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“Il poker online non crea dipendenza!” La conferma arriva dalle università di Harvard e Amburgo
Non che avessimo poi così bisogno di questa ricerca, ma è sempre un bene leggere qualcosa che una volta tanto sia a favore del poker online piuttosto che demonizzarlo, come troppo spesso, invece, accade da parte di chi è sostanzialmente poco informato.
Gli studi sul nostro mondo che ci accingiamo a presentare, in realtà, sono due, disgiunti tra loro, ma che arrivano alla stessa conclusione: il gioco online non porta a qualsivoglia tipo di dipendenza dallo stesso.
Le ricerche delle Università di Harvard (Medical School) e di Amburgo si sono focalizzate rispettivamente sul ‘gaming online’ in generale e in modo specifico sul poker online.
Nei due anni di ricerca, per la quale ha collaborato anche Bwin.Party, Harvard ha osservato le abitudini di gioco di milioni di utenti in tutto il mondo, arrivando a dichiarare, in conclusione, che il 95% dei giocatori non ha mostrato una intensa attitudine al ‘gambling’: si sono collegati, infatti, al sito in media una volta ogni due settimane, perdendo in ognuna di queste occasioni appena il 5,5% del proprio bankroll.
Per quanto concerne, invece, la parte ‘tedesca’ della ricerca, ovvero quella che si è occupata in modo specifico del poker online, in 6 mesi questa ha ottenuto i seguenti risultati: in media i player hanno passato online 4,88 ore alla settimana, pagando meno di un dollaro all’ora di rake (cash game) o fee (tornei).
Dunque, questi dati sembrerebbero confermare il successo del poker online in versione microstakes come, del resto, avevamo avuto già modo di vedere su PokerStars.it con le MicroSeries svoltesi tra luglio e agosto scorsi.
Il pokerista medio, quindi, è morigerato nelle proprie abitudini di gioco e spende circa cinque dollari alla settimana per portare avanti la propria, economica, passione.
I casi-limite di cui nel tempo vi abbiamo raccontato, dunque, secondo questi studi altro non sarebbero che eccezioni che confermano la regola.