qua, non costi praticamente nulla…

Cosa può dare, a livello umano, una missione come quella che stai facendo?

Moltissimo. Tante cose non riesco a spiegarle, perché solo vivendole, credo, si possano capire, ma la cosa più bella qua sono i bambini: a loro basta un tuo saluto per essere le persone più felici del mondo, gli basta la minima attenzione, che tu li prenda per mano, che tu ci giochi per un paio di minuti e basta… l’importante è che tu ci sia, null’altro. Vedo bambini che riescono a divertirsi con pochissimo, se non nulla. A loro basta veramente poco per essere felici e quando sei tu che ci riesci, in qualche modo, a renderli felici, ti senti veramente bene, una persona migliore.

Potrebbe arrivare a cambiare il tuo approccio al poker?

Più che a poker, dato che giocherò pochissimo in futuro, solo per rimanere indipendente e pagarmi le spese, penso che cambierà e stia già cambiando il mio modo di approcciare la vita: è un’esperienza veramente forte che ti segna dentro e sono solo a metà del mio percorso…

In chiusura: ti manca il poker in questo periodo? Cosa in particolare?

No, non mi manca per niente, sono praticamente quasi 2 mesi che non gioco una mano e sto veramente bene…  anche questo mi fa capire molto. Mi mancano tante piccole cose qua, inerenti al cibo ed altro che abbiamo ogni giorno, tipo l’acqua corrente che non c’è qua. Però, alla fine, vivo talmente a ritmi elevati e sono sempre impegnato che, quando finisco il volontariato e torno a casa (vivo in una famiglia del posto), son distrutto. Ho a malapena le forze per scrivere nel mio diario, poi crollo nel letto. Il cibo, però, è sicuramente la cosa peggiore qui in Ghana, senza dubbio.

 

 

 

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