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il 12 Apr 2016

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Affrontare i downswing secondo Pier Paolo Fabretti: “I periodi di bad run si curano con la gestione del bankroll…”

Affrontare i downswing secondo Pier Paolo Fabretti: “I periodi di bad run si curano con la gestione del bankroll…”

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Come sopportare gli inevitabili, odiosi, periodi di downswing?

Il primo passo è sicuramente accettarli: se state perdendo ennemila stack anche se state giocando bene, se i vostri assi reggono il 20% delle volte, assimilate il concetto che non accade solo a voi.

È per questo che è nata la nostra rubrica “Peggior Downswing“, che vi racconta i periodi di bad run dei professionisti italiani, da Andrea Crobu ad Alberto Prastani, da Andrea Dato a Carlo Savinelli. Anche i migliori a volte devono piegarsi davanti al volere della sfortuna.

Tuttavia queste interviste hanno un altro grande vantaggio: raccontano come questi pro sono riusciti a divincolarsi dalla spirale che lega la bad run al mindset, portando le “vittime” a giocare peggio e prolungare i tempi bui.

Questa volta è il pro di PokerStars Pier Paolo Fabretti ad affrontare l’argomento:

“Il mio peggior downswing? Non saprei, ce ne sono stati molti di downswing, ma non ne ricordo uno particolare, gioco da troppi anni! Potrei parlare dei primissimi anni quando è successo anche di dover ricominciare da zero, dagli FPP o dai freeroll, ma si parla di oltre 10 anni fa. Ero giovane e del poker si sapeva pochissimo, era un periodo di sperimentazione e chiaramente è stato costellato anche da inevitabili fallimenti. Quando invece ho deciso di fare il professionista la cura del bankroll è per me sempre stata al primo posto quindi anche gli swing più terribili li ho sempre assorbiti con relativa tranquillità per poi recuperare piano piano.”

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Una severa gestione del bankroll è la medicina per i momenti più neri. Di questo Fabretti è nettamente convinto, addirittura vede la gestione del bankroll come lo strumento base di ogni professionista.

“Quando dico ‘con tranquillità’ non voglio dire che non sia difficile: chiaramente la qualità del gioco ne risente, e si è sottoposti a moltissima pressione psicologica. Si tende a essere meno lucidi, e per questo motivo bisogna prestare tantissima attenzione alla gestione dello ‘strumento di lavoro’ che è il bankroll, altrimenti si rischia di essere assaliti dall’angoscia del fallimento e di entrare in una spirale che porta a perdere serenità e lucidità nel gioco. Io ho sempre puntato su una gestione maniacale del bankroll, ovviamente quando capita di incappare in una lunga bad run può esserci il momento di sconforto, ma grazie a questo per me è un qualcosa di passeggero e momentaneo. Credo addirittura che la gestione del bankroll sia l’unica e imprescindibile via per poter fare il professionista, anzi credo che l’approccio mentale e la gestione delle proprie finanze siano gli aspetti nettamente più importanti.”

Ma la differenza tra un giocatore qualsiasi e un professionista non sta solo nel bankroll, ma anche nei donwswing stessi, come ha confermato la collega Giada Fang in una precedente intervista.

“L’orizzonte per un professionista è sempre e comunque il lungo periodo, lo si sa da prima, e stupirsi o lasciarsi andare in periodi negativi per quanto duri o lunghi non può e non deve essere una soluzione. Purtroppo capita, come capitano i periodi eccessivamente positivi, lo si deve mettere in conto. Tutte le volte che accade è durissima, non dico il contrario, ma la delusione e lo sconforto devono essere momentanei e passeggeri, reagire e lavorare sul proprio gioco è l’unica via. Spesso i momenti di downswing fanno da spartiacque tra coloro che possono o meno essere dei professionisti, perché mettono alla prova tutta una serie di caratteristiche e di qualità che sono imprescindibili in un pro e che spesso non vengono considerate, o peggio vengono sottovalutate dai più, e che sono forse più importanti dell’aspetto puramente tecnico.”

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