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Arrestato Ray Bitar, ex CEO di Full Tilt: 40 milioni confiscati e rimborsati ai giocatori
I guai per i vecchi vertici di Full Tilt Poker non sembrano avere fine, vista la sgradevole disavventura accaduta all’ex amministratore delegato della poker room online statunitense, Ray Bitar.
L’ex CEO di Full Tilt, uno dei grandi accusati nei processi che hanno seguito il Black Friday del 2011, ha dovuto fronteggiare nei giorni scorsi nuove grane con la giustizia, visto che è stato condannato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti a cedere un patrimonio dal valore di circa 40 milioni di dollari.
Inizialmente, Bitar avrebbe dovuto anche scontare una condanna di ben 35 anni di reclusione in carcere, ma la sua collaborazione con il Dipartimento di Giustizia gli è valsa la riduzione della pena fino a un anno e mezzo.
I 40 milioni di dollari confiscati a Bitar saranno utilizzati per rimborsare, seppur in maniera parziale, i giocatori vittime di frode nei giorni che coincidono con il Black Friday, che ha causato la chiusura di Full Tilt Poker e la conseguente perdita dei fondi investiti dai players nella poker room.
Per riuscire a requisire questa ingente somma, il Dipartimento di Giustizia ha attinto a ben 18 conti aperti da Bitar in istituti bancari in diverse parti del mondo: 3 conti nella Bank of Ireland, 2 presso la Royal Bank of Scotland International, la National Irish Bank, la tedesca Wirecard Bank AG e la Comerica Bank in Texas, e addirittura 5 in un istituto bancario di La Valletta nell’isola di Malta.
Oltre alla confisca dei liquidi depositati presso questi 18 conti in banca, il Dipartimento di Giustizia ha confiscato a Bitar anche alcuni beni immobiliari, come quattro immobili in California, due a Terre Haute in Indiana e una parte, pari al 10%, di un resort nelle Isole Bermuda.
Per chiudere, il Dipartimento di Giustizia ha confiscato a Ray Bitar anche le quote di 23 holdings di cui era socio, o in cui aveva degli interessi connessi a Full Tilt.
Tra queste spiccano Tiltware, società che detiene la proprietà del software della nota poker room, oltre alla Pocket Kings e ad altre nove società che non hanno niente a che fare con il gaming online, e in cui Bitar aveva investito.
Un altro incontro poco piacevole per Bitar con gli ufficiali americani, dopo il processo avviato nei giorni successivi al Black Friday e altri due “incontri” nel 2012 e nel 2013: proprio nell’ultima apparizione di Bitar davanti al Dipartimento di Giustizia, le parti in causa riuscirono a trovare un accordo sulla base di quei 40 milioni, la cui confisca è stata appena completata e dovrebbe porre fine alle grane giudiziarie in merito allo scandalo di Full Tilt.