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Ecco perché non vorreste mai trovare al tavolo uno come William Kassouf!
Pensate a tutto ciò che può farvi tiltare al tavolo da poker. Assemblate tutte queste caratteristiche in un solo giocatore e immaginate di trovarvelo davanti nella vostra irripetibile deep-run al Main Event WSOP dalla fase 100 left a poche eliminazioni dal tavolo finale.
Una parlantina continua, un timing da bradipo delle Alpi, un’aggressività smisurata e un’irriverenza da venditore di aspirapolveri: in due parole Willian Kassouf. Abbiamo parlato già in diverse occasioni del fenomeno, più mediatico che pokeristico, originario di Rickmansworth, cittadina a 20 minuti da Londra, sia per le sue mani epiche che per le cocenti eliminazioni nelle fasi avanzate dei tornei.
Da circa una settimana sul canale YouTube Poker Daily è comparso il video-collage integrale, tratto dalle puntate della ESPN, di tutte le mani giocate da Kassouf al Main Event. Abbiamo avuto modo di analizzare con più attenzione pregi e difetti di quel che è stato il vero protagonista del ‘Big One’ fino al momento della sua eliminazione al 17° posto e ci siamo posti una semplice domanda: perché non vorremmo mai trovarci al tavolo con un giocatore come lui? Il suo modo di fare fa trasparire una marea di infromazioni, eppure c’è qualcosa che non torna. Riavvolgiamo il nastro e schiacciamo play sulla clip.
Il player inglese ha fatto letteralmente impazzire i suoi avversari al tavolo, direzione gara compresa, mettendo in scena una performance che ha pochi precedenti nella storia. Tanto da far sbottare il serafico Cliff Josephy, chipleader alla proclamazione dei November Nine, che in un momento di esasperazione arriva ad urlargli contro: “Sei un clow, finiscila!”
Come raccontato in una recente intervista, il suo piano è molto semplice: giocare un range spropositato di mani da qualsiasi posizione e distrarre gli avversari parlando senza sosta nella speranza di indurli all’errore. Will non fa mistero della sua loquela risultando talvolta fastidioso e talaltra insopportabile.
Tuttavia, dopo aver digerito i primi 20 minuti, il suo teatrino comincia a risultare quasi simpatico. La ripetitività è la sua forza: dal preflop “ho una grande mano, se ne mostri una te ne mostro una io“, al postflop “ero davanti preflop, sono davanti anche al flop“, Will segue il copione per filo e per segno. Sarebbe quasi semplice da ‘exploitare’ se non fosse per la sua maestria nell’irretire gli avversari, dagli amatori ai professionisti esperti (per info rivolgersi a Tony Gregg).
Gioca al limite del fuorigioco come il miglior Pippo Inzaghi: la sua intemperanza lo porta a tastare con mano il confine tra lecito e proibito tanto da far spazientire perfino Jack Effel, mai così vicino ad una crisi di nervi in diretta televisiva. Warning e giri di bottone non riescono a placare la sua indole, Will ha un piano preciso e vuole metterlo in atto. I fatti gli danno ragione.
Tutto fila per il verso giusto finché il dio del poker non decide di fargli pagare un conto salatissimo: Griffin Benger prima apre le danze e poi rilancia sulla sua 3-bet, lasciandogli nuovmente la parola con due Kapponi tra le mani.
Will ha atteso questo momento per giorni e giorni: trovarsi coinvolto in un piatto gigantesco con una monster hand contro un avversario pronto a barattare un organo pur di eliminarlo. Qualcuno al tavolo chiama il clock, i due protagonisti si scontrano verbalmente facendo salire la tensione, Will è pronto all’affondo finale: “Vuoi gamblare? Ok all-in!” annuncia in preda a una rassegnazione di cartone. “Call“, risponde Benger.
Si gioca per un piatto da oltre 30 milioni di gettoni, che in fase 17 left significa avere in tasca un posto tra i November Nine. Kassouf è al momento della verità: siamo di fronte a un genio o a un pazzo scriteriato?
Purtroppo nel poker, come in tante altre discipline sportive, conta solo il risultato. Se Benger non avesse girato una coppia d’Assi probabilmente vi staremmo raccontando un’altra storia, ma il fato ha voluto che nell’apice della sua messinscena Kassouf si trovasse davanti il cooler per eccellenza, l’unica mano con la quale non avrebbe potuto far altro che finire ai resti.
“Non importa se prende un Kappa, la mia vita non cambia, sarò comunque una persona migliore di questo impostore!” esplode Benger in un impeto d’ira prima di assistere allo showdown. A giudicare dalla sua reazione (e dalla successiva presenza tra i ‘magnifici nove’) pare invece che quel board, liscio come la seta, in qualche modo abbia influito sulla sua esistenza.
Kassouf verrà ricordato probabilmente come il peggior mal di testa dai tempi della scoperta dell’Ibuprofene, eppure viene spontaneo chiedersi: e se ci fosse stato lui tra i November Nine? Quale strategia avrebbe messo in campo con 4 mesi a disposizione per studiare i propri avversari?
Al termine della clip si ha la sensazione che, nel bene o nel male, al final table di quest’anno sia mancato uno degli attori principali, un po’ come accadde l’anno scorso con Daniel Negreanu.
Il poker è fatto di storie e quella di William Kassouf non era poi così male. Da romantici del gioco forse è proprio questo il motivo per cui non vorremmo scontrarci con lui: osservare il suo show dal di fuori, in fondo, è molto più divertente…like a boss!
httpv://www.youtube.com/watch?v=J1oYpYoQlJI
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