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Le mani del “suicidio” di Neil Blumenfield 3 left al Main Event WSOP
In un tavolo finale tutto sommato mediocre nel quale il chipleader Joe McKeehen non ha voluto prendersi eccessivi rischi e gli avversari hanno fatto a gara per evitare di scontrarsi con lui il più determinato a regalare sprazzi da scheggia impazzita è stato a sorpresa il 61enne californiano Neil Blumenfield.
Armato della sua immancabile Fedora, un cappello molto simile al borsalino, l’eccentrico Neil non ha atteso molto per farsi notare e sin dalle prime mani del day 1 del final table ha piazzato 3bet anche con mani marginali come la prima con Q8.
Supportato poi dalle carte (in sole 172 mani ha visto almeno quindici monster hand) è sembrato l’unico che nonostante gli alti e bassi fosse disposto a prendersi rischi.
Non quel Tom Cannuli, giovane ragazzino che dopo ore di fold ha finito la sua avventura con una coppia di assi tra le mani scoppiata dai dieci di Max Steinberg, e neppure Zvi Stern, il pazzo israeliano che aveva tra i suoi mentori l’ultimo campione del mondo Martin Jacobson che ha detto addio ai sogni di gloria quando la sua aggressività gli ha giocato un brutto scherzo nella guerra di bui contro Josh Beckley.
Anche Max Steinberg è sembrato timoroso dei vari scalini arrivando a foldare AJ da bottone sulla 3bet proprio di Blumenfield da big blind.
Il californiano invece ha continuato nella sua strategia di “finto” amatore probabilmente ben coachato da qualche giocatore più esperto negli ultimi quattro mesi.
Il particolare format diviso su tre giorni e le capacità di lettura di McKeehen però lo hanno via via indebolito e durante il terzo giorno di gara Blumenfield ha letteralmente sperperato il proprio stack lasciando il secondo posto nelle mani di Beckley che ha battezzato sin da subito il vincitore e non lo ha praticamente mai aggredito finendo per 3bet foldare coppia di jack.
Il racconto del tracollo di Blumenfield parte dalla fine del suo main event.
Sull’apertura da bottone a 2 milioni di Beckley c’è la 3 bet a 5.2 milioni da small blind del chipleader e futuro vincitore del Main Event Joe McKeehen.
Blumenfield evidentemente provato dalla situazione invece di gettare alla velocità della luce le sue carte nel muck decide di pushare i suoi restanti 12 big blind con coppia di due.
Chiaramente trova il call di McKeehen forte di una coppia di donne e l’eliminazione in terza posizione.
Blumenfield ha commesso il più tipico errore dei giocatori amatoriali. L’essere rassegnato a giocarsi un colpo preflop e decidere che una coppia seppur piccola può bastare per mettere tutti i suoi gettoni in mano alla dea bendata.
Evidentemente le lezioni di questi mesi non devono aver trattato l’argomento del $EV!
Ma come era arrivato Blumenfield a soli 12 big blind?
Ancora una volta con alcune mosse veramente scellerate.
Il giocatore californiano dopo aver giustamente attuato una tattica aggressiva nei primi due giorni di gioco dove gli avversari la maggior parte delle volte gli credevano vista la sua immagine da amatore non più giovanissimo, non ha saputo tirare il freno a mano. Ormai gli avversari avevano visto il suo gioco e quindi sapevano che era in modalità spewer.
Emblematico è un bluff tentato (ma non riuscito) ai danni ancora una volta di McKeehen.
Blumenfield ha oltre 35 milioni di gettoni pari a circa 36 big blind ed è in seconda posizione visto che Beckley ha 29 milioni di chips.
McKeehen completa da small blind e Blumenfield rilancia fino a 3.000.000 con Q8.
McKeehen completava ogni small blind per cui il suo range comprende praticamente tutte le mani tolti i due poli, cioè le mani molto forti e le trash hands.
Logico quindi aspettarsi un call del chipleader e seppur in posizione dama-otto non è certo una mano che gioca bene contro un giocatore capace nel postflop.
Inoltre McKeehen non si stava prendendo rischi per cui difficilmente avrebbe overvaluato la propria mano nel proseguio dello spot.
Comunque se il raise preflop e la continuation bet sul flop T63 possono essere una buona mossa diventa cervellotico capire perchè Blumenfield abbia sparato una seconda pallottola sul 7 e soprattutto una terza sul river 5 mettendo ulteriori 10.500.000 nelle mani di McKeehen.
Il 5 che chiude il flush draw è infatti una delle carte peggiori per la storia che sta raccontando il californiano.
Dopo il raise preflop e le due continuation bet è chiaro come l’unica cosa che può rappresentare sia un’overpair. Overpair che checkerà dietro praticamente sempre su quel river.
L’ipotesi di una mano di valore sulla puntata di 7.000.000 al river diventa così inverosimile e McKeehen fa un call molto più semplice di quello che possa sembrare.
Blumenfield continuerà poi la sua disastrosa giornata con un hero call con bottom pair proprio contro il futuro vincitore ancora una volta in una guerra di bui.
Evidentemente la pressione per il giocatore amatoriale è stata veramente troppa e ancora una volta i professionisti maggiormente abituati a situazioni del genere ne hanno approfittato.
Neil va comunque alla cassa per 3.389.298 $ ma poteva veramente essere la favola a lieto fine di questo final table.