Mizrachi duro sul WPT Tournament of Champions: “Affrontare i migliori? Utile solo a compiacere l’ego…”

Il soprannome di Michael Mizrachi, da sempre, è ‘The Grinder’, ma quest’anno si può dire tranquillamente che lo statunitense classe ’81 non ha tenuto fede al suo nickname.

Ha giocato pochi tornei (solo 8 gli itm), non è più quello di una volta anche perché è un impegnato padre di famiglia, dato che ha tre figli da seguire.

Pizzicato dai colleghi di PokerUpdate al WPT britannico, ha commentato così: “La cosa che mi urta di più è la mancanza della mia famiglia. E’ dura essere un player professionista quando ne hai una. Provo perciò a viaggiare meno che in passato. Questo (il WPT UK) è il secondo evento che faccio dalle World Series…”.

D’altronde con oltre 14 milioni di dollari vinti live le priorità possono cambiare, senza troppi scossoni.

Tornando al poker, Michael ha detto di non apprezzare troppo l’innovativo WPT Tournament of Champions, evento che sostituisce lo storico WPT World Championship.

“Non sono mai stato fan – ha spiegato Mizrachi – degli invitational. Ognuno dovrebbe avere la possibilità di giocare. Il poker è in declino, i tornei non coprono i montepremi garantiti. Avere un grande field solo con inviti sarà difficile. I giocatori sono sempre alla ricerca del valore, perché dovrebbero voler affrontare i migliori? Cercano di giocare contro gli inesperti, appunto per avere vantaggio su di loro. Io non lo giocherei. Prendi parte a eventi di questo tipo solo se vuoi dimostrare di essere il più forte, e va bene, ma preferirei comunque fosse aperto a chiunque”.

Da professionista esperto qual è, Mizrachi ha poi spiegato al collega come affronta la fase della bolla.

“Dipende dal tavolo. In genere gioco tutte le mani. Sento di poter giocare qualsiasi mano, da qualsiasi posizione, contro chiunque in questa fase. So come giocarle e so come uscire dal piatto quando è necessario. Puoi entrare con 8-9, 7-8, J-T, Q-J e hittare top pair, ma devi sapere anche come foldare certi punti”.