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Daniel Negreanu: “La mia carriera come quella di Rocky. La prossima leggenda del poker sarà Phil Galfond”
Nel 2015 una delle più grandi leggende del poker mondiale, l’attuale leader della All Time Money List Daniel Negreanu ha fatto sognare riuscendo a superare migliaia di persone al Main Event WSOP, per poi fermarsi purtroppo all’undicesima posizione ad un passo dal Final Table.
Anche questo anno Daniel ci ha provato, ma la sua corsa si è interrotta a fine Day 2, risultato peggiore da un punto di vista monetario, ma forse più facile da sopportare a livello emotivo.
Daniel ha cominciato questa avventura con il Day 1C, e appena seduto è stato sommerso da richieste di autografi e fotografie, nonostante al tavolo ci fosse una stella dello sport come Shane Warne. A fine giornata Lee Davy di CalvinAyre ha chiesto a Daniel come ci si senta ad essere assediati dai fan, e a quando risale il suo primo autografo.
“Mi presento sempre puntuale, ma un sacco di persone iscritte vogliono scattare una foto e non ho possibilità di sedermi prima che venga annunciato lo Shuffle Up And Deal. È una cosa alla quale sono abituato ormai. Il mio primo autografo risale a prima ancora che io vincessi un braccialetto. Cardplayer Magazine era l’unico media del settore, e aveva nominato spesso il mio nome dopo una vittoria a un torneo di Hold’Em per $19.000, e per questo un ragazzo mi ha chiesto un autografo mentre giocavo al Mirage. Una volta una donna mi ha chiesto di autografarle il fondo-schiena, dicendo che poi ne avrebbe fatto un tatuaggio. Io mi sono messo a ridere, ma il giorno dopo è tornata davvero con il mio autografo tatuato! Tempo dopo ho incontrato suo marito, e mi ha detto: ‘Daniel, ogni volta che vado a letto con mia moglie devo leggere il tuo nome’”
La chiacchierata continua, entrando nel discorso “Leggende del poker” e “Giovani talenti del poker”, due cose molto diverse secondo Negreanu, ma che possono avere alcuni elementi in comune:
“Per essere una leggenda del poker bisogna dimostrare di essere tra i top per un lungo periodo di tempo, non basta vincere due S’n’G da $100.000 e sentirsi subito divinità del poker. Ci sono altri punti importanti, ma il principale è la continuità nel tempo secondo me. Se mi chiedete chi potrebbe entrare nella Hall Of Fame, farei il nome di Phil Galfond, un vero esempio per i giovani giocatori. In più ha giocato cash ai più alti livelli per molto tempo… penso abbia buone possibilità di entrare nella Hall appena compierà 40 anni. Cosa penso di Fedor Holz? Beh, un paio di anni fa Erik Seidel ha avuto la stessa run, poi è toccato a Dan Colman, ora a Holz. È normale, quando hai 20-30 field di 40 persone qualcuno vincerà più volte. Un ragazzo come Fedor, che è un ottimo giocatore, riesce a trovare nel successo altro successo. Si sente confident, gioca libero, e quando runna bene gli si aprono nuove frontiere di abilità che portano il suo gioco a un nuovo livello. È incredibile da vedere. È grande per il poker. Ma anche considerando quanto sia bravo, le chance che riesca a continuare così sono veramente poche.”
Discorso One Drop: è giusto che sia ristretto a pochi facoltosi non professionisti?
“Il One Drop non esiste più. Era un bracelet event, ora penso che non lo sia più perché potrebbe essere offensivo o degradante per il brand. Ma va bene così, è giusto che sia un evento a parte. Come si può avere qualche problema se 40-50 milionari investono milioni in un torneo e devolvono soldi in beneficenza? Devono giocare con chi vogliono giocare, nessuno ha alcun diritto di avere problemi al riguardo. Esfandiari ha parlato con Lalibertè di questa cosa, ed è emerso che molti giovani giocatori si fermano a pensare e a fissare gli avversari negli occhi. Ai businessman non piace essere fissati in cerca di informazioni, né tanto meno aspettare 7 minuti prima di poter rilanciare di nuovo… non lo trovano divertente.”
Restando in discorso di beneficenza, come mai non abbiamo mai visto Negreanu partecipare a REG Charity nonostante sia tanto impegnato politicamente e socialmente?
“Io supporto quello che fa REG. Sono grandiosi per la loro ricerca analitica del miglior modo di investire i soldi da usare in beneficenza, basandosi su quanto possano migliorare la vita dei beneficiari. Io sono una persona che dona perché mi sento molto connesso emotivamente alla faccenda, so che se dono $500 per sconfiggere la malaria in Africa sto usando molto meglio i miei soldi in confronto a darli a una persona per la gita scolastica. C’è qualcosa sull’umanità e sulla beneficenza che voglio provare. Firmare un assegno da $500 e non avere collegamenti con esso non è la stessa cosa che vedere con i miei occhi la differenza che può fare. Donare fa sentire bene non solo i destinatari, ma anche chi dona, e non c’è nulla di male in questo! So che quando faccio beneficenza mi sento meglio, e mi va bene così, accetto il fatto che fare del bene mi dia quella bella sensazione allo stomaco.”
Una curiosità su Daniel Negreanu: da quando ha cominciato a giocare i Main Event guarda una volta all’anno tutti i film di Rocky, che ricordano molto la vita pokeristica di KidPoker:
“È come se la curva dei film di Rocky imitasse la mia vita nel poker. In Rocky III lui vince il titolo, comincia a fare pubblicità televisive e non si allena più così duramente, Clubber Lang invece era in palestra a faticare. Rocky alla fine viene battuto e si trova a dover scavare più a fondo e ricordarsi che deve ‘grindare‘. Poi c’è Rocky IV, Rocky è tutto cuore, ma davanti a lui c’è Ivan Drago, la macchina. Lui ha un HUD, tracking software, tutto steroidi, è più grosso, conosce tutti i numeri, è pura scienza. Alla fine il puro cuore di Rocky vince anche contro la scienza, e mi ricorda me stesso quando mi confronto con i player dell’online. Hanno i fondamentali e la matematica dalla loro parte, ma non necessariamente il cuore e la saggezza di Rocky.”