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il 28 Apr 2017

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Uscire da una bad-run: quando la tecnica non conta

Uscire da una bad-run: quando la tecnica non conta

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A volte quando si è in un periodo di bad run non basta continuare a giocare, giocare e giocare. E anche mettersi “a studiare” non è un grande piano, pur non essendo mai sbagliato. Quali sono quindi gli accorgimenti che si possono prendere per cercare di venire fuori da un periodo negativo?

Solo chi ha runnato veramente male può capire l’assurdità della situazione, dei ragionamenti e del flow delle carte che mano dopo mano e sessione dopo sessione inanellano un grafico sempre peggiore e pian piano sciolgono il bankroll. E non solo quello.

La fiducia, infatti, al pari del roll, viene meno: si inizia fisiologicamente a giocare peggio, a giocare per meno tempo, distratti, abbattuti e preoccupati. Pensieri cupi si affollano, assurdi anche solo a immaginarsi in tempo di vacche grasse, pensieri del tipo “sto davvero perdendo tempo?”, “cosa sto giocando a fare?”, “forse dovrei mollare tutto!”.

Il poker è il gioco più bello del mondo quando si vince. A forza di infilare sessioni positive ci si sente imbattibili, si giocherebbe per ore, ci si diverte, si osa di più, si dà meno peso ai cooler sfavorevoli e si osserva, incantati, il bankroll salire.

Quando si perde, diventa tutto più cupo e prima ancora che intaccare i soldi a disposizione, la bad run dà un colpo all’ego, spesso troppo smisurato in chi gioca a poker “per professione”, ritenendosi migliore, su base giornaliera, rispetto a un field che è lì a fare quello che fa lui, ma – si suppone – in maniera peggiore.

Compresi in questa girandola di alti e bassi, oltre alle persone che hanno davvero sempre avuto poca fortuna (soprattutto all’inizio quando ne serve un po’ per decollare) e a quelli che non hanno quasi mai avuto periodi “neri”, ci sono tutti gli altri giocatori, quelli che runnano male per periodi “sfigati” e mancanza di abilità (di ogni tipo) e quelli che runnano bene, senza particolari demeriti.

Non volendo ragionare qua sulla tecnica, data in parte per assodata e talvolta così marginale quando la sessione media vede un negativo di molti buy-in, quali possono essere i trucchi per cercare di uscirne, per ritrovare lo slancio e vedere la luce infondo al tunnel del grafico a 45° discendenti di Holdem Manager?

 

Fiducia

Mai perdere la fiducia nei propri mezzi, ovvero mettersi in discussione su tutto. Bisogna invece criticarsi positivamente. Continuare a produrre mani come una zelante formichina potrebbe risolvere da sé la situazione oppure spingere il grafico ancora più in profondità.

La posta in gioco è troppo alta per “provare e vedere come va”. Sicuramente la costanza giorno dopo giorno è molto positiva nel poker, ma prima di continuare nelle otto ore quotidiane, bisogna chiedersi davvero se si stia facendo del proprio meglio, se ci siano cambiamenti attuabili o se si stia sbagliando qualcosa come la selezione degli orari delle sessioni, una cattiva table selection o un livello improvvisamente diventato più tosto.

Mettersi a revisionare il proprio gioco non significa demolirlo, significa cercare di capire i margini per aumentarne la profittabilità. Uno studio approfondito delle credenze sviluppate a forza di mani su mani non deve essere volto a criticare negativamente le proprie abilità, quanto piuttosto a costruire una nuova fiducia, più forte della precedente.

Per fare questo potrebbe risultare decisivo aprirsi al mondo esterno, chiedere una mano a grinder nella medesima situazione o con più esperienza, e anche prendere una pausa di riflessione nella quale guardare video, discutere mani e osservare un poco più da lontano i tavoli da gioco.

Se si era in grado di giocare fino a due mesi prima, non c’è ragione di credere che con costanza, studio, confronto e qualche aggiustamento non si possa tornare a puntare in alto.

 

Positività

Non sta scritto da nessuna parte che se ieri è andata male l’ennesima serata domani non si possa invertire il trend.

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Uno dei concetti più difficili in assoluto da assimilare non è, infatti, quella nota tecnica che fa la differenza tra l’amatore e il professionista, quanto capire che la varianza non solo non è nemica, ma neanche scientificamente precisa. Si possono perdere anche decine di flip in fila, ma all’inizio del colpo si è sempre al 50%. Sempre.

Se si inizia a immaginare uno scenario in cui l’avversario prenderà sicuramente tris (solo per poi dire “lo sapevo io!”) contro la coppia di Assi, tutto il resto della sessione ne soffrirà.

All-in e (sensati) bluff sono sempre comandati dalla dea statistica e dalla dea varianza. Nessuna legge scritta impone di perdere il prossimo showdown. Qualche volta i numeri condannano, altre attribuiscono il dovuto; rimanere positivi e osservare il lungo periodo è la chiave.

Tutto il resto, invece, è incidentale. Se non si ha abbastanza roll per il lungo periodo, basta fare level down e/o giocare meno aggressivi, ma questo non incide in nessun modo sulla varianza, è solo un elemento collaterale (di sicuro da tenere in considerazione) del poker.

Il grafico può cambiare da un giorno all’altro. Senza un motivo valido, senza che ci sia apparente ragione di un’inversione di tendenza tanto sperata quanto aspettata, nel giro di 50 mani può cambiare
il trend.

Se si osservano i grafici di molti giocatori non c’è modo di spiegare come, alla fine di un grande down, all’improvviso, la linea verde abbia ripreso a salire. Non il giorno dopo, né quello prima, semplicemente c’è un punto in cui si torna a scalare la vetta e a rassicurare il proprio bankroll.

Fa paura sotto un certo punto di vista, ma esserne consapevoli deve donare tranquillità e positività, considerando che l’unica cosa che conta non sono “i risultati del mese”, ma quelli – ancora virgolette – “finali”. Ovunque si scelga che la fine debba essere.

Godersi la vita

Lontano da discorsi moralistici, anche se si clicka sul mouse per lavoro giocando a poker, ci sono davvero moltissime cose al di fuori per essere tranquilli anche in periodi neri. Se si è nel pieno di una bad run o al termine dell’ennesima sessione negativa, ci vuole “pazienza”.

Si gioca a poker per divertimento – e allora va tutto bene – o per soldi, ma nel secondo caso, anche nel peggiore dei secondi casi, ci sono sicuramente altre risorse e ancore cui appigliarsi all’interno della quotidianità.

Se un grafico in picchiata altera in maniera costante il rapporto con l’esterno tanto da farci passare la voglia di uscire per andare a giocare a calcetto o per fare una chiacchierata tra amici, allora è decisamente giunta l’ora di appendere le carte al chiodo.

È un consiglio non scritto, forse taciuto addirittura, ma sincero; non c’è nessuna ragione di “rovinarsi” le giornate, per troppo tempo di fila, unicamente per un gioco che – si può dire? – è meno meritocratico di quanto si voglia credere.

Rimanere fiduciosi, positivi e ben fermi nel contatto con la realtà sono le chiavi – o almeno alcune strategie – per uscire da una bad run; se neanche in questa maniera si riesce a invertire il trend, per lo meno si può stare sicuri che con questo approccio non si corre il rischio di farsi risucchiare da un vortice di negatività che di sicuro non porta alcun beneficio in nessuna area, poker – per quel che vale – e quotidianità, molto più importante.

 

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