Friday, Nov. 22, 2024

Poker Live

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il 19 Ott 2015

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“Live è un altro gioco!” Un grinder online racconta le difficoltà alla sua prima esperienza dal vivo

“Live è un altro gioco!” Un grinder online racconta le difficoltà alla sua prima esperienza dal vivo

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“Live è un altro gioco”: quante volte l’ho sentito ripetere da che mi sono appassionato al giochino!

Eppure ho sempre pensato che fosse una frase fatta: come nell’online le carte sono 52, le regole non cambiano e così pure la matematica che sta alla base della presa di decisioni.

E invece… Dopo essermi schierato a un side KO del sabato sera al casinò di Campione, mi sono reso conto di quanto fossi in errore. Ecco le principali differenze che ho ravvisato.

 

1 – Live non ci sono mouse da spaccare e gli avversari sono lì

Si inizia dal contesto in cui ti trovi a giocare. A casa quando ho pochi tavoli aperti mi sdraio sul divano e spippolo dal joypad, stravaccato come una lucertola al Sole.

Al Casinò si è comunque in un contesto pubblico, e dunque ci sarebbe una compostezza da mantenere: in caso di badbeat non hai un mouse a portata di mano da lanciare al muro e l’avversario è lì accanto che ascolta gli improperi che gli rivolgi.

A un certo punto del torneo, quando grossomodo eravamo in 12-14 giocatori rimasti, questa basilare constatazione si è completamente cancellata dalla mia mente.

Un signore alla mia sinistra mette le sue carte oltre la linea molto prima che debba parlare: il floor non lo considera un fold e gli fa risistemare le carte davanti, io openpusho A-K e lui si rimangia il gesto precedente chiamando l’allin. Gira una coppia di 8 e va lui lasciandomi con due spiccioli.

Inizio a borbottare per la sua azione, richiamo il floor che conferma la sua decisione di prima, poi per fortuna trovo subito il raddoppio e mi calmo un po’. Due mani dopo pusho il mio stack esiguo con A-5o e il signore di prima chiama con Coppia di Donne.

Sono pronto ad alzarmi quando al turn arriva un magico Asso che mi consegna il raddoppio. Inizio a farneticare ad alta voce della Giustizia (con la G maiuscola!) che qualche volta si materializza a un tavolo di Texas Hold’em: “chi semina vento raccoglie tempesta” blatero ad alta voce rivolto al signore.

Quando il dealer fa il count e capisco di aver preso la sua taglia impazzisco letteralmente: “Bene, anche la taglia… – dico al tavolo – Quanto ci godo!”.

Il bon-ton in quel frangente è lontano dalla mia persona davvero anni luce. L’avversario è invece un signore, perché nonostante lo scoppio e le mie provocazioni si alza e se ne va senza proferire parola.

Pochi minuti dopo all’euforia del raddoppio subentrerà la vergogna per un comportamento decisamente sopra le righe, di solito molto lontano dalla mia persona.

2 – Aggrappato a quella sedia con le unghie e coi nervi

Monotablare live è proprio una bella palla per chi è abituato a giocare online su più tavoli in contemporanea. La sopravvivenza nel torneo acquisisce tutt’altro valore, e se non la fa a livello conscio potete star certi che lo faccia a quello inconscio.

O almeno, è così che col senno di poi ho giustificato un’altra mini-scenata che ho fatto quando mancavano due-tre eliminazioni dalla bolla.

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Il giocatore su bottone openlimpa, quello da small blind completa e io mi ritrovo Q-Ts da grande buio con uno stack di 7-8 bui.

Pusho per l’allin più standard del mondo. L’openlimper dice “check” in un palese dissociazione voce-cervello, visto che mentre parla prende le sue chips e le mette in mezzo.

E’ intenzionato a chiamare, il fatto che abbia detto ‘check’ è una piccolezza che non inificia la sua azione, ma io – capendo che allo showdown partirò sotto – inizio a fare una tarantella per cercare di far invalidare il suo call.

Sono quasi le tre di mattina, sono seduto a quel tavolo da ore e se mi si presenta l’occasione buona per restarci non me la faccio certa scappare – avrà elaborato il mio cervello in un modo completamente dissociato dal mio pensiero lucido e da ogni mia convinzione circa la sportività al tavolo verde.

Per fortuna, a differenza del caso raccontato sopra, con un barlume di coscienza capisco subito che sto facendo una figuraccia, dico ‘good luck’ all’avversario e ci giochiamo il colpo (per la cronaca, floppo doppia coppia e vado io contro il suo A-5).

 

 

3 – Marginali? No grazie! Il potere dello short stack

Questa è la più ovvia e quella che più spesso si sente ripetere. Se inizi a prendere marginali giocando live, anche diverse vite possono non bastare per far diventare quella giocata positiva nella pratica concreta, per quanto lo sia a livello teorico-matematico.

Più volte nel corso del torneo mi sono ritrovato così short che se fossi stato online avrei iniziato a pushare a caso come non ci fosse un domani.

A Campione invece sono riuscito ad aspettare,: la voglia di restare incollato alla sedia che ho appena raccontato, certo, ma anche – lo ammetto! – il fatto che in ogni momento del torneo non sapessi con esattezza quale fosse il mio stack.

Avendo sempre giocato online non ero proprio a mio agio con le chips: cercavo di fare le pile, ma ad ogni mano toglievo i gettoni senza fare i conti del caso, col risultato che il mio stack era sempre formato da pile di diverse altezze.

Sapere è potere sempre, ma nel passaggio poker online – poker live ignorare quanto sei effettivamente corto può aiutare…

Sarà un caso, ma nel momento in cui non ho dato peso al mio short stack ho trovato l’eliminazione in quarta posizione, pushando A4s da bb sull’apertura del megachipleader da bottone che chiama con KQ e vince lo showdown, proprio quando mancava una manciata di minuti alla chiusura del Casinò e dunque all’obbligatorio deal per ICM.

 

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