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il 30 Lug 2014

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Hero call/muck: Dario Nittolo spiega la chiamata con Q-high all’IPT di Saint Vincent

Hero call/muck: Dario Nittolo spiega la chiamata con Q-high all’IPT di Saint Vincent

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Call impensabili, fold epici, bluff da urlo? ItaliaPokerClub svela il Thinking Process dei professionisti con un’analisi accurata – strada per strada – delle mani più spettacolari da loro giocate.

Dopo avervi raccontato le ‘prodezze’ di Dario SammartinoLuigi CurcioGiuliano BendinelliAntonio BernaudoDavide Suriano e Alessandro Chiarato, quest’oggi analizziamo un freschissimo spot giocato pochissimi giorni fa al Final Table dell’IPT di Saint Vincent.

Protagonista del colpo Dario “Bonzo” Nittolo che cerca l’herocall contro il poi vincitore Massimo Nicola Pellegrino, ma si ritrova dinanzi ad un trips ed è costretto ad abbandonare il torneo in terza posizione.

La mano arriva su bui 30.000 – 60.000 ante 5.000. Nittolo ha uno stack di un milione e mezzo, Pellegrino è sopra i 5 milioni.

manonittolo

Ecco il Thinking Process di Dario, strada per strada.

PREFLOP

Siamo in 3 handed e sono il più corto al tavolo. Sto aprendo il 100% da bottone, mentre da small blind rilancio prevalentemente con mani di valore. Mi ritrovo in mano con Q9 e dopo il fold del bottone, apro a 130.000 su blinds 30.000/60.000. Pellegrino difende il suo grande buio. E’ ancora presto per fare delle considerazioni, ma tendo quasi subito ad escludere una monster o anche solo un A o un K forte: fino a quel momento aveva giocato in maniera decisamente aggressiva e non penso mi stia trappando…

 

FLOP

Il flop recita 1088. Io ho un gutshot e una over card. Per mantenere l’immagine altrettanto aggressiva tenuta da me sino a quel momento c-betto 130.000. Oppo chiama. Qui può ancora avere troppe mani per restringere ulteriormente il range e c’è sempre la possibilità che stia floatando.

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TURN

Al turn esce l’A, carta che segna una piega ben decisa in questa mano. Io decido di bussare e Pellegrino punta 200.000. A questo punto sì, che il suo range inizia a “prendere forma”. Difficilissimo che abbia un 10 o una pocket pair, che avrebbe praticamente sempre checkato dietro. Altrettanto difficile che abbia un Asso, sia per il discorso fatto pre-flop, sia perché durante la partita, io avevo spesso check-callato turn con un buon Asso e lui potrebbe dunque checkarlo behind per evitare di ingrandire eccessivamente il piatto o trovarsi di fronte ad un check-raise. Improbabile che abbia il K: come detto con un K medio-buono lo avrebbe probabilmente tribettato pre. Restano dunque tutti gli 8 e diverse combo di straight draw, pur avendo io un 9 che blockera. In più, non dimentichiamolo, c’è anche quella piccola probabilità che abbia floatato flop e stia ora cercando di rubare il piatto. Chiamo.

 

RIVER

A questo punto, per i ragionamenti fatti al turn, un 2 al river è una delle più belle per me. Checko di nuovo e il mio avversario va all-in, polarizzandosi definitivamente. Coerente con il call al turn, non ci penso nemmeno troppo e decido di chiamare, ma ahimè gira 78 per un tris che batte la mia Q high… Non sono affatto rammaricato per questa mano: innanzitutto va ricordato che avevamo appena fatto un deal a tre e si giocava esclusivamente il primo posto (il 2° e il 3° avrebbero preso 48.000€, 17.000 in più il 1°, ndr). Essendo il più short serviva una scossa e questa era davvero la mano ideale. Se il call fosse stato azzeccato, avrei distrutto psicologicamente i miei avversari e penso proprio che avrei avuto strada spianata verso la vittoria.

 

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