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“L’economia moderna è nata ai tavoli da poker”: la lezione al M.I.T. del mago della Finanza Aaron Brown
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Lo stretto legame tra l’economia e il poker è da sempre conosciuto.
Sembra però difficile pensare che parallelo alla definizione dei moderni concetti micro e macroeconomici vada lo sviluppo del poker.
Eppure è questa la lezione di Aaron Brown, esperto di gioco e di mercati finanziari. Dopo una lunga carriera nelle partite di poker dal vivo prima ad Harvard (dove giocò con George W. Bush e Bill Gates, tra gli altri) e poi in California (dove divenne amico di Mike Caro e molti giocatori della prima era del poker), il 50enne autore americano ha speso buona parte della sua vita sui mercati di Wall Street, attraverso la creazione di fondi di investimento che hanno avuto molto successo e ottenuto risultati straordinari.
Brown ha spiegato la singolare correlazione tra poker e pensiero economico in una lezione all’interno del corso universitario “Poker theory and analytics” del Mit facendo un excursus della storia del nostro amato gioco.
Il docente spiega come nei primi decenni dell’800 la zona degli Stati Uniti d’America definita Northwest (comprendente il Missouri, l’Ohio patria del M.I.T., l’Arkansas e parte del Texas) fosse una delle più povere del globo, popolata solo da nativi americani cacciati dalle altre regioni degli Usa, da canadesi francofoni non voluti dai connazionali di madrelingua inglese e da persone con debiti che si rifugiavano lontane dai problemi di una vita.
Ciò non ha però fermato la nascita e la crescita di alcune tra le più importanti eminenze grigie come Pulitzer o McCormick, e di alcuni tra i più affermati imprenditori del miracolo americano di inizio Novecento, quali Rockefeller e Carnegie.
La causa di questo sviluppo è da addebitare alla presenza di un gioco sconosciuto fino ad allora ma che ebbe subito molto successo. Ovviamente questo è il Poker.
Nel suo stadio ancestrale il gioco aveva alcune caratteristiche che lo hanno portato a sviluppare un ciclo economico ben radicato nella società.
Brown elenca i principi base che hanno portato il poker, nelle sue varianti che prenderanno il nome proprio dalla toponomastica di questa regione (Texas, Omaha, Cincinnati, etc.), a essere il motore di questa rivoluzione culturale.
1. L’Asso ha un valore più alto del Re: può sembrare strano che una semplice regola di un gioco sia così importante per lo sviluppo di un pensiero nella società, ma il fatto che il re non sia la carta più alta sta a significare che il poker è un gioco democratico e non monarchico.
2. I punti nel poker sono in ordine di rarità: una coppia, più facile da realizzare, vale molto meno di un full. Questo ha portato le persone a cercare queste rarità nel mondo e a far sì che sulle cose più difficili da reperire si sviluppasse l’economia.
3. Il poker non nasce prettamente come un gioco di soldi. Nella sua forma primordiale infatti non vi erano sul tavolo i dollari, bensì dei “poker check“, ossia dei tagliandi del tutto simili a quelli in voga a Las Vegas all’interno dei Casinò. Questi tagliandi a fine partita venivano scambiati e siccome si era in una zona molto povera, i giocatori perdenti offrivano lavoro in cambio dei loro debiti di gioco. Il poker era quindi un vero e proprio modo di creare moneta in tutto e per tutto simile a quello che è accaduto più tardi con le azioni nelle Borse di tutto il mondo. I poker check vennero sostituiti poi dalle chips, che secondo Brown sono il vero motivo della diffusione popolare del poker, e l’invenzione che lo ha definitivamente consacrato a livello di massa nella società americana.
4. Il poker è solo per chi ha una mente matematica e un alto quoziente intellettivo. In una zona così povera come era appunto il Northwest, chi vinceva a poker riscuoteva molto successo. Pare chiaro quindi che tutti impegnavano il loro intelletto per riuscire nel mondo del poker e di conseguenza riuscire a creare sempre più moneta. Il giocatore di poker diventa così una sorta di primordiale banca.
Per Brown questi motivi hanno portato allo sviluppo di questa zona degli Stati Uniti d’America e successivamente dell’intera nazione.
Le relazioni che si trovano quindi tra il poker e il mondo della finanza, come l’applicazione di teorie simili, quali la game theory o i range, partono dalla crescita parallela dei due mondi, quello del gioco e quello dei mercati.
In quest’ottica per esempio è anche lo sviluppo dei mercati dei futures. Esattamente come accade ora sulle piazze delle borse di tutto il mondo, con l’acquisto di azioni venivano comprati nei mercati di inizio 900 i poker check sulla promessa di farli fruttare successivamente al tavolo da gioco.
Il nesso tra poker ed economia in tutte le sue sfaccettature è ben analizzato da Brown nel libro “The Poker Face of Wall Street“, il cui titolo è esemplificativo del pensiero dell’esperto americano e dei suoi colleghi attivi sul mercato finanziario più importante al mondo.