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il 29 Set 2016

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Francia, Italia e Spagna ammettono l’errore dei mercati nazionali, si punta alla liquidità condivisa

Francia, Italia e Spagna ammettono l’errore dei mercati nazionali, si punta alla liquidità condivisa

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Si torna a parlare di liquidità condivisa, una volta tanto con notizie positive.

Dal 12 al 14 settembre si è tenuta una riunione informale tra i regolatori del gaming online di Austria, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo e Italia, per discutere di alcuni temi di rilievo, quali contrastare il riciclo di denaro, analisi del rischio nello sport-betting, gioco responsabile, e la tanto sognata liquidità condivisa.

Il responso è stato quello che possiamo immaginare: Spagna, Italia e Francia (i tre con la maggior esperienza al riguardo) hanno ammesso che i mercati chiusi sono stati un errore.

Come riporta onlinepokerreport è stato notato che gli stati raccolgono meno tasse quando il poker online è segregato al solo mercato nazionale.

Rake e fee sono maggiori rispetto alla concorrenza della liquidità condivisa, e gli operatori nazionali non possono offrire montepremi garantiti competitivi. In sostanza si offre un prodotto peggiore ad un prezzo più alto, con l’effetto di spingere i giocatori ad uscire dal settore regolamentato per giocare sui siti dot-com.

Le spinte più forti verso il mercato europeo vengono dalla Francia, che ha già ottenuto a livello nazionale la prima vittoria, il nulla osta del Senato per la contrattazione di mercati condivisi con paesi che abbiano alti standard di regolamentazione.

Sebbene sia la Francia il paese a mettere la maggior pressione, c’è speranza e ottimismo anche dalla Spagna“La liquidità internazionale condivisa con Francia e Italia rappresenta un obiettivo strategico di fondamentale importanza” ha detto Carlos Hernandez, direttore generale del DGOJ.

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Anche il nostro Francesco Rodano, per quanto non più all’AAMS, punta sull’unione dei mercati segregati: “La mia sensazione è che ci sarà presto la liquidità internazionale specialmente per quanto concerne il poker online, che può contare su un’audience globale – ha detto ad AgiMeg l’ex dirigente della Agenzia Dogane e Monopoli, oggi manager Playtech – È una questione di cui i regolatori discutono fin dal 2009!”

Purtroppo c’è un’altra faccia della medaglia, quella che invece rema contro la liquidità internazionale: il ministro Pier Paolo Baretta si è detto preoccupato dalla tassazione europea, che con la direttiva VAT effettiva da gennaio 2015 potrebbe far lievitare i prezzi delle tasse sul gaming dal 15% al 27% in base alla posizione geografica dei giocatori.

Non c’è ancora una risposta univoca a questo problema, alcuni paesi applicano il VAT sul gambling, altri no, altri ancora come la Germania lo applicano sulle scommesse sportive ma non sul casinò e poker.

Anche la tassazione francese, di tipo progressivo che la rende la più alta in Europa, costituisce un ostacolo all’abbattimento dei confini geografici del gaming online. Una possibilità potrebbe essere quella di applicare la tassazione in base alla nazionalità del giocatore, ma sarebbe una vera sfida a livello tecnico.

Ad ogni modo ci si aspetta di vedere i primi passi della Francia verso la chiusura del mercato segregato entro la fine dell’anno, e tentare un primo test agli inizi del 2017.

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