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il 15 Ott 2008

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Troppe tasse per il punto IT

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A circa un mese di distanza dallo “start” con soldi veri per il poker online in Italia si cominciano a tirare le prime somme. Indubbiamente il periodo d’oro è appena agli inizi, sono migliaia infatti i giocatori che ogni giorno affollano le due poker room italiane già aperte e cioè Gioco Digitale e Microgame.

Le prospettive sono dunque rosee ma, oltre a raccogliere i buoni frutti di questo primo periodo, ci si comincia anche ad interrogare sul futuro e sulle potenzialità commerciali di questo settore, specialmente in relazione con la concorrenza rappresentata dai “mostri” del punto com.

Questo scontro fra poker room estere e nostrane è indiscutibilmente un match impari, visto in special modo gli anni di vantaggio che queste rooms punto com hanno rispetto alle made in italy, ma è un dato di fatto che le nostre PR stanno recuperando terreno molto velocemente e, prima di quanto si pensasse, questo scontro potrebbe giocarsi ad armi pari.

Il primo serio problema, come spiega Carlo Gualandri presidente di Gioco Digitale, sono le tasse. “La normativa originaria prevedeva un montepremi minimo dell’80%, tasse al 3% e profitto massimo per l’operatore al 17%. Da sottolineare che per far fronte alla concorrenza internazionale gli operatori si sono diminuiti il loro compenso diretto per portare il montepremi al 90%”.

Se vogliamo davvero emergere a pieno titolo nel mercato legale” continua Gualandri è necessario rivedere il sistema di tassazione che è attualmente basato sul fatturato totale anziché sul solo margine di profitto degli operatori. Attualmente le tasse rappresentano circa un terzo del nostro profitto, noi siamo disposti a dimezzarlo a patto che lo Stato faccia lo stesso così da rendere veramente concorrenziale anche l’offerta legale”.

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Questo comparatore confronta i bonus di benvenuto attualmente verificabili sui siti degli operatori italiani. Questa tabella ha una funzione informativa e gli operatori sono mostrati in ordine casuale.

L’offerta illegale è ancora vastissima ed i Monopoli non riescono adeguatamente a tutelare il mercato regolare. Vien da sé che questi colossi stranieri, essendo privi di qualsivoglia tassazione, possano offrire prodotti più appetibili”.

D’accordo con Gualandri è anche il presidente di Microgame, Fabrizio D’Aloja, il quale aggiunge: “…credo sia indispensabile che, oltre alla revisione del gettito fiscale, l’AMMS affronti anche altri pressanti problematiche come il gioco cash ed i limiti dei tornei (attualmente fermi a 100 euro)”.

Un mercato con notevoli potenzialità dunque ma ancora con le ali non totalmente spiegate…

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