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IPC a San Marino: la nottata con Dario Minieri prima del suo ritorno allo shippo live…
Te lo assicuro, non c’è niente di premeditato.
Il week-end all’ombra del Titano si presentava come un’occasione perfetta per incontrare, finalmente, i miei colleghi.
Marco (al centro in foto) scrive su queste pagine da oltre due anni, qualche mese in più del sottoscritto. Che ci crediate o meno, non era ancora mai capitato di abbracciarci. Stefano è una scheggia impazzita: appare, scompare, scrive, non scrive. Da un sardo che vive a Berlino (notare la borsa a tracolla di dubbio gusto) non ci si può attendere molto altro. Una trasferta lavorativa veneziana era valsa, qualche tempo fa, l’onore di vederlo in carne e ossa, constatando che la sua bulimia pokeristica non è affatto una messa in scena.
Schierati al satellite inaugurale del venerdì è venuto tutto naturale. Siamo anche degli ottimi player, dimostriamolo! L’essere bustati nel giro di due orbite non riesce a scalfire il nostro stato d’animo.
La scusante per quella sigaretta nasce dunque da solidi alibi. Nelle poltroncine bianche, appena fuori dalla sala, ci sei tu.
Sapevamo ci saresti stato. Non sapevamo come e quando.
Esitante, mi avvicino. In fondo ci siamo visti solamente un paio di volte. Devi averne incontrati parecchi, di giornalisti rompipalle come me. Mi presento come fosse la prima. Mi sorridi e mi riconosci. Marco e Stefano fanno altrettanto, per loro sì che era la prima volta.
Scambiamo due chiacchiere e ci salutiamo: “A dopo“.
Fast forward. A-K<J-J. Il mio torneo finisce al decimo livello del day1. I miei compagni di brigata, più saggi – una cena a forti tinte di vino rosso aveva stravolto i piani originari – hanno preferito attendere il giorno seguente.
Sono le 3.00 di venerdì notte e il prematuro rientro in hotel ci ‘costringe’ a puntare sui classici diversivi da blogger: polacco. Ma si sa, il 3-handed pecca di fascino. Anche il pokerino più balordo necessita di un quarto uomo.
Con mia somma sorpresa, la coppia Atzei-Carli m’illumina: “Guarda che Dario ha la stanza qui davanti, se lo invitiamo non credo che si tiri indietro…”
Non fanno in tempo ad ultimare la frase che ho già bussato alla porta della 216, preso in braccio l’ospite della camera, e scaraventato nell’inferno (colpa di qualche calzino molesto) della IPC’s room.
Tutto è avvenuto in maniera così veloce che non mi sono nemmeno reso conto: sto per giocare a poker contro Dario Minieri.
Qualsiasi valutazione, commento, idea possiate farvi a questo punto esula da ogni concetto logico-morale si voglia sostenere. Non si tratta di una semplice e banale visione romantica del momento, ma di molto, molto di più.
Se gioco a poker, se scrivo di poker, se parlo e vivo di poker, gran parte della colpa, o del merito, sono essenzialmente suoi.
Vero, il tempo cambia le cose e le persone. Ma ho da sempre un grosso problema con il passato – purtroppo non solo in questo campo – e pur avendo avuto la fortuna di scattare un selfie con Negreanu, stringere la mano a Phil Ivey e aver vissuto a pieno la follia di Vegas, nulla è paragonabile a questo momento.
I Borghetti stanno facendo effetto, ma sono finiti. Spuntano due Beck’s in lattina dal nulla, il polacco può attendere.
Stefano, travolto da subconsci patemi emozionali, inizia a parlare. Dario ascolta affascinato e, dopo qualche minuto di impasse, inizia a ‘rispondere’ colpo su colpo. Si apre una discussione travolgente, infinita, che svaria tra l’ieri e oggi, tra il live e l’online, tra tecnica e psicologia. Ma è molto di più. Dario si è aperto a noi come se ci conoscesse da una vita.
Mi arrogo il diritto di partecipare alla discussione; deragliamo, arrivando ad analizzare la concezione e il senso di questo gioco in maniera quasi metafisica. Scoliamo l’ultimo sorso di birra.
L’orologio segna le 6.00: Shuffle up and deal! Vinco il primo polacco. Dario vince il secondo. Atzei doppio runner-up. Carli accusa una sospetta emicrania e si ritira.
Continuiamo a parlare, ancora e ancora. Solamente qualche ora dopo, dopo un freeroll di open face, salutiamo Dario e ci infiliamo sotto le coperte.
Fast forward, again.
Lunedì mattina. Con gli occhi ancora socchiusi allungo il braccio verso il cellulare appoggiato sul comodino. Ancora tiltato dalla domenica fantacalcistica, decido di aprire Facebook; so già che gli effetti del rigore sbagliato da Candreva saranno traumatici.
Scorgo una dozzina di notifiche, apro la prima: “Dario Minieri vince l’IPS Grand Final 7 a San Marino“. Sorrido.
Sorrido perché capisco che tutti i discorsi fatti quella notte, condivisi solo parzialmente, danno nuovamente ragione a lui. La fiducia in sé stessi, la concentrazione sul proprio gioco, l’alienazione da tutto il resto sono molto più di una mero status mentale.
“Solo continuando a credere nei propri mezzi è possibile raggiungere dei risultati”.
Tutto questo non può essere un caso. E non sai quanto sono felice di essermi sbagliato nel dubitare il tuo credo.
Continua così, Dario. Sei grande. Tornerai immenso.