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La PCA può diventare un vero incubo: ecco la storia assurda di un ex poker pro americano
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L’edizione 2016 della PCA ha riservato un brutto epilogo a tre giocatori americani, a causa delle leggi sul possesso di denaro contante. Sul noto forum 2+2 un ex poker pro ha voluto allora raccontare la sua incredibile esperienza vissuta qualche anno fa…
Non è la prima volta infatti che alle Bahamas si verificano degli inconvenienti per colpa delle leggi locali riguardo al denaro contante. I giocatori reduci dalla PCA non possono avere più di 10.000$ a testa quando tornano a casa e i controlli sono molto severi. Questa volta le grane sono toccate a tre americani che di pochissimo hanno oltrepassato il limite imposto.
Uno di loro aveva con sé appena 10.175$ al Nassau Airport, dove sono stati perquisiti i malcapitati. Sfortunatamente per loro era venerdì sera e non hanno potuto pagare subito la cauzione, ma hanno dovuto aspettare tutto il weekend in condizioni non ottimali, diciamo così. È stata probabilmente l’esperienza peggiore della loro vita.
Sul noto forum TwoPlusTwo un giocatore ha letto questa storia e ha voluto raccontare quello che è successo a lui qualche edizione fa, quando era ancora uno studente universitario. Nell’introduzione spiega che è tutto assolutamente vero e che per la prima volta racconta tutto pubblicamente alla comunità pokeristica. Alcuni giocatori lo conoscono e possono confermare tutta la storia. Ecco un estratto del suo incredibile racconto:
“Ero un professionista di tornei. Vinsi online il mio seat alla PCA e andai a giocare solo per un paio di giorni live alle Bahamas con un amico, visto che l’hotel era gratis. Non avevo molta esperienza live, giocavo al 95% online. Andai a premio ad un Side Event incassando poco meno di 20.000$. Chiesi agli amici consigli sul da farsi e consegnai metà della somma al mio amico, così entrambi in aeroporto avremmo dichiarato meno di 10.000$ a testa.
All’aeroporto il mio amico andò avanti per primo e passò senza problemi. Quando toccò a me mi chiesero quanti soldi avevo con me. Risposi ‘8.000$‘ e mi dissero ‘Ok, venga con noi’. Mi ritrovai insieme ad altri pokeristi che conoscevo. Mi chiesero di nuovo quanti soldi avevo e quanti ne aveva il mio amico. Mi chiesero anche se alcuni dei suoi soldi fossero miei. Risposi di sì. Gli altri giocatori mi diedero dell’idiota, non dovevo dire la verità secondo loro. Ma io non stavo facendo nulla di male…
Mi sequestrarono i soldi. Passarono 2 ore e stavamo per perdere l’aereo. Cominciai a innervosirmi. A 20 minuti dal mio volo chiesi di poter andare ma mi dissero che avrei dovuto aspettare il mattino seguente perché dovevo presentarmi davanti ad un giudice. Volevano portarmi in prigione per una notte. La cella dell’aeroporto era piena e quindi volevano portarmi in una prigione più grande a Nassau.
Per evitare ciò dovevo trovare entro 15 minuti qualcuno che pagasse la mia cauzione da 6.000$ in contanti. Chiamai subito un giocatore che stava ancora giocando alla PCA quella domenica e che mi portò i soldi. Così mi consentirono di tornare in hotel in attesa del mattino seguente. Davanti al giudice cercai di chiarire tutto. Lui mi disse che comunque dovevo dire addio ai miei soldi.
Mi ridiedero almeno il passaporto. L’incubo sembrava finito ma mentre stavo per salire sul taxi, una donna in uniforme mi fermò e mi spiegò di essere un funzionario dell’immigrazione. L’incubò ricomincio. Finimmo in prigione, ci presero le impronte digitali e ci dissero: ‘Abbiamo brutte notizie. Non possiamo portarvi all’aeroporto oggi, possiamo farlo solo di venerdì’. Chiesi se allora dovevamo trovarci un hotel per la settimana. Mi risposero: ‘No, siete sotto la nostra custodia. Resterete in una specie di dormitorio fuori città. Non è male’.
Ai miei genitori avevo detto che saremmo rimasti solo una notte in più per aver perso il volo. Il mio amico aveva già perso un giorno di lavoro e cominciò a dare di matto. Poi ci dissero che dovevano sequestrarci telefoni, bagagli, denaro e passaporti per ragioni di sicurezza. Scrissi a mia madre, le spiegai dell’emergenza e le chiesi di contattare l’ambasciata, cercando di non farle venire un attacco di cuore.
Arrivammo a questa specie di campo. Cento uomini detenuti erano lì a guardarci mentre entravamo. Sembrava un film. Poi li contai meglio ed erano quasi duecento. Erano divisi per nazionalità. Un 30enne cubano si offrì di mostrarmi il posto. I bagni facevano schifo, puzzavano e mi veniva da vomitare. Non avrei mai immaginato l’esistenza di un posto simile. Nessuno dei presenti comunque era un criminale, per fortuna.
La prima notte non riuscivo a dormire, si sentivano rumori di animali e topi. Un ratto ad un certo punto mi camminò in testa. C’erano anche ragazzini tra gli 8 e i 12 anni“. Il racconto della detenzione continua con molti dettagli. La parte più incredibile riguarda una particolarissima sessione di poker alla quale il protagonista della vicenda venne invitato:
‘Non c’era molto da fare, ma qualcuno aveva delle carte. Una notte mi chiesero se sapevo giocare a poker. Mi spiegarono le regole di una variante molto particolare in un inglese stentato. In pratica in questo gioco non ci sono chips ma solo delle mollette. Puoi foldare preflop senza conseguenze, ma se invece entri n un piatto devi metterti una molletta nell’orecchio. Fa male! Quando poi riesci a vincere una mano, puoi toglierti la molletta dall’orecchio.
Quando tornai a casa lasciai tutti i miei corsi universitari di quel semestre e dopo anni restai per qualche mese con i miei genitori. Ero rimasto traumatizzato. Raccontai la mia storia in giro per capire cosa potevo fare. Scrissi un e-mail a PokerStars e per la prima volta nella mia vita mi telefonarono. Sono rimasto in contatto con alcuni dei rifugiati“.
Sul forum 2+2 il giocatore ha ricevuto molti messaggi di solidarietà e diversi utenti hanno confermato certe storie, dichiarando che non metteranno mai più piede ad un torneo delle Bahamas. Insomma i caraibi possono essere un paradiso, ma fate attenzione perché il passo verso l’inferno è molto breve!