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il 15 Ott 2015

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Erik Audé, l’attore americano che imparò il poker in una prigione in Pakistan

Erik Audé, l’attore americano che imparò il poker in una prigione in Pakistan

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Ci sono molti modi per approcciare al mondo del poker.

Spesso gli inizi della carriera di un giocatore cominciano in modi canonici: giocando saltuariamente pochi euro alla volta come Andrea Crobu, passando dal poker all’italiana al Texas Hold’Em come Massimo Mosele, o scoprendo il giochino tramite amici, come Marco Bognanni.

Queste storie le avrete sentite molte volte da molte persone (anche se non tutti sono riusciti a brillare come i tre giocatori sopracitati), ma a volte il poker player che è dentro di noi esce in situazioni e contesti a dir poco unici!

Erik Audé, attore, stuntman, poker pro e personal trainer americano, ha raccontato ai microfoni di PokerNews dei suoi primi approcci con il poker, avvenuti in un carcere in Pakistan negli anni immediatamente successivi alla tragedia dell’11/09.

Erik verso la fine del 2001 allenava un cliente chiamato Rai con il quale è entrato presto in confidenza. Rai gestiva un commercio di articoli di pelle con il medio oriente, e propose ad Audé di sostituirlo in alcuni viaggi per risparmiare sulle tasse d’importazione.

Dopo aver accettato ed aver concluso due viaggi a buon fine in Turchia e Svezia, Erik atterrò in Pakistan, luogo delicato per un americano dopo l’attentato alle Twin Towers.

Erik fece quasi scoppiare una rivolta dopo aver flirtato con alcune ragazze di Islamabad, poi il problema per fortuna sfumò nel nulla e l’americano tornò in albergo, concluse lo scambio di merci e si preparò al ritorno.

All’aeroporto però venne fermato per un controllo, Erik era serenamente convinto di non stare facendo nulla di male, ma i controlli nei bagagli lo inchiodarono: più di 3 kg di oppio nelle sue valigie, più che sufficienti ad arrestarlo per traffico di droga.

I primi tempi in galera non furono facili, risse e torture erano all’ordine del giorno, alcune delle quali tristemente non usciranno mai dai suoi ricordi. Ma Audé pensò di doversi adattare presto alla situazione o avrebbe avuto vita breve.

“La gente soffriva la fame, si picchiavano sempre… il carcere era sovraffollato… L’episodio girato su di me da National Geographic ‘Looked Up Abroad’ mi riprende per lo più a combattere per la mia sopravvivenza, ma non è stato così. Quanto più possibile cercavo di stare isolato, passavo la maggior parte del mio tempo a leggere, esercitarmi, imparare le leggi e la lingua.”

Grazie alle sue qualità e ad alcune guardie corrotte, Erik riuscì presto a smorzare l’antipatia provata dagli altri nei suoi confronti. Audé riuscì ad ottenere cibo, una televisione, un cellulare e addirittura un computer portatile.

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Quando scoprì che la sua pena sarebbe durata sette anni Audé decise comunque di non perdersi d’animo per non permettere alla sua condizione di avere la meglio su di lui.

Continuava ad allenarsi, studiare, leggere, cominciò a coltivare, portò acqua corrente continua in carcere (rispetto all’ora giornaliera a disposizione prima), cominciò a studiare la lingua per comunicare più facilmente con gli altri e ad insegnare loro a leggere, e ad alcuni la lingua inglese.

Tra il 2002 ed il 2003 Audé voleva essere occupato tutto il tempo per non permettere alla noia e alla tristezza di avere il sopravvento, per non perdere la motivazione di vivere.

Entrò in contatto con dei carcerati che giocavano a Texas Hold’Em e presto anche Erik imparò a giocare unendosi a loro. Giocavano per piccole cifre, prevalentemente in modalità torneo perché alcuni non avevano fondi sufficienti a giocare cash game. In premio c’erano pochi soldi o qualche cibaria, che in quei contesti però avevano ovviamente un valore molto più elevato.

A volte era un modo per vincere la fame, altre un modo per passare il tempo.

Erik riuscì a riconquistare la libertà pochi anni dopo, nel 2004, grazie ad una confessione scritta dello stesso Rai che l’aveva impicciato nel traffico, che disse che Erik era ignaro di tutto.

Una volta tornato a casa però non aveva più nulla, un amico gli prestò 100$, che Erik non avrebbe voluto accettare, ma la situazione lo richiedeva.

Mentre andava a lavorare come stuntman in un film rimase imbottigliato nel traffico, e decise di provare ad investire quei 100$ nell’unica cosa che sapeva fare. Si sedette ad un NLHE da 40$, che gli permise di approdare al NL100$ e di uscire con un profitto di 1.700$.

La sera tornò e trasformò 300$ in 1.200$. Una settimana dopo Erik aveva già la sua auto personale, due settimane dopo un posto di lavoro e un’indipendenza economica che mai più perdette.

Da lì in poi Erik ha sempre avuto come priorità il suo mestiere di attore/stuntman e tutto ciò che concerne il suo sogno Hollywoodiano, ma è comunque rimasto coinvolto nel mondo del poker, giocando almeno un paio di volte a settimana ed ottenendo ottimi risultati, tra i quali un 10° posto ad un evento da $5.000 delle WSOP 2009, valido per $53.728.

“Provavo solo ad essere felice e stare in pace… Non sono un Superman indistruttibile, solo uno stupido ragazzo coinvolto in una situazione terribile che non ha avuto altra scelta che combattere solo per essere americano. Avrei voluto che nulla di tutto questo fosse accaduto, spero che questo racconto prevenga ad altri situazioni come la mia.”

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