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La peggior mano giocata da Federico Butteroni al Main Event WSOP: un call al turn con overpair e scala bilaterale
Ci sono mani di poker che costano più di altre, e questo non è sicuramente una novità.
Ma ci sono delle mani che valgono molto più di quanto costano, perché regalano emozioni che il solo denaro non potrà mai ripagare.
Un esempio? Quando quelle mani decretano il tuo destino in un torneo, e non in un torneo qualunque, ma al Main Event World Series Of Poker.
Nella magica atmosfera di Vegas più il numero di player left si avvicina al 9 più ogni mano vinta regala indescrivibili gioie e speranze, ed ogni mano persa allontana un po’ di più dal sogno di potercela fare.
Potete certamente capire come sia difficile e allo stesso tempo obbligatorio tenere il proprio A-game per tutto il tempo… ovviamente qualche mano la si sbaglia, capendo solo in un secondo momento che un’altra scelta sarebbe stata migliore.
Per andare a fondo nel discorso abbiamo chiesto a Federico Butteroni di unirsi al nostro ciclo di articoli “la peggior mano”, chiedendogli se avesse commesso qualche errore negli otto lunghi giorni di WSOP.
“È una domanda interessante, ci sono state un paio di mani che ho sbagliato o che forse avrei giocato diversamente, ma fra queste non ce n’è nessuna che abbiano trasmesso in televisione… Poi a carte viste quella con 6-6 contro T-T è sbagliata, ma in quel momento pensavo fosse più corretto il raise all in puntando sulla fold equity che il call. Anche il call ci poteva stare secondo me, tenendo in considerazione il flow della partita e gli stack.”
Però la mano in questione non è quella che stiamo cercando: è sbagliata solo a carte viste (anche se a board visto non più così tanto), e poi è stata trasmessa in televisione… Il nostro N9 ha cercato più a fondo ed ha individuato una mano che fa al caso nostro:
“Ne ho una: siamo 32 left, Day 6, bui 50.000/100.0000. Ho Q-Q dallo Small Blind con 6 milioni e mancano due minuti alla pausa. Apre MP giocatore abbastanza aggressivo a 250.000, bottone Mario Sequera con 10 milioni di stack fa 550.000, io alzo a 1.250.000 e solo lui si appoggia. Flop J 10 9 rainbow, check-check. Turn esce un 5, io checko ancora, lui fa 1.300.000 e decido solo di chiamare. Penso che qua al turn devo andare rotto perché non ha mai set che cheka dietro al flop, penso il suo range sia sempre indietro dopo questa action su questo flop, ma in game ho deciso di chiamare e basta. Il river è un A sul quale checkiamo entrambi. Non so come sarebbe andata a finire la mano se avessi pushato turn… però se chiamava mi avrebbe scoppiato: gira A-J.”
Dalle parole di Butterò si percepisce molta curiosità su come sarebbe andata a finire, ma non è con i “se” che la storia si scrive. Indipendentemente dal risultato che avrebbe avuto, Federico è dell’idea che pushare invece di limitarsi al call sarebbe stato più sensato, ma in momenti come quelli non è facile…
“Al turn penso sia giusto andare rotti, ne avevo parlato anche con Marco Bognanni. Penso di essere sempre avanti al turn, ma in quel momento ho pot-controllato un po’ troppo… anche preflop in realtà la size era un po’ bassa, credo che sia stato influenzato dal suo stack. Comunque al turn sapendo di essere avanti devo cercare di prendere valore, poi se mi scoppia ho fatto comunque la mossa giusta. Chissà se avessi pushato… Comunque sono veramente mani particolarissime, soprattuto a un day 6 di un Main Event. Giusto o sbagliato da fuori è veramente difficile dirlo, a parte che non siano giocate o errori veramente grossolani. Certe volte l’history e i payjump influenzano veramente tanto le decisioni da prendere.”