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Sorel Mizzi sul multiaccounting: “Sono stato un capro espiatorio!” Ma il pubblico non è d’accordo…
Dopo la “piccante” chiacchierata della scorsa settimana con Fedor Holz come ospite, l’account Twitch di Joe Ingram o “ChicagoJoey” continua a regalarci stream dai contenuti davvero interessanti, anche se per motivi diversi.
Questa settimana l’ospite speciale di Joe è stato un giocatore molto conosciuto e non molto amato dalla comunità pokeristica: Sorel Mizzi. Non passa nemmeno un minuto di video, e dopo i saluti di rito Ingram attacca così: “Sorel, sai che ti dovrò fare delle domande scomode stasera”.
Mizzi non si lascia intimorire e parte in quarta a parlare per circa dieci minuti senza interruzioni, decidendo di affrontare l’argomento di petto anziché aspettare le domande del suo interlocutore. “E’ un peccato che le persone che non mi conoscono, o che mi conoscono poco, tendano ad associarmi a questo tipo di comportamenti negativi, barare, rompere le regole. Alcune persone hanno anche provato a convincermi a non fare [questa diretta Twitch] ma io ho deciso di farlo lo stesso: mi sono guardato indietro e mi sono accorto che molto spesso nella mia vita ho lasciato che gli altri prendessero decisioni al mio posto, o mi dicessero come affrontare determinate situazioni.”
Prosegue: “Vi racconto cosa è successo nel primo scandalo in cui sono stato coinvolto, comprare l’account di Chris Vaughn. Per quelli che non conoscono la storia, che è successa dieci anni fa, questo ragazzo era deep in un torneo su Full Tilt, gli ho detto di farmi prendere in mano l’account, gli avrei dato una certa somma e avrei potuto tenere tutto il premio vinto. Saltiamo subito al problema: all’epoca queste erano cose che succedevano abbastanza spesso tra giocatori high stakes. Non molte persone pensavano che questa fosse una cosa negativa. Con alcuni amici volevamo addirittura mettere su un business con un sito internet per la compravendita di account! «Sei deep in un torneo online? Chiamaci subito che ti aiutiamo!»“
Sorel Mizzi durante lo streaming
“La realtà è che questo non è giusto nei confronti degli altri player. Stai prendendo qualcuno che non è un bravo giocatore per sostituirlo con uno che è un bravo giocatore. Un altro modo di vederla però è che non importa veramente chi muove il mouse, nel caso di ghosting potrebbe succedere comunque. Questa è la realtà del poker online che dobbiamo accettare, giocare su internet e non sapere con chi stai giocando. Ricordo che ancora prima di questo scandalo il mio account Full Tilt era stato compromesso da un hacker e bloccato, dovevo giocare le FTOPS e stavo impazzendo. Ho usato un account che si chiamava ChristieC, ho scritto sul forum di PocketFives per una last-longer specificando che avrei giocato con quel nickname. Se lo facesse qualcuno al giorno d’oggi sarebbero tutti scandalizzati per il multiaccount, ma all’epoca ricordo che la discussione è andata avanti per quattro o cinque pagine e nessuno ha detto nulla sul fatto che io giocassi con un altro account.”
“Non sono un santo, ho fatto un sacco di errori nella mia vita. Ma posso assicurare che non l’ho fatto per fregare gli altri, l’ho fatto perché avevo voglia di divertirmi a giocare deep in un torneo. All’epoca ero il numero uno del ranking di PocketFives, è stata un’ottima occasione per usarmi come capro espiatorio. Hanno usato il mio caso come pretesto per cambiare le regole, anche se all’epoca tutti giocavano con diversi account. Questo non significa che io stia legittimando il mio comportamento, penso che quello che ho fatto vada contro le regole dell’etica ora che riguardo indietro da persona adulta. All’epoca ero solo un ragazzino ventunenne che aveva appena finito la scuola e si era ritrovato di colpo a guadagnare centinaia di migliaia di dollari.”
Il monologo di Mizzi si conclude qui, e il pubblico non è per nulla convinto dell’interpretazione della situazione data dal pro canadese. Tutto questo vittimismo, che sia giustificato o meno, non fa assolutamente presa sulla comunità del poker internazionale, particolarmente famosa per le reazioni al vetriolo sui forum e su qualsiasi mezzo di comunicazione, compresa la chat di Twitch che viene sommersa di insulti. Joe Ingram rincara la dose, chiedendo a Sorel di parlare del ben più recente scandalo che lo ha visto protagonista alle WCOOP di pochi mesi fa.
“Eravamo verso la fine delle WCOOP e volevo giocare il Main Event. Ho fatto una scelta rischiosa, quella di giocare a poker online dagli Stati Uniti. Avrei preferito giocare con il mio account, sarebbe stato meglio per me, ma per mitigare il rischio ho deciso di giocare su un altro account. Come prima, non sto giustificando la mia scelta, non ne vado fiero, ma credo che di questi tempi un giocatore abbia più vantaggio nell’usare PokerTracker che nell’usare l’account di qualcun altro. E comunque non lo stavo facendo per ottenere un vantaggio al tavolo, ma perché ero negli USA e non volevo usare il mio account. Stavo cercando di farla franca e sono stato beccato. Mi sento terribilmente male per questo? Non particolarmente.”
Dopodiché, con un collegamento alquanto azzardato e frettoloso, Sorel riesce a togliersi dall’impasse di raccontare delle sue peripezie multiaccountistiche, spostando il discorso sulla politica degli Stati Uniti, mentre nella chat di Twitch continua la pioggia di frecciatine.