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Max Pescatori, 20 anni a Las Vegas: “Il sogno americano non è una barzelletta che si vede solo nei film…”
Nel lontano 1994 un giovanissimo Massimiliano Pescatori partiva alla volta degli Stati Uniti d’America: il desiderio di scappare dall’Italia, allora infetta dallo scandalo “Tangentopoli”, convinse il milanese a prendere un volo e partire per un’avventura che non è ancora finita.
Come annunciato sulla propria pagina Facebook pochi giorni fa, il capitano del team pro di Poker Club ha infatti compiuto i suoi primi 20 anni a Las Vegas:
Il sogno di Massimiliano era sempre stato quello di lavorare nel mondo del gioco: ai tempi si occupava di videogames, collaborando anche al mitico mensile “The Games Machine”. Ma la vera passione si trovava all’interno dei casinò. Seguì un corso da croupier e per oltre cinque anni, prima a tempo pieno, poi part-time, si dimenò tra blackjack, dadi e roulette al “Gold Coast“, uno degli storici Casinò di Vegas.
Poi, nel 1999, la svolta: “Dopo qualche anno in cui mi dedicai principalmente al lavoro, passai dall’altra parte dei tavoli. A casa tenevo una lavagnetta in cui mi segnavo, ogni giorno, vincite e perdite. Un mese, due mesi, sei mesi. Quando dopo un anno mi resi conto che chiudevo in attivo almeno 5 giorni su 6, decisi di intraprendere questa strada professionalmente.”
Ai tempi, però, il poker era ancora agli albori e le prime esperienze di Pescatori erano strettamente legate al Texas Hold’em Limit: “Il primo gioco in assoluto che ho affrontato è stato lo Stud, poco dopo mi sono appassionato al Limit Hold’em, gioco che ‘tirava’ di più e in cui c’era decisamente più action. Fino al 2001 ho giocato praticamente solo a Limit. Allora, quando iniziarono a comparire le prime poker room online negli States era praticamente l’unica variante disponibile”.
In quegli anni Pescatori, ormai per tutti Max, non tornò quasi mai in Europa, anche perché il movimento pokeristico nel nostro continente era piuttosto blando: “Verso il 2002 iniziò a smuoversi qualcosa e ogni tanto tornavo per giocarmi alcune partite in giro per l’Europa. Principalmente giravo tre casinò: l’Aviation di Parigi, l’Hollande Casino di Amsterdam e il Victoria a Londra.”
“The italian Pirate“, soprannome cucitogli a pennello per la bandana tricolore spesso sfoderata ai tavoli, raggiunge l’apice della propria carriera nel luglio del 2006: mentre la nazionale di Marcello Lippi trionfava in quel di Berlino, Max diventa il secondo italiano di sempre ad accaparrarsi un braccialetto alle World Series of Poker, vincendo un evento No-Limit da 2.500$ che gli vale 682.000$ di premio e l’ingresso nel gotha mondiale del poker.
Ma non finisce qui: nel 2008 Pescatori riesce a bissare il successo in un 2.500$ Pot-Limit Holdem/Omaha e ancora oggi è l’unico azzurro a poter vantare due ‘gingilli’ simili…
Ora, come tutti ben sappiamo, il poker in Italia è una lingua tutt’altro che sconosciuta ed è facile trovare Max seduto in qualche casinò delle nostre parti: “Con l’avvento delle punto it e il boom del poker nel nostro Paese, ora sono molto più presente anche se la mia residenza resta sempre a Las Vegas e non credo proprio che la cambierò.”
Sono passati 20 anni, ma l’amore di Max per il gioco è lo stesso di quando era partito: “Ai tempi è stata sicuramente una scelta azzardata, ma, solo oggi posso dirlo, quanto mai azzeccata. La cosa bella è che provo ancora le stesse emozioni di allora: la voglia di sedermi ai tavoli, giocare, scommettere ed essere ancora all’interno del mondo del gioco. Niente come Las Vegas poteva soddisfarmi in questo modo. Oggi il poker è dappertutto e non è necessario volare oltre oceano per realizzare i propri desideri. Però vi assicuro che il sogno americano esiste e non è una barzelletta che si vede solo nei film…”