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Il coach Ed Miller spiega: “Non dovete giocare come robot ai tavoli live, ma sfruttare i leak avversari”
Per vincere nel cash game dal vivo bisogna giocare in maniera diligente e rigorosa? Non proprio…
L’americano Ed Miller, poker pro e coach di successo, in un interessante articolo prova a spiegarci perché ad un certo punto bisogna dire addio al poker ‘ABC’ per passare a qualcosa di più remunerativo.
Le sue idee sono tratte dal libro ‘The Course: Serious Hold’Em Strategy For Smart Players‘. In questo testo Miller spiega inizialmente le rigide regole da seguire per aver successo ai tavoli fin da subito:
“Se non si rispettano queste regole, si va incontro ad un’alta varianza e molte perdite di soldi. Imparare dagli errori implica molte batoste dolorose da subire“.
Poi però, nelle fasi avanzate dei suoi insegnamenti, Miller chiarisce che diventare un giocatore “difficile da battere” non significa essere necessariamente il più vincente:
“Puoi diventare un giocatore difficile da battere sviluppando un robusto e intelligente sistema di regole da seguire. Essere difficili da battere non darà edge ai vostri avversari.
Ma significa anche che voi non avrete molta edge sugli avversari. In generale, più sono scarsi i vostri avversari e meno dovreste interessarvi all’essere difficili da battere“.
Ecco perché bisogna a questo punto cambiare strategia: “Non saranno in grado di generare edge su di voi. Se saprete sfruttare la loro debolezza vincerete parecchi soldi“.
Lo scopo nel cash live per Miller non è capire il miglior modo di giocare un colore debole contro un raise al turn. Lo scopo è identificare i leak nel gioco avversario e adattarsi.
Siamo a un punto di svolta dell’apprendimento del NLHE live: “Dopo aver imparato le regole, se vuoi migliorare devi diventare un giocatore più flessibile, senza rinunciare ai vantaggi che hai ottenuto seguendo le regole“.
Il consiglio è importante ma vago. Vi chiederete quando e come rompere le regole. Ecco una dritta: Dovete cercare quegli spot nei quali conviene restare nel colpo, senza foldare come fareste normalmente.
“Prendiamo un flop dove il tuo oppo cbetta e tu hai solo overcards. Quando faresti call? Di solito quando l’avversario cbetta con tutto e quando il board può svilupparsi in un modo che può far foldare il tuo avversario al turn o al river.
Dovete cercare anche di non foldare dopo alcune importanti puntate al turn. Solitamente davanti a grosse puntate al turn bisogna foldare. Non sempre però“.
Miller fa un esempio significativo per chiarirci meglio questi concetti: “Diciamo che state giocando il 2-5$ con 1.500$ di stack. L’avversario è un giocatore tight.
Rilancia a 20$ preflop da early position. Tu sei in middle position e chiami con 97. Chiamano anche bottone e big blind generando un pot di 82$.
Il flop è K85. L’original raiser cbetta 30$ e tu chiami con gutshot e backdoor flush draw. Gli altri foldano. Non è una giocata che rispetta molto le regole ma è un call che faccio quasi sempre nel live, per vedere come si evolve la situazione e provare a sfruttarla.
Il turn è un A. Su un pot di 142$ l’oppo punta 120$. Qui le regole dicono di foldare. Una puntata grossa indica una mano forte. Può avere A-Q, A-J o perfino A-K, K-K e A-A. Ma si può ancora chiamare contando su qualche out e informazioni preziose al river.
Il river è un 9. L’oppo checka. Ora è probabile che abbia A-Q o A-J. Se lo conosciamo bene, possiamo capire quanto puntare per farlo foldare“.