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Final Table WSOP 2016: Uno spettacolo entusiasmante o un fiasco totale?
Son passati dieci giorni dalla proclamazione del nuovo vincitore del Main Event WSOP.
Un lasso di tempo sufficiente per fare qualche considerazione su quanto accaduto dall’altra parte dell’oceano.
Riguardando le immagini del final table, l’impressione è stata quella di tornare indietro nel tempo, quando il cuore contava più della ragione. Giusto per darvi un’idea, quest’anno lo ‘squalo’ al tavolo era uno come Cliff Josephy, seguito dal gambler, scusate, pro di baccarat, Qui Nguyen, nonché vincitore del torneo.
Ngyuen è scappato col malloppo ed è stato l’unico a crederci fino in fondo: “non firmerei mai per il secondo posto” aveva detto, e così è stato. Il player vietnamita, naturalizzato americano, si è letteralmente pappato gli avversari mostrando i muscoli più che il cervello. Ma in fondo tanto è bastato a liquidare la concorrenza. Il suo atteggiamento è stato chiaro sin dalle prima mano, nella quale apre e 4-betta con A-4 off-suited contro un frastornato Josephy.
Non ce ne voglia il buon ‘JohnnyBax’ ma il suo gioco non sembra essersi evoluto troppo da dieci anni a questa parte, nè tantomeno la sua poker-face, decidamente rivedibile se non addirittura buffa. Nonostante gli oltre 2 milioni e mezzo di dollari vinti in carriera, specie nella fase 3-handed sembrava quasi uno capitato per caso da quelle parti.
Come ha sottolineato più volte Antonio Esfandiari in sede di commento, il poker ‘tutto cuore’ di Nguyen è stata la vera sopresa del final table di quest’anno. Ne sa qualcosa Gordon Vayo che ha incassato per tutto il Day 3 fino a capitolare nel testa a testa finale. A dir la verità il pro americano ha avuto la possibilità di far suo il Main Event in diverse occasioni, ma non hai mai provato un vero e proprio affondo. Sicuramente tra i più preparati a livello tecnico, Vayo è stato carente sotto il profilo dell’intuito e la scusante dell’altissima posta in palio non può essere sufficiente a giustificare tutto.
Tra i pochi a crederci davvero c’è stato Ruzicka, che purtroppo per lui ha avuto un timing davvero pessimo. Specie nella mano dell’eliminazione, quella in cui spara 3-barrel in bluff contro Gordon Vayo, l’unico che non si sarebbe inventato nulla per nessuna ragione al mondo. Non male invece la forzatura contro Hallert, grazie alla quale riesce ad aggiudicarsi un piattone facendo passare la ‘best hand’ al suo avversario.
Voto positivo per Ruane, così come per Hallert: entrambi ci hanno provato senza strafare, confermando a parti invertite le posizioni di partenza allo start. Benger, Wong e Pons non hanno compiuto il miracolo e si sono spartiti le tra fasce di premio più basse: la gloria per aver scritto il loro nome negli annali del Main Event rimane comunque, così come il milione di dollari abbondante incassato.
Valutazioni sui singoli a parte, c’è una sola domanda che dovremmo porci in qualità di spettatori: è stato un bel final table? Lasciando la risposta aperta al giudizio di ciascun lettore sicuramente il livello tecnico non è stato quello sfoggiato da Martin Jacobson nel 2014, tuttavia lo spettacolo nonè mancato di certo. Uno spettacolo che ha visto Qui Nguyen vestire i panni del protagonista svoggiando uno stile grezzo e aggressivo mentre gli altri, in un modo o nell’altro, sono stati a guardare. Ci si poteva aspettare di più da un evento di tale portata? Beh, forse si…
Per chi si fosse perso il tavolo finale più atteso dell’anno ecco la versione integrale del Day1 , Day2 e Day3.
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