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il 30 Ott 2014

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Il dirigente AAMS Francesco Rodano sul calo del poker: “Mancano innovazioni di prodotto, occasionali poco tutelati dalle room!”

Il dirigente AAMS Francesco Rodano sul calo del poker: “Mancano innovazioni di prodotto, occasionali poco tutelati dalle room!”

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Qualche giorno fa un lancio di agenzia ha comunicato un intervento pubblico del dirigente AAMS Francesco Rodano sul calo dei giochi online.

A quanto pare, Rodano avrebbe indicato la crisi economica di questi anni quale principale causa della riduzione di traffico online.

Come nostro solito, siamo andati direttamente alla fonte per approfondire l’argomento.

Ne è uscita una lunga chiacchierata ricca di interessanti spunti di discussione e riflessione.

 

IPC: In un suo recente intervento pubblico ha sottolineato come il calo della spesa complessiva del gioco sia dovuto alla crisi economica. Al calo del poker online, però, fa fronte un aumento del traffico in giochi di casinò: quanto crede che abbia influito sul calo del texas holdem l’aumento dei giochi senza alcuna componente di abilità?

FR: Nel mio intervento mi riferivo alla spesa complessiva in giochi in Italia. Se si guarda al dettaglio dei singoli giochi, le dinamiche possono essere diverse caso per caso. In particolare, il poker online (sia cash che a torneo) è uno dei giochi che, da due anni, presenta il calo di spesa più pronunciato (oltre il 20% solo nell’ultimo anno), per il quale probabilmente la recessione economica non rappresenta la causa principale. Ne è la prova il fatto che il poker online, già da qualche anno, sta attraversando un periodo di forte contrazione in molti altri Paesi. E’ quindi ipotizzabile che il declino del poker derivi da una serie di concause, il cui peso relativo è però difficile da stimare. Provo a elencarne alcune:
1) Il passaggio di “moda” e la fine dell’effetto novità, dopo la grande popolarità sul finire del decennio scorso;
2) Il tempo (a volte molte ore) che va “impegnato” per giocare, soprattutto i tornei principali, il che potrebbe portare parte del pubblico a favorire forme di intrattenimento più veloci, non necessariamente, tra l’altro, che prevedano vincite in denaro (si pensi al boom dei social games);
3) L’aumento dell’attenzione da parte della pubblica opinione sui rischi di comportamenti problematici legati al gioco;
4) L’assoluta mancanza di innovazione di prodotto. L’unica novità recente è stata l’introduzione dei sit&go a montepremi variabili, che infatti ha riscosso un successo enorme sia in Francia che in Italia;
5) Infine, anche se può sembrare paradossale, l’enorme peso, nel gioco, della componente di abilità, che probabilmente è stata sottostimata dalla gran parte dei giocatori. C’è stata una fase in cui ci si illudeva che vincere a poker fosse alla portata di tutti. Poi ci si è resi conto che, nel medio periodo, erano solo i più bravi (gli “squali”) a chiudere in attivo, mentre i meno abili (i “pesci”) rimanevano scottati e tendevano ad abbandonare il gioco. E’ un po’ come se si dovesse pagare un buy-in per un heads-up di tennis contro Federer. A parte il piacere di giocarci una volta, dalla seconda in poi si evita di buttare i soldi. Tra l’altro ho l’impressione che molte poker room abbiano coccolato e incentivato i grinder (con rake back, bonus, ecc.), in quanto generavano profitti, e poco tutelato i giocatori “normali”, i quali, via via, hanno lasciato. Mi sono sempre chiesto, a questo proposito, come mai nessuna poker room abbia pensato di offrire tavoli di poker riservati a giocatori con livelli di abilità omogenei, ma forse la risposta la immagino… Non penso però che i giochi di casinò abbiano influito sul calo del poker. Dai nostri dati sembrerebbero giochi che si rivolgono a target di giocatori abbastanza distinti tra loro. La crescita dei giochi da casinò si spiega invece con il recupero, sempre maggiore, di gioco che esisteva già, ma era “invisibile”, perché precedentemente praticato sui siti non autorizzati.

IPC: Nello stesso intervento ha sottolineato come il gioco sui siti non autorizzati sia una delle concause del calo. E’ di settimana scorsa il pronunciamento della Corte EU sulla natura discriminatoria della tassazione imposta ai giocatori italiani per vincite in case da gioco di Stati Membri dell’Unione: teme che la sentenza possa avere effetti anche sul gioco online, almeno per quanto riguarda poker room con sede legale in Europa?

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FR: Il gioco sui siti non autorizzati esiste ancora, anche se forse ha un impatto maggiore su altri giochi, come scommesse e casinò, che non sul poker. Si tratta soprattutto di gioco promosso e “venduto” in luoghi fisici, attraverso le migliaia di punti vendita affiliati a operatori con licenza di altri Paesi. Per quanto riguarda il pronunciamento della Corte di Giustizia europea, non c’è alcuna attinenza con il gioco online, per un motivo molto semplice: le vincite di cui ha trattato la Corte sono state conseguite in luoghi fisici (i casinò) che sono assolutamente legali nei rispettivi Paesi. Allo stesso tempo, il diritto dello Stato italiano di imporre una licenza o concessione agli operatori che vogliono offrire gioco online sul nostro territorio è pienamente riconosciuto dalle istituzioni comunitarie, tanto che nel maggio del 2010 la Commissione Europea ha chiuso le uniche due procedure di infrazioni contro l’Italia che riguardavano appunto il gioco online, riconoscendo come le regole italiane fossero (e siano) pienamente legittime e compatibili con il diritto comunitario. Per chi è curioso, il comunicato stampa della Commissione Europea è qui. Anzi, si può dire che, in questo campo, l’Italia ha fatto scuola, tanto che successivamente anche Francia, Spagna, Danimarca, Estonia, e persino il Regno Unito (dal 1° novembre 2014) hanno adottato un modello che prevede l’obbligo di licenze nazionali per l’offerta di gioco online. Molti altri Paesi seguiranno nei prossimi mesi.

IPC: Moltissimi professionisti di poker si stanno trasferendo all’estero perché ravvisano nella realtà italiana un ‘acquario chiuso’ e vogliono allargare i propri orizzonti. Da parte dell’AAMS c’è una apertura a un eventuale allargamento del mercato su scala transnazionale o addirittura europea?

FR: Non abbiamo preclusioni all’allargamento del mercato per i giochi multigiocatore (la cosiddettà “liquidità condivisa” o “internazionale”). Si tratta però di un’operazione complessa, se non altro perché richiede un accordo, anche “tecnico”, con altre giurisdizioni.

IPC: E’ di giugno l’annuncio della possibilità per le poker room di organizzare tornei multiday, sul modello di Winamax in Francia: qualche operatore ha avviato le pratiche per far partire la novità – rivoluzionaria per il nostro mercato?

FR: A giugno abbiamo previsto questa possibilità proprio ispirandoci all’esempio francese. Non c’è nulla di male a copiare le buone idee altrui! Però, a oggi, nessuna poker room italiana l’ha ancora sfruttata. Mi chiedo però se bastino i tornei multiday a risollevare le sorti del poker online…

 

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