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WSOP 2014 – The Big One for One Drop: vendere le quote è l’unica strada percorribile per un pro?
All’inizio, probabilmente, ci siamo cascati in molti. Alzi la mano chi, da neofita, ha sperperato in poche ore quei 50€ presenti sul conto gioco, magari giocando cinque tornei da 10€ e openlimpando da under the gun 9-4 di cuori perché suited. Niente di grave, ma il bankroll management è cosa fondamentale per tutti, figurarsi per chi del poker ne ha fatto e ne fa un lavoro. C’è, quindi, chi lo capisce subito e chi, invece, lo capisce con l’esperienza, ovvero andando broke almeno una volta in carriera.
E’ dura, però, parlare di The Big one to One Drop e bankroll management, dato che, stando alla ‘regoletta’ di base, difficilmente i professionisti che parteciperanno, tra pochi giorni, al torneo dal buy-in a sei zeri, possono contare su un bankroll di almeno cento volte il costo dell’iscrizione.
Teniamo fuori dal discorso gli ‘amatori’, solitamente businessmen dalle finanze floridissime, per i quali un milione di dollari per un torneo di poker, che senza dubbio dà loro anche visibilità, rappresenta una cifra che non sposta poi molto.
Parliamo piuttosto di professionisti del gioco che la reputazione e il bankroll se li sono costruiti con fatica, studio e una continuità fuori dal comune, doti non appartenenti, dunque, a chiunque ci provi col poker.
Possono permettersi di giocare il torneo più ricco dell’anno o si tratta solo di un azzardo?
Ne hanno parlato a PokerNews diversi di loro e spiccano le conclusioni alle quali sono giunti Greg Merson, ragazzone che ‘stampa’ soldi anche online da anni oltre a poter vantare due ‘pesanti’ affermazioni alle WSOP, e Isaac ‘Ike’ Haxton, professionista di PokerStars, vero e proprio fenomeno del texas hold’em.
Per Merson, data la situazione attuale del poker, dove le sponsorship non sono certo quelle di qualche anno fa, ci saranno molti pochi partecipanti che pagheranno totalmente l’iscrizione o anche il 50% di essa, considerando che già un 20%, a suo avviso, rappresenta il limite massimo per qualsiasi professionista. Secondo il campione del main event, dunque, la maggior parte dei poker player presenti manterrà una quota che andrà dal 5% al 15%.
Gli fa eco il connazionale Haxton, per il quale rischiare buona parte del bankroll in un singolo torneo, per di più non propriamente +ev, aggiungiamo noi, data l’alta percentuale di super-professionisti iscritti, è sinonimo di cattiva gestione dello stesso. Tradotto: un azzardo.
E’ per questo, quindi, che si è scatenato, anche grazie ai social network, un vero mercato delle quote relative al suddetto torneo, con i vari Mercier, Negreanu e Bellande che, pubblicamente, hanno fatto sapere di aver venduto tutte le quote messe a disposizione degli staker.